Dossier Villaggi fantasma Parte VIII
La Val Noci è una valle angusta che si trova tra Genova e il torrente Scrivia. Oggi il suo torrente, prima di gettarsi nello Scrivia, forma un lago grazie a una diga. Un po’ per il riassetto idrogeografico, un po’ per la scomodità di raggiungere alcuni suoi centri abitati, la valle è oggi quasi disabitata.
Alcune mappe dei sentieri indicano Noci, l’abitato principale, come “paese fantasma”, è raro che un paese abbandonato sia segnalato, e infatti Noci non è abbandonato, non del tutto almeno!
Le carte lo segnalano perché visitarlo può avere interessi turistici. A Noci infatti c’era il quartier generale del Comando della Brigata Volante Severino della Divisione Cichero che occupava buona parte dell’Appennino Settentrionale, almeno fino all’autunno 1944, prima dei sanguinosi rastrellamenti tedeschi. E questa segnalazione è un piacere viste le premesse del blog (ispirato alla Repubblica partigiana di Torriglia).



Un cartello all’ingresso del paese ricorda gli eventi, e un altro ne indica l’edificio esatto (ormai in rovina).
Per raggiungere Noci c’è una lunga strada sterrata percorribile con un fuoristrada, un Suv o con un’utilitaria solo molto lentamente e solo se non piove o ha nevicato. Curiosamente il cartello che indica il nome del paese è posto qualche chilometro prima, isolato nel nulla, come a incoraggiare il proseguimento…

Il paese, come detto, non è affatto “fantasma”, né abbandonato. D’inverno, e con la neve, potevo contare almeno tre camini che fumavano e due automobili. Soltanto le case della parte più vecchia sono diroccate e inagibili. C’è anche una chiesetta perfettamente conservata.

Da Noci sono salito sulla cresta verso la valle Scrivia, seguendo un sentiero che mi ha portato a Campoveneroso, questo sì paese completamente abbandonato. Nonostante il numero delle case non esiguo (come grandezza è paragonabile a Reneuzzi, ma è decisamente molto meno agibile, con solo un paio di tetti precariamente al loro posto). Molte case hanno pareti interne in legno e questo fa sì che siano conservate molto male. Sullo stesso versante, pochi chilometri più a est c’è un altro piccolo abitato con il curioso nome di Feto.
Incuriosito dal nome, mi sono creato un’ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione da qualcuno che ne sa più di me (mi riferisco ai geologi, ma anche ai frequentatori della zona!).

Sappiamo che l’Appennino Ligure è il risultato di un innalzamento causato dall’incontro di due zolle tettoniche, quindi queste montagne, molti milioni di anni fa, erano sottomarine, e alcune di loro sono di lontana origine vulcanica. Vale a dire che milioni di anni fa c’erano alcuni vulcani, spentisi già prima di emergere dal mare. Questo non toglie che alcuni fenomeni postvulcanici siano ancora presenti, come le terme o l’acqua solfurea.


La mia analisi è toponomastica: a ovest del passo della Scoffera c’è il monte Dragonat, non lontano da dove si dice vi fosse una terma (tra Scoffera e Moranego) che non ho ancora trovato, poi c’è il Passo del Fuoco, mentre sul versante nord ci sono Poggio Caldaia, Feto e Campoveneroso. Quindi abbiamo le terme, la “caldaia”, il fuoco, il “fetore” e il “campo velenoso” (dal latino). Potrebbero esssere indizi di una qualche traccia di sorgenti termali e/o solfuree.
Rileggi dalla Parte I.
Ciao, ero già capitato qui, navigando per paesi fantasma dell’Appennino (sono anch’io in zona…) ci ricapito oggi e stavolta ne approfitto per farti/vi i complimenti per tutta la faccenda, mailart, fantascienza, storia locale, homemademusic, alieni e antifascismo, direi che potrei prendere il passaporto, spero di conoscervi prima o poi, magari in qualche spedizione anarcheologica 🙂
noto pure che ci sono un sacco di articoli nuovi, stasera me li leggo
buona fortuna
Aloha