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La Bielorussia dirotta un aereo per arrestare un dissidente


Roman Protasevich, un attivista sospettato di coinvolgimento in attività terroristiche da parte delle autorità bielorusse e il cui canale su Telegram “Nexta”, è stato arrestato. Il suo volo Ryan Air da Atene a Vilnius, è stato dirottato ed è stato costretto ad atterrare a Minsk da un Mig-29, a causa di un “allarme bomba”, rivelatosi poi un falso. Il ministero degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha convocato l’incaricato d’affari bielorusso e ha chiesto il rilascio immediato di tutti i passeggeri e dell’equipaggio trattenuto all’aeroporto di Minsk.

L’UE sta valutando sanzioni contro la Bielorussia e la chiusura dello spazio aereo bielorusso, da alcune compagnie aeree già attuato.

Ma questa pratica non è nuova anche da parte di altre nazioni: la Turchia costrinse all’atterraggio ad Ankara un aereo passeggeri siriano sospettato di trasportare armi. Allo stesso modo l’Ucraina fece atterrare a Kiev un Boeing bielorusso con a bordo l’esponente anti-Maidan Armen Martirosyan, con la minaccia di caccia militari fatti decollare per dirottare il volo e costringerlo all’atterraggio. Accadde anche al volo presidenziale che trasportava l’allora presidente boliviano Evo Morales. Il suo volo fu costretto ad atterrare in Austria dopo che Francia e Portogallo avevano negato l’autorizzazione a passare nel loro spazio aereo. Ci furono forti pressioni degli Stati Uniti perché sospettavano che a bordo volasse insieme a Morales il whistleblower statunitense Edward Snowden. 

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Il neoimperialismo turco di Erdogan nel Mediterraneo


Abbiamo pensato di pubblicare parti dell’articolo di “Contropiano” (www.contropiano.org) che ringraziano e vi invitiamo a visitare, perché è davvero esaustivo sulla questione.

Alla già forte tensione tra Grecia e Turchia sulle Zone Economiche Esclusive in mare si è aggiunta, due giorni fa, la collisione tra due navi da guerra dei due Paesi nelle acque ad est dell’isola di Rodi.

Secondo la versione turca, la fregata greca Limnos ha compiuto una manovra di disturbo nei confronti della nave da esplorazione turca Oruc Reis, all’interno della Zona economica esclusiva greca non riconosciuta però da Ankara. Una delle navi militare turche di scorta alla Orcu Reis,  la Kemal Reisav, a quel punto avrebbe urtato la fregata greca, danneggiandola.

La versione di Atene, invece, riferisce di una collisione dovuta ad un errore di manovra della nave turca, che risulterebbe maggiormente danneggiata.

Nel contenzioso apertosi tra Grecia e Turchia , il presidente francese Macron, ha deciso di mandare rinforzi militari ad Atene, inviando navi e caccia nel Mediterraneo orientale ad affiancare la marina greca. Due Mirage 2000 (secondo alcune fonti invece si tratterebbe di due Rafale), la fregata Lafayette e la portaelicotteri da assalto anfibio Tonnère hanno effettuato manovre militari congiunte con le fregate greche Spetsai, Aegeon, Limnos e Kountouriotis  al largo dell’isola di Creta. La Francia, tra l’altro, è già presente militarmente nella zona con alcuni caccia nella base militare di Paphos a Cipro.

La Francia ha deciso quindi di rinforzare temporaneamente la sua presenza militare nel Mediterraneo orientale ed anche nel Mar Nero. Pare infatti che l’aereo spia Breguet Atlantic fatto allontanare tre giorni fa da un caccia russo dallo spazio aereo di Mosca, fosse francese e non italiano come era stato inizialmente dichiarato dai russi e smentito dal Ministero della Difesa italiano.

Il Presidente francese ha puntato il dito contro Ankara: “Le decisioni unilaterali della Turchia provocano tensioni. Devono spegnersi per permettere un dialogo pacifico tra Paesi vicini e alleati NATO”, ha scritto Macron in un tweet ripreso dalle agenzie internazionali.

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Grecia: firmato l’accordo sul nome: nasce la Macedonia del Nord


La Grecia e la Macedonia hanno firmato lo storico accordo preliminare per il nuovo nome della Repubblica della Macedonia del Nord, chiudendo una disputa che durava dal 1991.

Zoran Zaev e alcuni dei suoi ministri sono arrivati in motoscafo nel pittoresco villaggio di pescatori di Psarades sotto un cielo soleggiato, sulla sponda meridionale del lago Prespa che è uno dei confini naturali tra i due paesi. Tsipras e Zaev si sono abbracciati sul molo del villaggio e sono entrati nella grande tenda dove è stato firmato l’accordo.

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Nazismo o Fina(n)zismo?


IL NUOVO ORDINE di Franco Berardi Bifo

“Comunque vada a finire l’imbarazzante spettacolo della terza repubblica netta è la sensazione che la svolta italiana del 4 marzo, oltre a seppellire per sempre la sinistra liberista, sia il colpo definitivo all’ordine globalista e alla democrazia liberale. Cosa accadrà nei prossimi mesi in Italia lo vedremo, ma intanto siamo entrati definitivamente nell’epoca del dopo. Le sparpagliate truppe democratiche si azzuffano tra di loro e pateticamente si illudono che la loro democrazia ritornerà: ma il vecchio ordine liberal-democratico è andato, e il nuovo ordine è questo. Il risentimento della società impoverita e umiliata si esprimerà a lungo nella forma della vendetta nazionalista. Anche se la vendetta nazionalista non smonterà l’automa finanziario.
Come definire il nuovo ordine? La parola “populista” mescola la rabbia sociale di coloro che hanno un salario decurtato dalle politiche liberiste, e il nazionalismo aggressivo che nasce dall’umiliazione inflitta dalla gabbia finanziaria. Queste due questioni vanno distinte. La parola populismo è un pudico eufemismo storicamente impreciso.
Il nome tecnico di quel che sta accadendo in tutto l’Occidente è: nazional-socialismo. Non è una parola nuova? Lo so e me ne dispiace, ma questo è quello che passa il convento. Lo stesso nome per lo stesso fatto, per la stessa dinamica sociale, e probabilmente anche per lo stesso esito. Ma questo lo vedremo.
Intanto facciamoci alcune domande: riuscirà la diarchia dove fallì Syriza nel 2015? Riusciranno Salvini e Di Maio a rompere la gabbia del capitalismo finanziario cui Tsipras dovette piegarsi pur avendo il 62% dei voti al referendum di luglio? Tsipras, che piaccia o no, (a me non piacque) si comportò da persona responsabile. Tentò di proteggere il suo popolo dalla violenza predatoria del sistema finanziario. Che poi ci sia riuscito è un altro discorso, ma fu costretto a piegarsi al volere del più forte.
Salvini non avrà gli stessi scrupoli, anche perché lui sa bene di avere il coltello dalla parte del manico. L’Italia ha un peso economico e politico di gran lunga superiore alla Grecia, e tra il 2015 al 2018 l’Unione Europea si è ridotta a un cadavere di cui resta solo lo scheletro: la governance finanziaria, il sistema di automatismi che hanno depredato la società riducendo i salari, precarizzando il lavoro, abbattendo strutture dello stato sociale. L’Unione Europea è una finzione, un organismo politico che non può decidere niente, un castello di interdizioni reciproche: i nordici interdicono ulteriori cessioni di sovranità, i Visegrad interdicono la redistribuzione dei pochi migranti che arrivano sulle coste del sud. Ma il paradosso europeo consiste proprio nel fatto che, per quanto l’Europa non esista più, nessuno può liberarsi dall’euro e dal sistema di obblighi che esso comporta, chiamato Fiscal Compact e inserito nella Costituzione con un atto di violenza criminale.
Ma perché l’Italia dovrebbe pagare il suo debito ora se negli ultimi dieci anni l’ammontare del debito è aumentato in maniera astronomica proprio perché gli italiani hanno accettato di pagarlo? L’avevamo capito fin dal principio: se paghiamo il debito il debito crescerà, perché l’anno prossimo la produzione si sarà ridotta e l’imponibile si sarà ridotto di conseguenza, e dovremo aumentare il debito per poterlo pagare. Ma la sinistra liberista non ha voluto ascoltare ragioni, ci ha portati a questo punto e ora finalmente scompare.
E poi?
E poi ne riparliamo domani.”

27-5-’18

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Grecia: proteste per il nome della Macedonia


Nuova protesta di massa contro l’accordo sul nome dell’ex repubblica jugoslava. Per anni la Grecia ha chiesto infatti che la Macedonia cambiasse nome, perché “Macedonia” è il nome di una regione che si trova nel nord della Grecia, nucleo antico della Macedonia da cui Alessandro Magno partì per conquistare mezzo mondo. Lo Stato di MAcedonia è entrato nell’ONU con il nome di “Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia” e tale è la denominazione ufficiale al momento. Secondo i greci che protestano, la Repubblica di Macedonia si è appropriata di una parte della cultura greca, “sfruttando” la figura storica di Alessandro Magno (a cui è per esempio intitolato l’aeroporto di Skopje, la capitale della Macedonia).

Tra le possibilità sul tappeto ci sarebbero tre opzioni: “Nuova Macedonia”, “Alta Macedonia” o “Macedonia settentrionale”. Insomma qualcosa che differenzi le due regioni ma senza allontanarsi troppo dal nome conteso.

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Il Portogallo accetta l’inevitabile: la politica dell’austerity


Elezioni in Portogallo: l’occasione giuta per fare i conti con il governo di Pedro Passos Coelho, il governo di centrodestra dei tagli, delle privatizzazioni e dell’aumento delle tasse forse il più deciso che in tutto il resto d’Europa. Una politica di austerità che perfino la Corte Costituzionale portoghese aveva cercato di rovesciare. Eppure alle elezioni di domenica scorsa la destra ha riconquistato il Paese, perdendo poco, cioè senza maggioranza assoluta.
Come la Grecia, anche il Paese mediterraneo che ha cercato più di altri di seguire la strada “suggerita” dall’Europa sembra accettare di sacrificarsi per stare dentro. Forse soltanto i nostri potsteri potranno capire se questo è il momento cruciale per l’Europa e se queste decisioni, che sembrano piuttosto inevitabili, siano positive o no.

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La nuova Guerra Fredda sarà calda? la NATO in Ucraina


Ne abbiamo già parlato molte volte, ma i media di massa preferiscono parlare dell’ISIS e del caldo. Sì, il global worming è importante, anche perché presto verrà scaldato da una Guerra che da Fredda si sta scaldando giorno dopo giorno.
Ieri, 20 luglio, sono cominciate le esercitazioni congiunte della Nato in corso in Ucraina, nella regione di Leopoli: si tratta delle manovre militari multinazionali Saber Guardian (Rapid Trident-2015) che si protrarranno fino al 31 luglio e a cui partecipano duemila militari da Usa, Gran Bretagna, Polonia, Romania, Lettonia, Georgia e altri 12 Paesi.
Il sostegno concesso dalla Nato al revanscismo fomentato dal “partito della guerra” di Kiev rischia di compromettere la ricerca di una soluzione negoziata alla crisi ucraina, sostiene una nota diffusa ieri dal ministero degli Esteri della Russia. Vero è che non è la prima esercitazione di questo tipo in questa zona, ma anche vero che l’impiego di forze non ha eguali nel passato, e questo è un brutto segnale, visto i rapporti compromessi con la Russia.
Ma la Rapid Trident non è altro che una versione leggera della Tri­dent Junc­ture 2015 (TJ15), che dal 28 set­tem­bre al 6 novem­bre vedrà impe­gnate soprat­tutto in Ita­lia, Spa­gna e Por­to­gallo oltre 230 unità ter­re­stri, aeree e navali e forze per le ope­ra­zioni spe­ciali di oltre 30 paesi alleati e part­ner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra, più le indu­strie mili­tari di 15 paesi per valu­tare di quali altre armi ha biso­gno l’Alleanza (il “tidente” è il riferimento a Stati Uniti, Unione Europea e Unione Africana). La Trident Juncture 2015, presentata in funzione anti-ISIS, comprende 22 dei 28 Paesi dell’Unione Europea. Su que­sto sfondo, come si può discu­tere di Unione euro­pea igno­rando l’influenza della Nato e, quindi, degli Stati uniti che ne deten­gono il comando? come si può pen­sare che nella vicenda greca non svol­gano un ruolo rile­vante gli Usa tra­mite la Nato, di cui la Gre­cia è parte stra­te­gi­ca­mente impor­tante?
Come si pos­sono sepa­rare le que­stioni eco­no­mi­che da quelle poli­ti­che e mili­tari, nel momento in cui, sulla scia della stra­te­gia Usa, l’Europa viene tra­sfor­mata in prima linea di una nuova guerra fredda con­tro la Rus­sia e in ponte di lan­cio di nuove ope­ra­zioni mili­tari in Africa, Medio­riente e oltre, fino nella regione Asia/Pacifico?
Fatevi queste domande e d’un tratto tutti vi sembrerà più piccolo e inutile, Tsipras, il referendum, Renzi, la Merkel.

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L’Europa si è salvata (?)


europa
I leader della zona euro hanno raggiunto un accordo con la Grecia per negoziare un terzo bailout e mantenere il paese nella moneta unica, dopo una notte trascorsa a trattare in una riunione di emergenza.
Jean-Claude Juncker, capo della Commissione Europea, Mario Draghi, capo della Bance Centrale Europea, Christine Lagarde, capo del Fondo Monetario Internazionale, con i vari lead europei hanno trovato un accorso con il Governo di Tsipras che prevede una serie massiccia di riforme in brevi tempi in cambio di un prestito da 86 miliardi di euro.
Se l’Europa è salva, ora ci chiediamo: che tipo di Europa si è salvata?
è indubbio infatti che tutta la vicenda greca abbia modificato profondamente la percezioni di parte dei cittadini europei, di quelli allineati con la Germania, ma soprattutto degli altri.
Perché l’Europa è indubbiamente controllata dalla Troika, ovvero un triumvirato economico-finanziario che quasi nulla ha a che fare con il Parlamento Europeo e l’Europa dei popoli.
La strada per un’Europa Unita deve passare da un trattato di Schengen che non si possa sospendere “a capriccio”, da un esercito comune, da una Commissione che sia partecipata da Leader eletti democraticamente, e dalla costituzione di Istituzioni Federali Europee
(come negli Usa).
Pre il momento, il simbolo della bandiera dell’Europa strappata da cui emergono delle sbarre, è il più adatto a descrivere la fine della “battaglia Greca”.

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Yanis Varoufakis dà una lezione di politica


Yanis Varoufakis
Yanis Varoufakis
Il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha rassegnato le dimissioni.
Varoufakis ha spiegato in un post sul suo blog di aver lasciato l’incarico per consentire al primo ministro, Alexis Tsipras, di stringere più facilmente un accordo con i creditori. Esiste infatti una certa preferenza di alcuni membri dell’Eurogruppo per l’assenza del Ministro ai prossimi vertici, un’idea che il Tsipras ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un’intesa.

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OXI!


Sostenitori del NO (Oxi) festeggiano la vittoria
Sostenitori del NO (Oxi) festeggiano la vittoria

In Grecia vince il NO.
In piazza Syntagma festeggiano i sostenitori del partito di Tsipras Syziza e del NO (Oxi).
Come Ida Dominijanni di Internazionale interpreta l’evento (sintesi):
“Alexis Tsipras e il ministro delle finanze Yannis Varoufakis, comunque si giudichino la tattica con cui hanno gestito la trattativa con la troika e i loro eventuali errori (ma era possibile non commettere errori, dati i rapporti di forza?), hanno il merito storico di avere riaperto una partita politica e culturale sulla natura, i fini e i mezzi dell’Unione europea che pareva ormai chiusa, o relegata in pochi e minoritari circoli di militanti e intellettuali sparsi nel continente.
Nel giro di una settimana, l’ordine del discorso sull’Europa è completamente cambiato: come ha scritto Lucia Annunziata, il “canone” Europa – la finta e indiscutibile “oggettività” di un’Unione retta solo dall’imperativo kantiano dei diktat economici – è morto.
Alexis Tsipras e il ministro delle finanze Yannis Varoufakis, comunque si giudichino la tattica con cui hanno gestito la trattativa con la troika e i loro eventuali errori (ma era possibile non commettere errori, dati i rapporti di forza?), hanno il merito storico di avere riaperto una partita politica e culturale sulla natura, i fini e i mezzi dell’Unione europea che pareva ormai chiusa, o relegata in pochi e minoritari circoli di militanti e intellettuali sparsi nel continente.
La verità è un’altra, e non stupisce che sia insopportabile per i mezzi d’informazione di cui sopra, interessati alla questione generazionale solo quando è sinonimo di blairismo ritardato, arroganza e rottamazione.
Finalmente il campo europeo è diviso.”
Noi della Nazione Oscura (da sempre europeisti di un’Eruopa che nasca dal Popolo e non dalla Finanza), siamo assolutamente felici che in Europa sia almeno aperto il dibattito.
Tsipras, come noi, è esponente di quella generazione che fu espropriata della politica a suon di cariche della polizia nelle ingloriose giornate di Genova 2001, e ha riportato la politica globale – la stessa di cui a Genova quella generazione già sapeva parlare prima di essere zittita – al centro di un’Europa spoliticizzata e fuori dal mondo.

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*** Grecia: oxi!


NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXV

giorno 20 fiorile 134

* Siete favorevoli o contrari al fatto che la Grecia accetti le condizioni dell’Unione Europea?

Il Governo Oscuro ha votato così:

Qvesito25
Qvesito25

Commento: il Governo Oscuro è contrario al fatto che la Grecia accetti le condizione dell’Unione Europea. Un risultato per certi versi clamoroso. Il giorno prima del referendum greco indetto dal Governo Tsipras, la Nazione Oscura si pronuncia contro gli accordi. Il No passa al pelo, ci sono infatti alcuni indecisi. L’indecisione è data probabilmente dal fatto che nessuno vuole la Grecia fuori dall’Unione Europea, e il No naturalmente l’avvicina all’uscita, sicuramente dalla Zona Euro. Ma il No potrebbe anche rappresentare, almeno per il Governo Oscuro, la possibilità che la Grecia ottenga accordi migliori per restare nell’Euro. Ci sono opinioni controverse sia tra i politici (il che è ovvio), sia tra gli economisti, per cui alcuni pensano che il No sfavorisca la Grecia. In ogni caso questo voto è un voto di speranza per il popolo Greco, ed è un grido di battaglia non contro l’Unione Europea, ma contro la Finanza che la controlla, nella fattispecie ci riferiamo alla cosiddetta troika, ovvero la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale (da notare: tre istituzoni NON votate democraticamente) e tutti i soggetti che concorrono a fare dell’Unione Europea un’unione soltanto economico-finanziaria (e l’Unione Monetaria è l’evidenza di ciò), piuttosto che un’Unione Politica (e la mancanza di Istituzioni Unitarie, nonché la facilità con cui si sospende il Trattato di Schengen o lo si aggira sono le altre evidenze).
Forza Grecia, Forza Europa dei Popoli!

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Blockupy all’inaugurazione della BCE


L’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea è stata accompagnata dalle proteste degli attivisti di Blockupy, insieme a 90 organizzazioni della società civile e dei sindacati.
Ma che cos’è Blockupy?
Blockupy si definisce una rete europea di movimenti sociali che riunisce “attivisti, disoccupati, migranti, lavoratori precari e dell’industria, politici e sindacalisti da diversi paesi d’Europa tra cui Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Francia e Germania.
In pratica persone che provengono da esperienze diverse tra i vari Occupy Movements (Occupy Wall Street e successivi), Black Bloc, Indignados, ecc.
Con lo slogan “Let’s take over the party”, la manifestazione è stata organizzata nel giorno di inaugurazione della nuova Eurotower e prevede “azioni di disobbedienza civile per bloccare questa autocelebrazione, interrompendo la normale giornata di lavoro”

arte · Flush.Art · immagini

FLUSH.ART log 4: Back to Greece


FLUSH.ART

pillole di arte de/genere

log 3: BACK TO GREECE
Leggi il senso di Flush.Art

Una pubblicazione in cui lo choc e la violenza nelle immagini sono la materia prima della propria arte deve affrontare il terrore in modo inatteso, sleale.

Dopo l’exploit di Alexis Tsipras (e del ministro Yanis Varoufakis), nonostante il dibattito sia ancora aperto, è innegabile che qualcosa in Europa sia cambiato. L’Europa mediterranea (Grecia, Italia, Spagna e Portogallo) sta reagendo al mitteleurocentrismo cercando di rimettere in equilibrio le influenze culturali/politiche/finanziare del continente.
Non entriamo del merito, ma ci piace cogliere l’aspetto storico-artistico, laddove la Grecia è la patria natia dell’Europa stessa.
E allora abbiamo scelto 3 artisti greci contemporanei: un illustratore, un musicista, un poeta e uno scrittore che demoliscono l’immagine “classica” della Grecia e ne restituiscono un aspetto non solo contemporaneo, ma decisamente futuristico: Iannis Xenaxis (compositore di musica elettronica e non), David Stoupakis (pittore e ellistrarore), Konstantinos Kavafis (poeta) e Michalis Manolios (scrittore di fantascienza).

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
È che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
(Konstantinos Kavafis, tratto da “Aspettando i barbari. Le invasioni barbariche”)

Manteinance, David Stupakis
Manteinance, David Stupakis
 David Stupakis
David Stupakis
Metamorphosis, David Stupakis
Metamorphosis, David Stupakis
David Stoupakis
David Stoupakis
David Stoupakis
David Stoupakis
Aethra, Michalis Manolios
Aethra, Michalis Manolios

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Esce Flush.art 4, Arte e morte contemporanea


Esce il quarto numero di Flush-art – Arte e morte contemporanea,
l’irriverente e scioccante appuntamento con la morte in diretta mediatica con il mondo.
Scarica gratuitamente solo se sei maggiorenne e non impressionabile.

Vedi/scarica Flush.art_4

Flush.art 4 Je suis Charlie
Flush.art 4 Je suis Charlie

Flush.art N.4 pagina2
Flush.art N.4 pagina2

Vedi/scarica gli arretrati.
Vedi/scarica/acquista tutte le pubblicazioni di Arte Orrenda-Nasty Art.

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*** La Nazione Oscura appoggia il Governo Tsipras


NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXI

giorno 7 piovoso 134

*Siete favorevoli al Governo presieduto da Alexis Tsipras in Grecia?

Il Governo Oscuro ha votato così:

Qvesito21
Qvesito21

Commento: il Governo Oscuro appoggia il Governo di Tsipras in Grecia.
Nonostante alcuni ovvi dubbi, il Governo Oscuro ha sicuramente pensato che potessee vincere qualcuno di peggiore. Per riuscire a ridurre i contrasti tra Pesi ed Unione Europea, non si può partire né dal nazionalismo, né dal neoliberismo. Questo sembra molto ovvio al Governo, ma non lo è per molti cittadini europei.

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Grecia alla svolta: vince Tsipras


Syriza, il partito di sinistra di Alexis Tsipras, ha stravinto le elezioni in Grecia. I dati reali, con lo spoglio oltre l’80%, assegnano alla coalizione di sinistra circa il 36%, contro il 28% di Nuova Democrazia, secondo partito. Syriza dovrebbe ottenere 149 seggi su 300, due meno della maggioranza assoluta. Le proiezioni, a spoglio ancora in corso, dicono che dovrebbe arrivare al massimo a 150 seggi.
A seguire, i neonazisti di Alba Dorata si affermano come terzo partito, con poco più del 6%, mentre To Potami (centrosinistra), Kke (comunisti) e Pasok (socialisti), Anel (indipendenti) sono tutti tra il 4 e il 6%: avranno tra i 13 e i 16 seggi a testa. Tutti gli altri partiti non superano il 3%.
Il futuro premier ha dichiarato: “I greci hanno mostrato la strada del cambiamento all’Europa”, e ha parlato di “nuova Europa basata sulla solidarietà” e definendo la Troika “una cosa del passato. Il voto contro l’austerità è stato forte e chiaro”. E poi ha teso una mano alla Ue: “Troveremo con l’Europa una nuova soluzione per far uscire la Grecia dal circolo vizioso dell’austerità e per far tornare a crescere l’Europa.

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La Grecia è libera di uscire dall’Euro


Dopo l’annuncio di Der Spigel che il premier tedesco Angela Merkel avrebbe dichiarato che “la Grecia è libera di uscire dall’Euro”, ela conseguente smentita della stesa, oggi il presidente francese, Francois Hollande, ribadisce il concetto: «I greci sono liberi di decidere autonomamente i loro governanti». La Grecia, secondo Hollande, è «libera» di «decidere sul suo governo», ed «è sua la scelta» di mantenersi o meno dentro l’area euro. Tuttavia i governi greci «devono rispettare gli impegni che sono stati presi dal loro Paese».

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Lettonia in Eurolandia


la Lettonia diventa il diciottesimo paese ad utilizzare la moneta unica. Da domani, anche i due milioni di cittadini della repubblica baltica si aggiungeranno quindi ai 330 milioni che gia’ utilizzano l’Euro. L’ultimo ingresso era stato quello dell’Estonia, il 1° gennaio 2011.
Ecco l’elenco aggiornato della Zona Euro con la data di adesione:
Austria 1º gennaio 1999
Belgio 1º gennaio 1999
Cipro 1º gennaio 2008
Estonia 1º gennaio 2011
Finlandia 1º gennaio 1999
Francia 1º gennaio 1999
Germania 1º gennaio 1999
Grecia 1º gennaio 2001
Irlanda 1º gennaio 1999
Italia Italia 1º gennaio 1999
Lettonia 1º gennaio 2014
Lussemburgo 1º gennaio 1999
Malta 1º gennaio 2008
Paesi Bassi 1º gennaio 1999
Portogallo 1º gennaio 1999
Slovacchia 1º gennaio 2009
Slovenia 1º gennaio 2007
Spagna 1º gennaio 1999
a cui vanni aggiunti Monaco, San Marino, Vaticano e Andorra che non hanno un sistema monetario indipendente.

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Libertà d’informazione: la classifica


Visto che continuiamo a insistere sul problema dell’informazione (mentre la gente s’inventa nemici sempre più fantasiosi a cui puntare il proprio forcone), ecco la classifica dei Paesi in cui vi è maggiore libertà d’informazione nel 2013, secondo i dati di Reporter Senza Frontiere:

Libertà di stampa 2013
Libertà di stampa 2013

Come vedete, dobbiamo essere preoccupati di Capo Verde, Niger, Usa, Stati Uniti, Malta, Lettonia, Ghana, Burkina, in netto peggioramento. In compenso abbiamo un buon miglioramento nientemeno che degli Stati Uniti, di Malta e della Lettonia, ma soprattutto di Ghana e del Burkina (a cui vanno i nostri complimenti).
Come? Non c’è l’Italia, no. Questi sono i primi 50, i Paesi più civili, se siete interessati agli altri, eccovi accontentati:
Libertà di stampa 2013
Libertà di stampa 2013

In Europa dietro all’Italia ci sono solo i Paesi balcanici e la Grecia. Naturalmente ha guadagnato 4 posizioni dall’anno scorso e anche di più dagli anni precedenti (durante il governo Berlusconi aveva raggiunto posizioni ancora più imbarazzanti).
Allora avete capito perché continuiamo a insistere su questo?

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La Croazia entra nell’Unione Europea


Dal 1° luglio la Croazia sarà il 28° Paese a far parte dell’Unione europea. Da oggi inizierà il processo di valutazione per l’adozione dell’euro che richiede almeno due anni dopo l’ingresso nell’Ue.
Al momento l’Ue è composta da 28 nazioni, di cui 17 fanno parte dell’Unione Monetaria (tra parentesi l’anno di adesione e i paesi dell’Eurozona):
Austria (1995, euro)
Belgio (1952, euro)
Bulgaria (2007)
Cipro (2004, euro)
Croazia (2013)
Danimarca (1973)
Estonia (2004, euro)
Finlandia (1995, euro)
Francia (1952, euro)
Germania (1952, euro)
Grecia (1981, euro)
Irlanda (1973, euro)
Italia (1952, euro)
Lettonia (2004)
Lituania (2004)
Lussemburgo (1952, euro)
Malta (2004, euro)
Paesi Bassi (1952, euro)
Polonia (2004)
Portogallo (1986, euro)
Regno Unito (1973)
Repubblica ceca (2004)
Romania (2007)
Slovacchia (2004, euro)
Slovenia (2004, euro)
Spagna (1986, euro)
Svezia (1995)
Ungheria (2004)

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Israele, Italia e Spagna: la violenza è l’unica soluzione


Lo sciopero europeo contro le misure di austerity è degenerato in scontri in Spagna, a Madrid, e in diverse città italiane (Roma, Milano, Torino, Padova, Brescia). Scioperi ci sono stati anche in Portogallo, Grecia, Polonia e Germania, dove pare la polizia si sia comportata in modo molto diverso, agevolando il corteo anziché impedirne l’avanzata.
Nel frattempo Israele lancia un missile sull’auto di Ahmed Jaabari, capo militare di Hamas, uccidendolo. Hamas giura sanguinosa vendetta. Gli Usa sostengono che Israele abbia diritto di difendersi, approvando inconsapevolmente (?) anche la dichiarata rappresaglia palestinese: è evidente che anche loro vogliono la guerra.
I ministri italiani fanno spallucce e lanciano condanne generiche contro le violenze (ma mi chiedo cosa ci sia di più violento che far pagare la crisi alle classi meno abbienti), senza chiedersi le motivazioni degli studenti (forse se li aspettavano un po’ più choosy).
Sia il governo, sia i media, sia la sinistra, dividono i “facinorosi infiltrati” dai “manifestanti pacifici”, senza chiedersi se sia una divisione artificiosa, di comodo o no (certo che è di comodo, ognuno per un motivo diverso), senza chiedersi le motivazioni che spingono alla rabbia, senza chiedersi se la questura sia stata in grado di controllare l’ordine pubblico o abbia commesso degli errori.
Io invece mi chiedo se sia giusto assegnare a un corteo un percorso che non comprenda il luogo dell’istituzione contro cui vuole protestare (se io protesto contro il parlamento, dove lo vorrei fare, secondo voi?).
L’assegnazione di un percorso secondo la questura più sicuro, diventa insicuro perché evidentemente “fuori strada” e non concorde al volere di chi organizza la protesta. E lo scontro (o l’errore) nasce in questo momento, poi sapere chi sia stato il primo a lanciare la molotov/bomba carta/lacrimogeno lo lasciamo ai discorsi da bar.
Come tutti sanno, la guerra si dichiara prima di combattere.
Noi la pensiamo come Pier Paolo Pasolini: siamo dalla parte degli offesi, quindi in primis le forze dell’ordine di prima fila e i manifestanti. I responsabili, anche questo lo sanno tutti, vanno cercati più in alto.
Le questure hanno voluto la guerra, i “facinorosi” hanno voluto la guerra, Israele e gli Usa vogliono la guerra, Palestina vuole la guerra. Ma attenzione, guerrafondai: ci sono i ministri tecnici/finanzieri/economisti che vi condannano, che paura, eh?!
Chissà come andrà a finire…?
Intanto a Gaza stanno bombardando (e non sono le uova sulle vetrine di Roma).

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Grigorij Efimovič Rasputin


Dossier Personaggi III.
Passiamo a un personaggio molto più vicino ai nostri tempi: Grigorij Efimovič Rasputin.

Grigorij Efimovič Rasputin
Grigorij Efimovič Rasputin

Rasputin è nato come contadino il 22 gennaio 1869 a Pokrovskoe, una piccola città della provincia di Tobol’sk in Siberia. Fin da ragazzo dimostrò un’indole fortemente tesa alla spiritualità e al misticismo ossessivo, fenomeno diffuso e frequente tra i popolani della Russia centrale, che non avevano conosciuto l’oppressione della servitù della gleba tanto quanto era accaduto nelle campagne della Russia europea e che quindi si presume avessero l’opportunità di costumi più liberi e legati a tradizioni secolari precristiane.
Dopo essersi sposato ed aver avuto tre figli, intraprese lunghi pellegrinaggi, che lo condussero fino al Monte Athos, in Grecia. Aderì probabilmente alla setta dei Khlysti, una congregazione clandestina di orgiastici che criticava gli eccessi di secolarità della Chiesa ortodossa, frequentò il Movimento nazionalista dei Veri Russi. Malgrado la mancanza di istruzione creò una rete di relazioni di altissimo livello che nel 1905 lo condusse alla corte dello zar Nicola II, a cui fu invitato per la fama dei suoi poteri sciamanici. Qui conobbe la zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, la quale rimase del tutto sedotta dal potere con cui Rasputin riuscì a salvare la vita all’erede al trono Aleksej Nikolaevič Romanov, affetto da emofilia.
Secondo una teoria, Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi emolitiche di Aleksej utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia. Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Aleksej migliorava e il merito veniva attribuito a Rasputin.
In ogni caso almeno in un’occasione le sue preghiere (anche a distanza) ebbero effetto dopo pochissime ore, dopo giorni di inutili cure mediche.
Da quel momento in poi la zarina nutrì totale fiducia in Rasputin la cui fama di conseguenza crebbe tra i membrei dell’alta società di San Pietroburgo.
Il suo carisma mistico esercitò sulla famiglia Romanov, in particolar modo sulla zarina Alessandra, un’influenza così intensa da dare adito a molte congetture: si giunse al punto che le numerose segnalazioni sul suo intenso libertinaggio con le dame dell’aristocrazia venivano regolarmente smentite dalla coppia reale, talvolta anche con la punizione degli zelanti segnalatori. Rasputin, oltre che dare speranze alla famiglia imperiale circa una possibile guarigione del giovane Aleksej, sembrava andare incontro alle ispirazioni più intime dei sovrani. Infatti egli, essendo un semplice figlio delle campagne, rappresentava ciò che Nicola II e Aleksandra Fëdorovna avevano sempre desiderato: un contatto diretto con l’autentico popolo russo, senza intermediazioni di etichetta e convenzioni sociali. Attorno a Rasputin si creò una vastissima rete di noti personaggi e politici, che in cambio di intercessioni rispetto alla sovrana erano disposti a soddisfare le richieste che Rasputin faceva loro da parte di migliaia di postulanti.
Dalle campagne contadini e artigiani accorrevano chiedendo aiuto e intercessione allo starec, a tal punto che l’appartamento durante la giornata era sempre affollato e il telefono squillava in continuazione. Nelle mani di Rasputin passavano centinaia di rubli, che egli indiscriminatamente distribuiva ai postulanti; richieste di denaro, di occupazione, e anche lamentele dalle campagne verso i grandi proprietari giungevano a Rasputin che, in quanto creditore presso personaggi dell’alta società, le faceva andare nella maggioranza a buon fine.
Il resto dell’enorme quantità di denaro era spesa, come attestano i numerosi verbali di polizia, in locali notturni e in incontri ai bagni pubblici con donne di ogni classe ed età: la stampa pubblicava in continuazione scabrosi racconti di fantasia sulle sue leggendarie notti; ciò accrebbe le dicerie non solo su una sua presunta super dotazione, quanto su una improbabile e sempre smentita relazione con la sovrana.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Rasputin si oppose fermamente all’entrata in guerra della Russia, e pronosticò che avrebbe portato immani catastrofi ai contadini, che sarebbero morti a migliaia. Tuttavia, non poté esercitare la sua influenza sul sovrano, perché subì un attentato nel suo villaggio siberiano il 28 giugno, lo stesso giorno dell’omicidio di Sarajevo.
Nel 1915, con la partenza dello zar per il fronte, le denunce di Rasputin contro le collusioni di ministri e alti funzionari con il traffico illegale d’armi e le speculazioni sui latifondi ai danni dei contadini si intensificarono. La zarina, che assente lo zar deteneva il potere a San Pietroburgo, effettuò su suo consiglio continui, disastrosi e repentini cambi al vertice di governo, proprio nel momento in cui, in assenza del sovrano dalla politica interna, si necessitava di un governo forte.
Molti si accorsero che Rasputin aveva effetti sulle decisioni dei reali in tema di politica e il monaco venne accusato anche di corruzione e per questo allontanato dalla residenza imperiale dallo stesso zar.
Nel 1916, in piena crisi di governo, che Rasputin stesso con la sua rete clientelare aveva contribuito a creare, e tra le alterne fortune degli eserciti russi sul fronte orientale, una congiura ordita dal granduca Dmitrij Pavlovič, dal principe Feliks Feliksovič Jusupov e dal deputato conservatore Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, decise di assassinarlo.
La sua morte fu romanzesca come la sua vita. Fu avvelenato con il cianuro durante una cena a casa di Feliks Jusupov, ma dato che resistette al potentissimo veleno, i congiurati decisero di sparargli. Nonostante fosse stato abbondantemente avvelenato e colpito da un colpo di pistola al fianco, Rasputin si riebbe; venne così colpito da un nuovo colpo alla schiena e, mentre veniva trascinato verso il cancello del cortile, fu finito con un colpo in fronte.
Il suo cadavere fu gettato nel fiume Moika, da cui riemerse il giorno dopo. Secondo l’esito dell’autopsia il corpo non presentava tracce del veleno, dando luogo a dispute tra gli storici circa l’effettiva modalità di eliminazione. È molto probabile che il cianuro addizionato agli zuccheri del dolce e dell’alcool abbia sviluppato cianidrine che sono commestibili e non danno avvelenamento. Ma soprattutto fu riscontrata acqua nei polmoni: quindi nonostante il veleno e i colpi di pistola Rasputin fu gettato nell’acqua ancora vivo!
Rasputin fu quindi sepolto, ma il suo corpo venne poi dissotterrato e bruciato ai bordi di una strada. Non ci volle molto perché venissero presi provvedimenti contro i partecipanti del complotto, anche se per alcuni giochi di palazzo non venne svolto alcun processo. Jusupov fu mandato in esilio. Dmitrij Pavlovič fu inviato in Persia a combattere in prima linea (ma questa “pena” lo salvò: perché riuscì a fuggire dopo la congiura contro i Romanov).
Il pene di Rasputin in soluzione di formaldeide
Il pene di Rasputin in soluzione di formaldeide

Dal 2004 in un museo di San Pietroburgo, dedicato all’erotismo, viene mostrato e conservato un pene di considerevoli dimensioni (33 centimetri): alcuni studiosi sostengono che sia l’autentico pene di Rasputin.
Rileggi dalla Parte I.
Vai alla Parte IV: Julian Assange.

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La Grecia si salva. Grazie alla mafia


Un titolo così potrebbe essere l’epilogo della crisi greca.
Vi siete mai chiesti perché, nonostante la crisi economica e finanziaria dell’intero Occidente, c’è un ente internazionale, qui radicato, che sta aumentando il fatturato a livelli di crescita cinesi?
La mafia, secondo tutte le stime, sta infatti aumentando il proprio fatturato, in modo particolare la ‘Ndrangheta, ma anche la Camorra, Cosa Nostra e le varie filiali del Norditalia e in Europa.
Ne ha parlato Roberto Saviano in un suo recente intervento: “La crisi ha aperto enormi possibilità alle mafie vincenti. Quelle perdenti sono state fermate dalla crisi, ma quelle vincenti, i gruppi nigeriani, russi, calabresi, casalesi, corsi sono cartelli che hanno portato liquidità all’economia in crisi. E la liquidità li ha fatti vincere in ogni settore, dall’edilizia alle banche”
Insomma, secondo Saviano le mafia sono utili a banche e agli imprenditori perché prestano loro denaro (riciclato dal narcotraffico). Continua lo scrittore: “Infatti, se dovessero sparire per miracolo, quanta crisi ci sarebbe in Italia e in Europa! Parlo di un dato prodotto dalla Procura Nazionale Antimafia italiana quindi da un’istituzione: 100 miliardi di euro l’anno di fatturato! Stiamo parlando di una delle più grandi imprese europee e ci limitiamo al fatturato italiano. Pensate ai cartelli spagnoli, ai cartelli sudamericani in Spagna.
“Una parte delle istituzioni è sicuramente in prima linea da molto tempo contro questo fenomeno. Lo Stato non è mai un monolite che va in un’unica direzione. L’Italia è un paese molto complesso per cui se c’è una parte che è in prima linea anche a rischio della propria vita c‘è anche una parte profondamente collusa.
Credere che si possano sconfiggere le organizzazioni criminali con la repressione è un’illusione, la repressione è utile ma per batterla ci vuole un cambio politico-economico: il meccanismo degli appalti deve cambiare. Se vince sempre chi propone un prezzo più conveniente abbattendo i costi è chiaro che a spuntarla saranno loro.
Loro vincono perché possono sostenere quei prezzi ammortizzandoli con il narcotraffico”
“Le mafie interloquiscono con i poteri: con lo Stato, e anche con la Lega Nord. “Interloquire” significa “incontri”, e incontri significa volontà di gestire le liste, volontà di corrompere i politici. Poi certo tocca alla magistratura accertare”.
“Si stabilisce un’alleanza tra mafia, politici e investitori. Arrivano le mafie e portano soldi, proteggono direttamente alcuni politici e drenano gli imprenditori. Cioè se tu interloquisci con loro è tutto più veloce.
Quindi diventano anche lo snodo per gli investimenti che ci sono stati nell’Europa dell’Est perché le mafie sono state addirittura il propulsore economico in base a un principio liberale: hanno voluto e saputo rischiare”.
E il prossimo obiettivo potrebbe essere la Grecia, se fallisse il salvataggio europeo, le Mafie avrebbero via libera per un nuovo mercato.

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*** Samaras? un placebo


NEOREPVBBLICA DI TORRIGLIA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO IV

giorno 3 messidoro 131

* Pensate che il futuro premier di Grecia Antonis Samaras possa salvare la Grecia dalla crisi e/o dall’uscita dell’Euro?

Il Governo Oscuro ha votato così:

Qvesito 4
Samaras sfiduciato

Commento: Il Governo Oscuro non dà la fiducia al Governo Samaras [respinto per astensione]. Dalla votazione e dai commenti emerge che chi ha appoggiato Samaras lo ha fatto più per speranza che per reale fiducia.
La fiducia è stata respinta per 1 voto, ma erano comunque in vantaggio i “no” e anche se fosse stata raggiunta la maggioranza, la fiducia sarebbe stata respinta.
Insomma, Samaras non cambia un virgola, la Grecia è sull’orlo del baratro: forse uscirà dell’Euro e tornerà alla dracma? O entrerà nello Yuan cinese? O sarà il nuovo territorio d’elezione dei capitali mafiosi?

Per i pignoli: a differenza dell’Italia, gli astenuti sono considerati votanti. I non votanti sono chi non ha espresso alcun giudizio

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Adam Kadmon e il MES


Nei giorni scorsi Adam Kadmon ha parlato di Europa e di come il MES rappresenterebbe una sorta di “dittatura europea”.
Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), detto in inglese ESM (European Stability Mechanism) è un trattato ratificato dai 17 Paesi dell’Eurozona il 31 dicembre 2011 ed è stato rinnovato e ampliato il 2 febbraio 2012 e rattificato nel marzo del 2012 dal Consiglio Europeo.
Il trattato è pubblico e può essere letto online.
In breve, per evitare di dovere organizzare nuovamente dei referendum in Europa, il MES è un ampliamento delle competenze europee (il cosiddetto commissariamento) che quindi non ha radici direttamente democratiche (perché i membri del MES non sono eletti democraticamente).
Il MES può obbligare ogni nazione dell’Eurozona a pagare grosse cifre di debito, soldi che verranno prelevati dalle tasse e dalle tasche dei cittadini, come sta avvenendo per Italia, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, Paesi per cui qualcuno ha creato l’acronimo PIGS (PIIGS con l’Italia), ovvero maiali.
Qualora la nazione fosse in difficoltà, è in pratica obbligata ad accettare un prestito con tassi fissi o variabili (come è avvenuto per la Grecia e, recentemente, anche per la Spagna). La nazione potrebbe rifiutare il prestito, ma dovrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia Europea e non sarebbe un percorso semplice (di fatto è un percorso ostacolato). Se la somma presa in prestito non verrà restituita unitamente agli interessi entro la data di scadenza, saranno applicate sanzioni severe, che evidentemente colpirebbero le pensioni, gli stipendi e le proprietà immobiliari, in pratica il MES potrebbe pignorare la nazione insolvente con qualsiasi mezzo.
Il fondo è gestito dai governatori, ovvero i ministri dell’Economia e delle Finanze di ogni nazione. Nonostante ciò, i membri del MES potranno rimuovere i governatori dai loro incarichi, senza chiedere il permesso a nessuno: un potere praticamente assoluto!
Il trattato infine, contiene alcuni punti oscuri, che implicherebbero, tra l’altro, che una volta che le nazioni vi hanno aderito, non potranno tornare indietro e dovranno sborsare tutte le cifre che il MES richiederà loro, deliberando a maggioranza.
Inoltre, seconco alcuni (tra cui Adam Kadmon), i membri di questo organo sovranazionale, sarebbero al di sopra della legge, avrebbero completa autonomia decisionale, e le loro identità, comprese quelle che lavorano per loro, non verrebbe mai resa pubblica, tanto meno verrebbero fatte conoscere ad autorità esterne dallo stesso organismo qualora decidano di non farne più parte.
Oltre a ciò, gli emendameti successivi amplierebbero le competenze (nel caso di insolvenza di una nazione) a interventi di repressione degli scontri, di sorveglianza dei cittadini vivaci o di lotta contro qualsiasi elemento destabilizzante per l’Eurozona. In altre parole l’emendamento costituisce sicuramente un ampliamento delle competenze dell’Unione Europea ed è, secondo noi, contrario all’articolo 48.6 del Trattato dell’Unione.
Lasciando da parte gli Illuminati, quanto ci dice Kadmon è quindi vero, e non è l’unico a metterci in guardia.
Infatti ormai è un fatto che l’Unione Europea sia guidata da fattori economici e finanziari e non politici, dove seguire i parametri imposti è diventato più importante del benessere e della felicità dei cittadini, reale obiettivo primario di una nazione.
Secondo noi, l’Europa, se vuole avere un futuro (e ormai deve farlo perché tornare indietro sarebbe ancora più disastroso per i motivi che abbiamo già detto altrove), deve essere prima di tutto politica, avere un governo democraticamente eletto (come lo è oggi il Parlamento) che elegga e controlli queste commissioni e questi oscuri personaggi. Gli Stati Uniti d’Europa, lo abbiamo già detto, dovrebbero essere rappresentati da un Governo Federale (simile agli Stati Uniti) che tuteli il cittadino e non la Finanza e gli speculatori.
Vorrei infine far notare che ormai in tutti gli ambienti politici (e non solo estrema sinistra o estrema destra) si parla con sospetto di questi organismi sovranazionali. Questo dimostra come sia stato un errore, dalla fine degli anni Novanta in poi, sottovalutare (e ghettizzare come pensiero radicale sinistrorso, praticamente utopia) le richiesta del Movimento di Seattle (quello che oggi è Occupy Wall Street), ovvero i No-Global (meglio: i Neo Global, di cui noi abbiamo preso parte fin da quegli anni), quando denunciavano al mondo interno che organismi potenti come l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), il WTO (World Trade Organization) la BM (Banca Mondiale), il G8, la NATO, a cui oggi si sono aggiunte le istituzioni europee come la BCE e il MES e le agenzie di rating (Standard & Poors’, Moody’s, Fitch), non sono organismi democraticamente eletti, ma nonostante ciò decidono delle sorti economiche, finanziarie e occupazionali del mondo. Come a dire che le singole democrazie nazionali (già di per sé zoppicanti) sono “commissariate” da questi personaggi.
I Neo Global sono stati tacciati per marxisti, oggi molti si sono ricreduti. E come era frustrante (per noi democratici giacobini della NeoRepubblica di Torriglia) sentirci chiamare comunisti, oggi è frustrante sentirci dare ragione da chi ci dava torto e sentirci raccontare dai complottisti quello che sappiamo da 15 anni. Noi non siamo mai stati comunisti, ma pensatori libertari, bene informati sui movimenti dello scacchiere del potere internazionale.
Il discorso della crisi economico-finanziaria (dal 2008 a oggi) è naturalmente in parte legato alla costituzione del MES. Vedremo prossimamente le cause, le concause e le possibili terribili conseguenze.

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La Grecia esce dall’Euro ed entra nella Cina


Scenario possibile, visto che ormai anche le istituzioni europee si stanno rassegnando all’eventualità che la Grecia esca dell’Unione Monetaria Europea, fatto assolutamente tabù fino a qualche settimana fa e che nel frattempo il governo cinese ha dato mandato alle principali agenzie statali, compresa la banca centrale, perché preparino urgentemente dei piani di contingenza in vista di un’eventuale uscita della Grecia dall’euro.
Ora, ai detrattori dell’euro chiediamo: come vedete l’uscita dell’Italia dall’Euro? Che ve ne sembra di entrare a far parte della florida economia di un governo antidemocratico come la Cina?
La realtà dei fatti è che una volta entrati nell’Unione Monetaria Europea, uscirne è come affrontare un abisso. La dracma, come la peseta e la lira, perderebbero subito punti nei confronti dell’euro, e gli stipendi, pur rimanendo nominalmente gli stessi, perderebbero del 30-40% del potere d’acquisto. Senza immaginare le conseguenze politiche e sociali.
La ripresa dell’economia e delle esportazioni sarebbe di livello inferiore perché ormai un’economia non può prescindere dalla globalizzazione e il Paese dovrebbe continuamente difendersi da “scalate” di altre economie, come quella cinese.
Non sosteniamo che sarebbe un disastro, naturalmente, ma le incognite sono troppe per poter sostenere con leggerezza l’uscita dell’Euro, almeno una volta che questi Paesi vi hanno fanno parte per qualche anno.

dossier

Paesi fantasma e villaggi abbandonati parte III


Dossier Villaggi fantasma Parte III.
Facciamo una rassegna mondiale, davvero generale, solo per dare un’idea del fenomeno, dei paesi abbandonati nel mondo (estratto da Wikipedia):
Algeria
Il villaggio di Palestro venne fondato dagli italiani nel 1867 sul fiume Ossler in Cabilia e venne distrutta nel 1871 da una confraternita musulmana di cabili.
Argentina
La maggior parte degli immigrati europei in Argentina si stabilì nelle città che offrivano lavoro. Molti si stabilirono nelle cittadine che crescevano lungo i collegamenti ferroviari.
A partire dagli anni Trenta, molti contadini si trasferirono nelle grandi città.
Gli anni Novanta videro molti paesi diventare città fantasma, quando cessarono i servizi ferroviari e i prodotti locali furono sostituiti da grandi quantità di beni economici importati. Alcune città fantasma vicine alle città offrono attrazioni turistiche, specialmente durante i weekend.
Australia
Alcune città fantasma conoscono una seconda vita, spesso dovuta al turismo che interessa le città fantasma di importanza storica, e che sostiene un’economia capace di mantenere i residenti. Ad esempio, Walhalla, in Australia, diventò una città deserta dopo che la sua miniera d’oro cessò la sua attività. In parte per la relativa accessibilità e in parte per la vicinanza ad altre località d’attrazione, Walhalla ha avuto una recente crescita in economia e popolazione.
Canada
Sono presenti città fantasma nell’Ontario del nord e nell’Ontario centrale, Columbia Britannica, Saskatchewan, Terranova e Labrador (vedi gli outport della Terranova) in Canada e in Québec (alcune di queste erano città nate per l’estrazione della legna, o sia di legna che di minerali).
Cipro
Dopo gli eventi del 1974 a Cipro, la parte meridionale di Famagosta, chiamata anche Varosha/Maraş, fu abbandonata dai suoi abitanti. Mentre la disputa non è ancora risolta, Varosha/Maraş è diventata una città fantasma e un’attrazione turistica.
Croazia
Duecastelli o Dvigrad è una cittadina medievale istriana abbandonata.
Finlandia
In Finlandia la maggior parte della popolazione vive in grandi città, e alcuni villaggi vicini al confine russo e in Lapponia, sono attualmente abbandonati.
Germania
Il villaggio di Etzweiler, nel nord-ovest della Germania, è statio abbandonato negli anni Novanta per fare posto a una miniera di carbone.
Giappone
Hashima fu una città mineraria giapponese dal 1887 al 1974, posta sull’isola omonima. Conosciuta una volta per avere la maggiore densità di popolazione al mondo (nel 1959, 3450 abitanti per chilometro quadrato), l’isola fu abbandonata quando le miniere di carbone furono chiuse.
Guyana
Jonestown, in Guyana, divenne una città fantasma dopo il suicidio di massa della comunità del Tempio del Popolo che viveva lì.
Grecia
La città di Vathia nel sud del Peloponneso, era una tappa per i crociati che s’imbarcavano per il Medio Oriente.
Italia
Vedi le prime due parti del dossier.
Namibia
La città mineraria di Kolmanskop venne fondata dai tedeschi nei primi anni del XX secolo e oggi è abbandonata e invasa dalla sabbia.
Norvegia
Pyramiden (in russo: Пирамида) era una colonia russa di minatori nell’arcipelago delle Svalbard, Norvegia. Fu fondata dalla Svezia nel 1910, e venduto all’Unione Sovietica nel 1927. La colonia, con una popolazione di 1000 abitanti, fu abbandonata alla fine degli anni Novanta dai suoi proprietari (la compagnia statale Trust Artikugol), ed è ora una città fantasma. Non ci sono restrizioni per visitare Pyramiden, ma la maggior parte degli edifici è ora sigillata. Pyramiden è raggiungibile in battello o snowmobile.
Spagna
Ochate è un villaggio situato nel Condado de Treviño, abbandonato intorno al 1920-1930, raggiungibile solamente a piedi. Ochate ha raggiunto una certa fama per alcuni fenomeni paranormali, legati agli UFO, dato che una fotografia ritrae un oggetto non identificato volare nelle vicinanze del villaggio.
Stati Uniti d’America
Ci sono moltissime città fantasma nelle Grandi Pianure (Great Plains) statunitensi, le cui aree rurali hanno perso un terzo della loro popolazione del 1920. Inoltre, le città fantasma sono comuni nelle aree dove in passato si estraevano minerali, o erano presenti fabbriche, solitamente per la tessitura del cotone, per esempio l’insediamento di Cambria). Quando le risorse che avevano creato un boom di occupazione in queste città terminò, gli affari cessarono di esistere, e le popolazioni si trasferirono in aree più produttive. A volte una città fantasma consiste di molti vecchi edifici abbandonati (come Bodie, in California), mentre altre volte è formata semplicemente da strutture o fondamenta di costruzioni che non esistono più (come Graysonia, in Arkansas).
Vecchi insediamenti di minatori che hanno perso buona parte della loro popolazione in un certo momento della loro storia, come Central City, Aspen, Cripple Creek e Crested Butte in Colorado, Virginia City e Marysville nel Montana, Tombstone in Arizona, Deadwood in Dakota del Sud o Park City nello Utah sono spesso inclusi nella categoria, anche se ai giorni nostri sono città e paesi attivi.
Svezia
Nella città di Sjöstad, nel Närke, guerre e genocidi fermarono la vita nel 1260, quando i 700 mercanti della città attraversarono il lago di Vättern ghiacciato e furono sterminati dai Danesi. Quindi i Danesi proseguirono verso la città, distruggendola e bruciandola. La città non fu mai ricostruita. Una fattoria chiamata Skyrstad, rovine e un tesoro in argento, sono tutto ciò che testimonia la sua esistenza.
Ucraina
La città di Pripiat’ e dozzine di insediamenti minori nel nord dell’Ucraina furono abbandonati dopo il disastro di Chernobyl. L’area è rimasta inviolata da allora, ed è come una capsula del tempo dell’età dell’Unione Sovietica.
Rileggi dalla Parte I.
Vai alla Parte IV.

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Dimentichiamoci del Kurdistan. E loro ammazzano


Ieri mattina attacco dei separatisti curdi nel sud-est della Turchia: 24 uccisi e 18 feriti tra militari e poliziotti turchi.
I raid simultanei, rivendicati dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), formazione terroristica di ispirazione maoista, hanno preso di mira alcune caserme dell’esercito e della polizia nei quartieri nel centro della città di Hakkari, a pochi chilometri dal confine con l’Iraq.
Un attacco che, aldilà di ogni giudizio, rivela la grave situazione in quei territori. Una situazione sottovalutata dall’Europa e dalla Turchia che nell’Unione Europea vorrebbe entrare senza rendersi conto dei gravi problemi che ancora l’attanaglia.
Ma oltre alla situazione del Kurdistan (a cavallo tra Turchia e Iraq), privato della propria indipendenza, non bisogna dimenticare la paradossale situazione di Cipro (divisa de facto in due Paesi, di cui quasi nessuno riconosce la sovranità di Cipro del Nord).
L’Europa sta giocando a un equilibrismo pericoloso: da un lato intraprende rapporti diplomatici con la Turchia, e condanna i terroristi curdi senza però prendere in considerazione soluzioni per la loro situazione, dall’altra non riconosce lo status di Cipro del Nord per non scontentare le ragioni della Grecia, che appoggia politicamente e non solo Cipro del Sud.

In ogni caso si penalizza l’autonomia e l’autodeterminazione dei popoli, che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’Europa: si dovrebbe lavorare per l’indipendenza (o “autonomia” nell’ambito dell’Unione Europea, come quando parlavamo di Euskadi) di Curdistan e Cipro del Nord. Che facciamo? Ce ne freghiamo? E loro sparano.

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I “mattoni” salveranno i “maiali”?


Tempo di acronimi spiritosi, ma anche rivelatori.
I maggiori Paesi in via di sviluppo (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sono indicati come BRICS (Brick in inglese significa mattoni).
Mentre Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (che sono i Paesi europei che sentono maggiormente la crisi e sono quasi considerati una zavorra dall’Europa) sono i PIGS: i paesi maiali!

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I “mattoni” che salveranno il mondo


15 anni fa, il capo di Stato Lukha Kremo Baroncinij parlando davanti a un pinta di birra, sosteneva che il Brasile e la Cina (e in generale in Paesi in via di sviluppo) sarebbero stati i protagonisti del futuro e avrebbero anche rappresentato l’avanguardia culturale e artistica.
Insisteva molto sul Brasile, e per questo, i suoi interlocutori lo prendevano quantomeno per brillo, deridendolo nascostamente.
Dire nel 1995 che il Brasile era il Paese del futuro per loro era da ridere: probabilmente pensavano alle ballerine di samba e al calcio-spettacolo.
Oggi il cosiddetto BRICS (Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica) è l’unico gruppo di Paesi al mondo che potrebbero salvare l’Europa e hanno già cominciato a salvare gli Stati Uniti – entrambi colpiti da una crisi che si protrae dal 2007 e che non sembra avere mai fine – grazie all’acquisto di titoli di Stato.
Ecco che quindi i BRICS (Bricks in inglese significa “Mattoni”), i capigruppo dei Paesi emergenti, diventano i pilastri dell’economia mondiale proponendosi di acquistare titoli dei Paesi in difficoltà (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, Francia e Usa).
Di conseguenza nei prossimi anni, sentiremo la loro influenza culturale e artistica.
Rivolgiamo il pensiero a tutte le persone che negli anni 90 (ma anche oggi) sono state troppo sicure del sistema capitalistico, persone che prima andavano in Brasile a ballare la samba, e che nei prossimi anni ci andranno per lavorare!
Noi l’avevamo previsto con largo anticipo.

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Grecia, assalto al Parlamento


Ad Atene, i manifestanti hanno cercato di raggiungere il Parlamento dove i deputati stanno votando il piano di austerity per salvare l’economia del Paese. In piazza molti giovani.
Scontri con la polizia e lancio di lacrimogeni.
La situazione della Grecia è economicamente disastrosa, a causa della criminale gestione economica del precedente governo conservatore greco di Costas Karamanlis (con le solite collusioni con interessi privati e via dicendo, cose molto comuni in tutti i governi del mondo, Italia compresa).
Il governo attuale di George Papandreou si trova in una difficile posizione, ma l’Europa crede in una positiva risoluzione. Papandreou ha pensato a grandi tasse (abbassamento delle aliquote e quindi più tasse per i ceti in difficoltà) e maxi condono. Considerando che il reddito medio della Grecia è di 600 euro al mese e la disoccupazione tra le più alte in Europa, è normale che la popolazione insorga.