L’attuale presidente è riconfermato per un terzo mandato: arriverà fino al 2028. Kemal Kılıçdaroğlu ha ottenuto il 46,5% dei consensi. Le operazioni di voto sono iniziate alle 8 ora locale, le 7 in Italia. I seggi sono rimasti aperti fino alle 17, le 16 italiane. L’affluenza è arrivata all’85%.
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La Finlandia vira a destra
Ll leader della Coalizione dei conservatori Petteri Orpo ha rivendicato la vittoria contro la premier uscente Sanna Marin. A far rumore anche il boom dell’estrema destra, che diventa la seconda forza del Paese e cresce ai massimi della propria storia.
Voto Italia: nessun commento

Elezioni in Svezia, balzo dell’estrema destra
I socialdemocratici della premier Magdalena Andersson rimangono il primo partito con il 30,5%, mentre a destra i Democratici Svedesi, con il 20,7%, strappano ai moderati, scesi al 19%, la guida del blocco conservatore. Il leader dei Democratici di Svezia di estrema destra, Jimmie Akesson, ha trasformato un movimento di estrema destra, noto come “Keep Sweden Swedish”, in un partito nazionalista con un fiore come logo, il cui sostegno è ora indispensabile se il blocco di destra vorrà governare dopo le elezioni di domenica.
Giappone, i conservatori di Abe vincono le elezioni. Kishida: rafforzeremo la Difesa
Il sogno di Shinzo Abe di modificare la Costituzione “pacifista” del Giappone per la prima volta da quando è stata promulgata nel 1947 può diventare realtà sotto la guida del premier Fumio Kishida, dopo che il partito conservatore Liberal Democratico (Jiminto), assieme all’alleato Komeito, ha strappato una solida maggioranza alle elezioni per il rinnovo parziale della Camera Alta.
Elezioni farsa a Hong Kong
Oggi a Hong Kong ci sono le elezioni per il rinnovo del Consiglio legislativo, il parlamento cittadino. Le elezioni, che si svolgono con un anno di ritardo, sono considerate una farsa da tutti gli osservatori: nel corso dell’ultimo anno e mezzo, il governo cinese ha annullato gran parte dei diritti politici della popolazione di Hong Kong, represso l’opposizione, arrestato o costretto alla fuga centinaia di persone e cambiato la legge elettorale per fare in modo che soltanto candidati amici possano partecipare.
A marzo del 2021 il Partito Comunista Cinese ha fatto approvare una nuova legge elettorale per il Consiglio legislativo di Hong Kong, che di fatto rende impossibile la partecipazione dell’opposizione. Già prima della riforma il voto a Hong Kong era formulato in modo da favorire i candidati fedeli al Partito: dei 70 seggi disponibili, soltanto metà era espressa a scrutinio universale, mentre gli altri 35 membri erano eletti da una “Commissione elettorale” che rappresentava gli interessi economici della città, e che era di fatto controllata dalla leadership cinese. Con la nuova riforma, i seggi totali sono saliti a 90, e quelli concessi a scrutinio universale sono scesi a 20. Inoltre, la legge prevede che possano candidarsi alle elezioni esclusivamente i “patrioti”.
Risultato scontato in Iran, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi
Le elezioni presidenziali in Iran sono state vinte da Ebrahim Raisi, attualmente capo del sistema giudiziario dell’Iran ed espressione degli ultraconservatori, ottenendo 17,8 milioni di preferenze, il 62% del totale.
La vittoria di Raisi era scontata, soprattutto dopo che il Consiglio dei Guardiani, l’organo che si occupa arbitrariamente di selezionare i candidati prima di ogni elezione, molto vicino ai conservatori e agli ultraconservatori, aveva escluso i più importanti politici riformisti e moderati che avevano chiesto di far parte delle liste dei candidati, fra cui soprattutto il vice del presidente uscente Hassan Rouhani, Eshaq Jahangiri.
Le esclusioni dei candidati moderati sono l’ultima conseguenza di un processo politico in atto in Iran, iniziato con la decisione presa nel 2018 dall’allora presidente statunitense Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo che impegnava l’Iran all’uso esclusivamente civile dell’energia nucleare, di fatto affossandolo.
I danni a livello internazionali dell’ex presidente, a quanto pare si faranno sentire per molti anni, in ogni campo, a dispetto di chi sosteneva che avesse fatto cose utili all’assetto politico internazionale.
Israele di nuovo al voto, quarta volta in due anni
La Knesset (il parlamento israeliano) è stata sciolta, portando Israele alle quarte elezioni politiche nel giro di due anni. In questa continua incertezza, la politica israeliana ha avuto una sola costante: Benjamin Netanyahu, il primo ministro uscente governa il paese ininterrottamente dal 31 Marzo 2009 e non ha nessuna intenzione di farsi da parte.
Anche in Bolivia prevale il Socialismo: Luis Arce presidente
Dopo le elezioni presidenziali boliviane di domenica 18 ottobre l’ex presidente centrista Carlos Mesa ha ammesso la vittoria di Luis Arce, del Movimento per il Socialismo (MAS), il partito politico dell’ex presidente Evo Morales, attualmente in esilio, e che sotto Morales era stato ministro delle Finanze.
Polonia: rieletto Andrzej Duda per un pugno di voti
Il presidente polacco Andrzej Duda ha vinto le elezioni, superando l’avversario Ralaf Trzaskowski.
Duda ha conquistato il 51,21% dei voti mentre l’avversario il 48,79%, ha reso noto la commissione elettorale nazionale della Polonia. Duda verrà rieletto Presidente della Polonia.
Spagna, vincono i socialisti ma manca la maggioranza
I socialisti del Psoe vincono le elezioni legislative in Spagna, ma senza maggioranza. Il gruppo di Pedro Sánchez supera il Partito Popolare, Ciudadanos, Podemos e l’ultradestra Vox, quest’ultima per la prima volta in Parlamento, ma manca una maggioranza chiara per formare il prossimo Governo.
Amministrative in Turchia: l’opposizione vince a Istanbul
Il candidato sindaco dell’opposizione Ekrem Imamoglu ha affermato oggi di aver vinto le elezioni municipali a Istanbul con oltre 29.000 voti di scarto. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’agenzia ufficiale Anadolu dopo lo spoglio del 98% delle schede, il candidato di Erdogan aveva il 48,70% e Imamoglu il 48,65%.
Quando parlate di democrazia, sciacquatevi la bocca
Il mondo Occidentale inneggia a Juan Guaidó, il capo del Parlamento del Venezuela che si è autoproclamato (ripeto: autoproclamato) presidente del Venezuela, alcuni paesi (tra cui l’Unione Europea) lo riconoscono già come presidente.
Nel frattempo, la mozione per riconoscere Juan Guaidó non è riuscita ad ottenere ieri a Washington la maggioranza – di valore unicamente politico – tra i Paesi membri dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), solo 16 Paesi su 35, infatti lo hanno appoggiato.
Si ricorda che Nicolás Maduro è stato eletto democraticamente con voto elettronico e che ha vinto probabilmente perché l’opposizione si è ritirata per protesta (quindi niente brogli).
Si potrà dire che Maduro ha tollerato la corruzione mandando a rotoli l’economia di un Paese ricco (che ha le più estese riserve di petrolio al mondo), che non è capace di condurre un Paese (dalla morte di Chavez l’economia venezuelana è crollata e ciò non può dipendere solo dal crollo del prezzo del petrolio, dato che altri Paesi dell’Opec non hanno subito la stessa sorte), che ha fatto scelte sbagliate e scellerate (ha bloccato il cambio del Bolivar, ha dato la precedenza all’appartenenza politica rispetto alla competenza politica o tecnica, creando incompetenza e corruzione, ha trascurato investimenti e nuove tecnologie per il petrolio che, diversamente dal quello arabo, è un composto di sabbia bitumosa, quindi necessita di maggiore lavorazione ), ma non si può definire dittatore. Fatevene una ragione, ed evitare di inneggiare all'”esportazione democrazia” perché, come dimostrano le vicende dell’Iraq e della “Primavera araba”, ha esiti disastrosi (ed è spinta non dalla filantropia, ma dal desiderio di neocolonialismo e imperialismo).
Brasile: Jair Bolsonaro è il nuovo Presidente
Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile. Ha vinto con il 55,29 per cento dei voti. Il Brasile cambia. Cambia radicalmente. Dopo 13 anni di sinistra arriva la destra estrema. Lula è dimenticato, chiuso in carcere. Con lui l’odiato Partido dos Trabalhadores che tutti considerano responsabile del disastro economico e sociale in cui è sprofondato il Paese.
Baviera: crollo dei socialdemocratici, avanti Verdi e Ultradestra
Se le prime proiezioni saranno confermate, la CSU (Unione Cristiano-Sociale) avrà perso la maggioranza e dovrà rinunciare al governo monocolore in Baviera. Secondo i primi dati raggiunge il 35,5%, perdendo più di dodici punti rispetto a 4 anni fa.
I Verdi raggiungono il risultato storico, superando il 18%, alle ultime elezioni avevano raggiunto l’8,5%. L’estrema Destra dell’Afd (Alternativa per la Germania) arriva all’11% e si assicura l’ingresso nel parlamentino regionale.
La Svezia al voto: neonazisti sfiorano il 20%. Giornalisti ed elettori aggrediti
Stando ad un nuovo exit poll della tv statale svedese, il partito della destra radicale populista dei Democratici svedesi avrebbe ottenuto il 19,2% dei voti, ottenendo così il secondo miglior risultato dietro ai socialdemocratici al 26,2%.
Alcuni elettori e giornalisti sono stati aggrediti in diversi seggi elettorali in tutta la Svezia dal ‘Movimento della Resistenza nordica’, questo il nome della formazione di estrema destra, hanno fatto irruzione durante le operazioni di voto a Boden, Ludvika e Kungalv creando panico tra le persone che erano in coda.
Venezuela: vince Maduro, che espelle diplomatico Usa
Il presidente chavista Nicolas Maduro è stato rieletto con quasi il 68 per cento delle preferenze, anche se l’astensione è stata altissima.
Il primo provvedimento dopo la vitgtorio del presidente venezuelano è stato quello di ordinare l’espulsione del più alto diplomatico americano nel paese, l’incaricato d’affari Todd Robinson, accusandolo di “cospirare” contro il suo governo.
Elezioni in Libano: avanti gli Hezbollah
Agli sciiti e alleati cristiani più di metà dei seggi, Saad Hariri tiene, resterà premier.
Hezbollah e i suoi alleati avrebbero vinto oltre metà dei seggi dell’Assemblea libanese nelle elezioni di ieri, le prime da nove anni, secondo i primi dati ufficiosi fatti filtrare dai partiti. I risultati ufficiali arriveranno in giornata. Anche il premier sunnita Saad Hariri avrebbe ottenuto un buon risultato, che gli garantirà la permanenza alla guida del governo, nonostante il suo partito Mustaqbal, Futuro, è dato in leggero calo come numero di deputati. Ma il gruppo cristiano di opposizione guidato da Samir Geagea, anti-siriano e anti-iraniano, avrebbe raddoppiato i seggi e sarà il principale rivale del blocco al potere.
Lo zar Putin continua a regnare su tutte le Russie
Vladimir Putin è stato rieletto con oltre il 76,67% dei voti alla presidenza della Russia per altri sei anni, fino al 2024, quando compierà 24 anni di mandato. Soltanto due leader hanno regnato di più: la zarina Caterina II e Joseph Stalin.
Dopo Xi Jinping, la quarta elezione di Putin conferma la tendenza a preferire leader di lungo regno o addirittura vitalizio: ciò è un inquietante segnale che l’addomesticamento delle masse è tornato a livelli pre-democratici.
Catalogna: Ciudadanos primo partito, ma gli Indipendentisti avranno la maggioranza
Le tre forze indipendentiste (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) che già governavano il “Parlament” catalano uscente incassano la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135, ma non dei voti, arrivando al 47,5 per cento.
Il primo partito è però il centrista unionista di Ciudadanos con 37 seggi. Dietro di lui, a quota 34, l’indipendentista ‘Junts per Catalunya’ dell’ex presidente Carles Puigdemont, fuggito in Belgio.
Oggi Kurdistan al voto
Si sono aperte nel Kurdistan iracheno le operazioni di voto per lo storico referendum sull’indipendenza. Le conseguenze del voto sono imprevedibili, sia per l’Iraq che per gli altri Paesi dell’area, a cominciare dalla Turchia. Sono chiamati al voto 5,3 milioni di elettori, tra cui i cittadini nella provincia contesa (e ricca di petrolio) di Kirkuk. Ankara minaccia un intervento militare, Baghdad invia le truppe federali.
Notiamo come ne parlino TUTTI i media eh… (ironico).
Iran, vince Rohuani, no al ritorno al Medioevo
Il 70 per cento degli elettori iraniani (56 millioni gli aventi diritto) si è mobilitato per un’elezione presidenziale delicatissima. Rouhani ha ottenuto 23,5 milioni di voti (53,3%) e ha vinto le elezioni. Con Hassan Rouhani si erano schierati i riformisti, i moderati, i liberali, i giovani e le donne delle città, i ricchi di Teheran Nord e i professionisti che vogliono che il paese continui ad aprirsi all’Europa e al mondo. Dall’altra c’era Raisi, un religioso come Rouhani, ma espressione della parte più conservatrice del paese e del clero. L’uomo era sostenuto dalla guida suprema ayatollah Alì Khamenei, dal clero conservatore, dagli apparati dello “Stato profondo” iraniano, le Guardie della rivoluzione, la milizia dei Basiji.
*** Emissario di Donald Trump chiede il riconteggio dei voti caotici
A causa di un problema tecnico informatico, il presidente Lukha B. Kremo non è stato in grado di garantire senza ombra di dubbio il conteggio dei voti. Dato il rischio che si sia perso qualche voto, un emissario del neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha richiesto il RICONTEGGIO dei voti.
Il nuovo risultato sarà pubblicato prossimamente.
*** Spagna: Rajoy? Meglio l’anarchia
NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXVIII
giorno 17 brumaio 135
- Siete favorevoli o contrari al nuovo governo di Mariano Rajoy in Spagna?
Il Governo Oscuro ha votato così:
Commento: il Governo Oscuro ha respinto l’appoggio al nuovo governo di Mariano Rajoy in Spagna, per Astensione. Una decisione comunque tesa alla respinzione esplicita, dato che non ci sono stati favorevoli, ma solo contrari. In definitiva, un governo che non soddisfa per niente, ma che in definitiva è veramente poco importante nell’inquietante scacchiere politico mondiale che si sta ridefinendo. E, soprattutto, ci si chiede come la Spagna sia andata acanti per ben 10 mesi senza governo: forse l’anarchia fa molti meno danni di qualsiasi governo?
Spagna: 10 mesi di stallo per rimettere quello di prima
Dopo dieci mesi di stallo politico, il Congresso dei deputati spagnolo ha dato la fiducia a Mariano Rajoy premier per il secondo mandato. Il leader del Partito Popolare ha ottenuto 170 voti a favore su 349, 111 contrari e 68 astensioni. Fondamentale l’astensione dei socialisti, reduci dalle spaccature delle ultime settimane che hanno portato tra l’altro alle dimissioni dell’ex segretario Pedro Sanchez che per due volte aveva negato il via libera un nuovo esecutivo di Rajoy. Il leader del conservatore Partido Popular inizierà il suo secondo mandato con 170 voti a favore, quelli dei suoi deputati, del liberale Ciudadanos e dell’unico deputato di Coalicion Canaria, e l’astensione di una parte del Partito socialista, spaccato sulla decisione di consentire la governabilità, per evitare terze elezioni. I socialisti assicurano i loro elettori che dopo la difficile astensione daranno il via a un’opposizione durissima al governo, che il magazine Tiempo ha definito “operazione inferno”, mentre Podemos animava la protesta contro il governo dentro e fuori dall’Aula, dove gruppi di manifestanti si sono radunati per protestare contro il nuovo esecutivo.
Presidenziali in Austria, trionfa lʼestrema destra anti-migranti
Ancora un’avanzata delle destre xenofobe in Europa.
Il primo turno delle elezioni presidenziali ha sancito il trionfo dell’estrema destra, e allo stesso tempo la debacle dei grandi partiti tradizionali, i socialisti ed i popolari. Il candidato del partito della Libertà (Fpoe), Norbert Hofer, ha ottenuto oltre il 35% delle preferenze, ed al ballottaggio del 22 maggio sfiderà il verde Alexander Van der Bellen, secondo con circa il 21%.
Alla Turchia vanno bene bombe, attentati e stragi di massa
Trionfa il partito islamico del presidente (Akp): con il 49% dei consensi.
Recep Tayyip Erdogan si prende la Turchia. Il risultato delle elezioni rappresenta un trionfo per il presidente della Repubblica. Per l’opposizione invece è la più cocente delle delusioni e la più inaspettata delle brutte sorprese. Il risultato della minoranza è la vera sorpresa di questa elezioni. In appena tre mesi l’Hdp, il Partito dei popoli democratici ha perso ben tre punti percentuali nei territori dove solitamente è molto forte.
Subito dopo la pubblicazione dei risultati, la Turchia si è spaccata in due. Chi protestava e chi festeggiava.
Il Portogallo accetta l’inevitabile: la politica dell’austerity
Elezioni in Portogallo: l’occasione giuta per fare i conti con il governo di Pedro Passos Coelho, il governo di centrodestra dei tagli, delle privatizzazioni e dell’aumento delle tasse forse il più deciso che in tutto il resto d’Europa. Una politica di austerità che perfino la Corte Costituzionale portoghese aveva cercato di rovesciare. Eppure alle elezioni di domenica scorsa la destra ha riconquistato il Paese, perdendo poco, cioè senza maggioranza assoluta.
Come la Grecia, anche il Paese mediterraneo che ha cercato più di altri di seguire la strada “suggerita” dall’Europa sembra accettare di sacrificarsi per stare dentro. Forse soltanto i nostri potsteri potranno capire se questo è il momento cruciale per l’Europa e se queste decisioni, che sembrano piuttosto inevitabili, siano positive o no.
*** Cameron? No, grazie
NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXIV
giorno 20 fiorile 134
* Siete favorevoli al governo che sarà presieduto da David Cameron in Regno Unito?
Il Governo Oscuro ha votato così:
Commento: il Governo Oscuro è contrario al Governo che sarà presieduto Nel Regno Unito da David Cameron. Anche questo risultato, come il qvesito precedente, è abbastanza scontato, con una maggiore presenza di astenuti, ma il “No” riesce a spuntarla. In caso di astensione l’appoggio sarebbe comuunque stato Respinto, ma con la vittoria del “No” il Governo Oscuro ribadisce la sua linea di intolleranza verso Governi autoritari e a favore di politiche di appoggio alla Finanza e a politiche di austerity.
*** La Nazione Oscura appoggia il Governo Tsipras
NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXI
giorno 7 piovoso 134
*Siete favorevoli al Governo presieduto da Alexis Tsipras in Grecia?
Il Governo Oscuro ha votato così:
Commento: il Governo Oscuro appoggia il Governo di Tsipras in Grecia.
Nonostante alcuni ovvi dubbi, il Governo Oscuro ha sicuramente pensato che potessee vincere qualcuno di peggiore. Per riuscire a ridurre i contrasti tra Pesi ed Unione Europea, non si può partire né dal nazionalismo, né dal neoliberismo. Questo sembra molto ovvio al Governo, ma non lo è per molti cittadini europei.
Romania: Klaus Iohannis promette una cosa mia sentita: “Inizia una nuova storia”. Come no
Confermata la vittoria di Klaus Iohannis, candidato del Centrodestra, esponente della minoranza tedesca di Transilvania e sindaco di Sibiu, al quale è andato il 54,5% dei consensi, rispetto al 45,5% ottenuto dal premier socialdemocratico Victor.
Iohannis è di etnia tedesca ed è protestante in un paese a maggioranza ortodossa.
Se davvero dovesse “Iniziare una nuova storia” non sarebbe certamente bella.
Ucraina: alle urne i filorussi vincono nelle repubbliche separatiste
Alle urne le regioni di Donetsch e Lugansk, le repubbliche dichiaratesi indipendenti nell’Est dell’Ucraina. Uno scrutinio appoggiato da Mosca, ma denunciato come illegale dall’Occidente e da Kiev, che lo considera in contrasto con l’accordo per il cessate il fuoco firmato il 5 settembre a Minsk.
In Bulgaria vincono i conservatori
In Bulgaria dopo lo spoglio dell’87,3% delle schede elettorali si conferma il successo del partito conservatore Gerb con il 32,61% dei voti, seguito dal Partito socialista (Bsp) con il 15,27% e dal Partito della minoranza turca Dps al 14,96%. In parlamento entrano altre cinque formazioni superando la soglia del 4%: il Blocco riformista, il Fronte patriottico, Bulgaria senza censura, Ataka (ultranazionalisti) e Abv (centrosinistra). Una situazione che non favorisce la governabilità.
Jokowi: l’Indonesia sceglie il presidente metallaro
Joko “Jokowi” Widodo è anche il primo presidente metallaro, si è pronunciato apertamente fan di Metallica, Napalm Death e Lamb Of God. “Ascolto heavy metal a volume alto, dai Metallica ai Led Zeppelin ai Napalm Death… il rock è la mia passione” ha dichiarato durante un concerto dei Metallica.
Livorno: un nuovo 21 gennaio 1921?
Il presidente della neorepubblica di Torriglia, attualmente in esilio volontario a Livorno saluta la vittoria del Movimento 5 Stelle nel comune italiano dove nacque (il 21 gennaio 1921) il Partito Comunista Italiano (dalla scissione dal Partito Socialista) e dove il PCI (Poi PDS, PD) ha sempre ottenuto i migliori risultati di tutta Italia (a volte a braccetto con il comune di Siena).
Questo fa capire l’enorme portata simbolica e non del fatto, minimizzata solo da chi continua nella propria costante cecità, quella di un partito sempre più distante dall’elettorato non attivo.
Per il M5S, quella di Livorno non è solo una vittoria ma una conquista, è la caduta di un simbolo, il superamento di una invalicabile linea Maginot, la caduta del baluardo del Comunismo. Perché la popolazione della città più rossa d’Italia ha dichiarato che il Pd non è l’erede di Berlinguer e della Questione Morale.
Questa è da ripetere: la popolazione della città più rossa d’Italia ha dichiarato che il Pd non è l’erede di Berlinguer e della Questione Morale.
Infatti, prima del ballottaggio la sinistra aveva dato indicazioni di voto al M5S e non al Pd.
Roberta Lombardi chiosa: “La vittoria a Livorno e a Civitavecchia dimostra che il M5S è l’unica alternativa alle larghe intese del magna magna”.
Tra i militanti del MoVimento si fa largo una prima interpretazione: la vittoria a Livorno è un passo di quella “rivoluzione culturale” annunciata durante i comizi per le ultime elezioni europee. Sul blog di Grillo Mark Rossi, da Gorizia, scrive: “Quasi settant’anni di dominio assoluto della sinistra sono stati cancellati con un colpo di matita. Quando i cambiamenti, poi, partono dal basso diventano inarrestabili”.
Infine, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista rivendica: “A Livorno ha perso il centrosinistra, non la sinistra. Il Pd di Renzi non è certo la sinistra“.
Tutto le citazioni non sono state riportate per persuadere qualcuno (e per rimarcare la situazione “particolare” di Livorno), perché noi sappiamo cosa dice l’elettorato di sinistra, l’uomo della strada e cosa si sente dire del Pd e di Renzi almeno dalla seconda parte deglia nni 2000, da quando i DS e poi il Pd si è definitivamente staccato dall’elettorato, conservando soltanto rapporti con le sigle sindacali, anch’esse per nulla al passo con il nuovo mondo del lavoro, fatto non di contratti nazionali da rinnovare, ma di contratti atipici-carta straccia, sfruttamento, lavoro nero e precariato senza fine.
Noi lo diciamo fin dalla nostra fondazione (2004), loro (il PD-L) non l’hanno ancora capito.
Se nel 1921 Livorno fu città all’avanguardia nel creare una nuova ideologia (non stiamo qui a giudicare se fosse una cosa buona o se ebbe successo o meno, sono passati 100 anni, il Comunismo appartiene ormai al secolo scorso), credo che i livornesi anche in questo nuovo secolo non si siano fatti sfuggire l’occasione di essere tra i primi a voltare pagina (il primo posto, tra i comuni capoluoghi di provincia spetta a Parma, nel 2012): se non può vincere Rifondazione Comunista o una lista Tsipras: avanti moVimento, alla riscossa!
In Cile vince il centrosinistra
Michelle Bachelet è di nuovo presidente del Cile. Esponente socialista, sostenuta da una coalizione di cui fa parte anche il Partito comunista, vince il ballottaggio con oltre il 62% dei consensi contro il 37% della candidata del centrodestra Evelyn Matthei. Astensione quasi al 59%. Dopo l’annuncio dei risultati, Bachelet ha ribadito l’intenzione di portare avanti un programma di profonde riforme.
Intnto in Germania s’insedia la terza große Koalition del dopoguerra, con una vecchia cancelliera: Angela Merkel. La Merkel era uscita vincitrice alle elezioni di settembre, ma senza la maggioranza assoluta. I cittadini Torrigini si erano espressi negativamente in merito (vedi).
Quando sei in cabina e giochi la schedina, ricordati che sei colonna di un sistema
Rap Lamento (anagramma di parlamento) di frankie Hi-NRG.
Ascoltate integralmente il testo.
Elezioni in Libia: vince Gheddafi
Strano vero?
Eppure, se ci pensate bene, la differenza tra un Egitto martoriato dalle rivolte, dove trionfano non meglio identificabili Fratellanza Musulmane, in Libia hanno prevalso i moderati. La libia, come la Tunisia, guarda all’Europa. L’ultima eredità di Gheddafi è un popolo che farà riferimento ai valori della democrazia. Pace all’animaccia sua.