Il generale Abdel Fattah al-Sisi, già difeso pubblicamente dal presidente francese Emmanuel Macron, ha ottenuto riconoscimenti e onori nonostante la ferita aperta dei diritti umani. Proprio mentre al Cairo il tribunale decide di tenere lo studente Patrick Zaki in carcere per altri 45 giorni e la soluzione del caso Regeni sembra sempre più lontana, a Parigi Macron spiega con serenità che non avrebbe condizionato gli aiuti militari al rispetto dei diritti umani.
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Prodromi di guerra nel Sinai
La strage della moschea Sufi di Bir al-Abed, a ovest della città di Arish, nel Sinai settentrionale (bilancio ufficiale: 305 morti di cui 27 bambini, 128 i feriti) non ha motivazioni religiose ma di controllo del territorio: il “Califfato del deserto” ha inteso punire le tribù che avevano stretto un patto con il presidente-generale Abdel Fattah al-Sisi.
Infatti, dopo aver perso Raqqa e Mosul, l’Isis vuole fare del Sinai la nuova capitale del “Califfato”.
Ieri raid aerei sono solo l’avvisaglia della guerra del Sinai, all’indirizzo dei miliziani Isis del Sinai.