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NeoRepubblica di Torriglia + Livorno Città Aperta / Lukha B. Kremo's Blog since 2010
Russia e Ucraina sono al quarto giorno di guerra. A Kiev i registrano pesanti bombardamenti nella periferia della capitale ucraina. Dopo una mattinata di scontri, le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Kharkiv cacciando le truppe russe. Lo riporta il governatore ucraino della città. Italia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Belgio e Germania, chiudono lo spazio aereo ai voli russi. L’Italia invia oggi aerei e uomini in Romania, per rafforzare il fianco Est della Nato. Il cancelliere tedesco Scholz: “Al fianco degli ucraini siamo dalla parte giusta della storia. Ma sono ancora aperto a discutere con la Russia”. Ci sarebbero già 368mila rifugiati dall’Ucraina.
La sovranità e l’integrità di ogni Paese vanno rispettate, e questo vale anche per l’Ucraina”. queste le parole del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, molto chiare che hanno segnato un deciso cambio di direzione sull’asse Pechino-Mosca. Così dal totale allineamento dei giorni scorsi, con la Cina che aveva definito legittima l’azione militare russa, ora il messaggio rivolto al Cremlino dagli uomini di Xi Jinping è volto a frenare l’escalation e a riportare tutti sulla strada della diplomazia. La Russia si dice pronta a negoziati con l’Ucraina, a Minsk. L’Ucraina ha replicato di essere a sua volta pronta, ma non a Minsk, in Bielorussia, Paese da cui sono partite le truppe russe che stanno assediando Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiamato quello bielorusso Aljaksandr Lukašėnka e in questi momenti c’è una trattativa sul luogo dell’incontro.
Al moemnto in cui scriviamo sono registrati 1.033.000 contagiati e 54.000 decessi per Covid-19. I maggiori contagi negli Stati Unti, seguiti da Spagna e Italia. Il maggior numero di decessi, al momento, in Italia, seguita da Spagna e Francia, ma gli andamenti ci dicono che probabilmente gli Stati Uniti supereranno i decessi dell’intera Europa.
In Spagna record di vittime: 738 morti in 24 ore, che porta il totale a 3.434 per un totale di 47610, più della Cina. L’esercito chiede aiuto alla Nato. L’aumento è amggiore che in Italia dove, al momento sono registrate 6.820 vittime su 69.176 positivi individuati.
Da oggi 18 marzo in Italia si contano 3.407 decessi per il nuovo coronavirus (41.035 contagi rilevati) covid-19 contro i 3.130 della Cina (con 81.155 contagiati), dove, nel frattempo l’epidemia si è fermata e per la prima volta si registrano infetti solo di ritorno da Europa o Usa.
In Italia non ci sono più zone rosse ma un’unica grande “zona protetta“. Le misure annunciate l’8 marzo per la Lombardia e altre 14 provincie valgono ora per tutte le Regioni: divieto di assembramenti, spostamenti ridotti al minimo e solo per casi di “comprovate esigenze di lavoro”, necessità improrogabili e motivi di salute.
Sull’epidemia di Covid-19, tra tutte le cose serie e non serie dette in rete o in real life, pare che l’unica cosa sensata l’abbia pubblicata Il Manifesto, oggi qui: https://ilmanifesto.it/come-disciplinare-una-societa-dopo-averla-influenzata/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook#Echobox=1582899241.
Ribadiamo il concetto – da noi accennato in un post del 24 gennaio (più di un mese fa, in seguito gli eventi in Cina) – alla luce del ceppo italiano. Il Covid-19 o “nuovo coronavirus” è un virus nuovo per l’uomo (quindi che non riscontra anticorpi nell’uomo) che potrebbe anche durare anche mesi e/o fino all’arrivo del vaccino (e magari negli anni ce lo prenderemo in molti), fa morti (come tutte le malattie principalmente tra chi ha già altre patologie) ed è più grave dell’influenza stagionale. Detto questo non stiamo parlando di un’epidemia di ebola, ricordiamo che la mortalità varia dal 2 al 3% e che la contagiosità è di poco più di 2 (per confronto il morbillo ha circa 15).
Si può quindi considerare più grave perché manca i vaccino perché ha un livello preoccupante di letalità, ma non è certamente proporzionale alle misure di sicurezza prese prima in Cina e poi in Italia. In Italia, in particolare, abbiamo avuto dei morti di meningite, che non hanno smosso le istituzioni in questo modo, per fare un esempio.
Qui parliamo di intere città isolate, locali chiusi la sera (come se la sera fosse più contagiosa) fino al top della regione Marche che chiude tutto senza nemmeno un positivo. Questa non è scienza, non è medicina, sono «lezioni di pedagogia disciplinare di massa», prove tecniche di controllo sociale, certamente aiutate dal clima apocalittico creato da quei decerebrati di giornalisti sovranisti che conosciamo bene.
E termino citando sempre il Manifesto: «si tratta di iniziare a interrogarci tutte e tutti assieme se e per quanto tempo continueremo a consegnare le nostre esistenze e la loro dignità a chi, una volta utilizzando la trappola del debito per respingere ogni rivendicazione di diritti e l’altra utilizzando un’epidemia per disciplinare l’intera società, ci chiede di interiorizzare la solitudine competitiva come unico orizzonte esistenziale.»
Khalifa Haftar ha intrapreso la carriera militare e si è diplomato all’Accademia di Bengasi. Poi, ha proseguito i sui studi in tattica militare in Egitto e Unione Sovietica. Da giovane ufficiale si è schierato con Muammar Gheddafi nel golpe che l’ha portato al potere nel 1969. Nel 1986, ormai colonnello, Haftar guida le truppe libiche nell’offensiva contro il Ciad, in una guerra che durava già da un decennio. Il Ciad, sostenuto delle forze armate francesi, lasciò le truppe libiche prive di artiglieria in seguito a un raid aereo, e Haftar venne fatto prigioniero dalle forze ciadiane assieme a centinaia dei suoi uomini. Così venne abbandonato da Gheddafi che lo destituì dal comando e ne chiese il processo. Aiutato dai servizi segreti americani, il colonnello fuggì in Zaire, poi in Kenya dove militò in diversi gruppi anti-Gheddafi, e infine si trasferì negli Satti Uniti, vicino a Washington.
Il caos determinato dalla caduta di Gheddafi (2011) frantumò la Libia in decine di gruppi diversi su base religiosa, tribale e geografica. Così Haftar comprese che era giunto il momento di tornare in Libia. Nel maggio 2014 Haftar lancia l’“Operazione Dignità”, con l’appoggio dell’Egitto, di alcuni dei municipi della Cirenaica e sostenuto dal parlamento di Tobruk, primo governo a ottenere il riconoscimento internazionale nell’era post Gheddafi, che lo ha nominato capo dell’Esercito nazionale libico e oggi controlla parte dell’est della Libia. Grazie all’appoggio dell’Egitto e, sembra, anche della Francia, ha messo in piedi un esercito di 30mila uomini, dotato di artiglieria pesante e aviazione.
Fino alla fine del 2015 sembrava che l’Europa potesse scegliere lui per inaugurare il futuro della Libia, l’uomo al comando della forza militare al momento più consistente del paese. Invece a mettersi di traverso alle sue ambizioni è stata proprio l’Italia che, ideato un piano diverso, ha convinto le Nazioni Unite ad appoggiare la propria soluzione. L’Italia, infatti, ha in Tripolitania i maggiori interessi petroliferi, portandola a puntare sull’insediamento a Tripoli di un governo più tecnico, quello di Fayez al-Sarraj.
Ma il generale Haftar è riuscito a convincere i propri sostenitori all’interno del parlamento di Tobruk a non votare la fiducia all’amministrazione di Sarraj, non riconoscendo le modalità con cui questo nuovo governo è stato stabilito: a suo parere è stato imposto dalle Nazioni Unite.
Al momento Haftar è riuscito a ricacciare nell’interno le forze integraliste musulmane (impropriamente chiamate dell’Isis), e ad affacciarsi nei dintorni di Tripoli, minacciando da vicino i Governo di Unità Nazionale appoggiato dalle Nazioni Unite.
Il commento è abbastanza ovvio e non aiuta a risolvere la questione: ma è importante concludere che questa guerra è più uno scontro tra gli interessi delle nazioni che acquistano il petrolio (Europa, Stati Uniti per primi) più che uno scontro tribale (che riguarderebbe solo la parte meridionale pro-Isis, e non quello Cirenaica-Tripolitania).
Oggi, presso il Tribunale di Livorno, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si è avvicinato al Presidente della Nazione Oscura Caotica e gli ha cerimoniosamente stretto la mano. Essendo in presenza di testimoni dipendenti del Ministero, quindi pubblici ufficiali, la Nazione Oscura considera il gesto come “riconoscimento implicito” dell’autorità di Lukha B. Kremo come Presidente della Nazione Oscura Caotica.
L’ambasciatore Caotico in Italia è stato messo in preallerta per un’eventuale pratica di scongelamento delle relazioni diplomatiche (attualmente appunto congelate dal 28 aprile 2013 con gesto ufficiale e reso pubblico del 1° maggio 2013)
A Tripoli si combatte tra milizie rivali: nonostante diversi tentativi di mediazione, finora non è stata raggiunta alcuna tregua. La capitale libica è controllata dal governo di accordo nazionale guidato dal primo ministro Fayez al Serraj, appoggiato dall’ONU e sostenuto con molta convinzione dall’Italia, prima dai governi Renzi e Gentiloni e oggi dal governo Conte. Nonostante quello di Serraj sia oggi il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, il primo ministro non può contare su un proprio esercito e per garantire la propria sicurezza deve fare affidamento alle milizie armate che gli sono fedeli. Gli scontri sono cominciati quando Tripoli è stata attaccata da sud da un gruppo di milizie guidate dalla Settima Brigata, considerata vicina al principale avversario di Serraj, cioè il generale Khalifa Haftar, l’uomo che controlla di fatto la Libia orientale e che vorrebbe controllare tutto il paese. Tra gli altri, Haftar è appoggiato dalla Francia del presidente Emmanuel Macron, che da tempo sta cercando di prendersi il suo spazio in Libia, secondo molti a discapito degli interessi italiani.
Secondo il governo italiano, gli scontri sarebbero il risultato delle politiche francesi in Libia degli ultimi anni, in particolare dell’intervento militare del 2011 che destituì l’ex presidente libico Muammar Gheddafi, e dell’attuale posizione politica della Francia a fianco di Haftar.
A quanto pare siamo al node del pettine della guerra del 2011 (di cui avevamo parlato molte volta, tra cui qui)
Il caso Skripal assume proporzioni sempre maggiori: a venti giorni dall’avvelenamento con il gas nervino dell’ex ufficiale del KGB traditore al soldo dello MI16 (i Servizi Segreti di Londra) Sergei Skripal e della figlia Yulia (al momento ancora in coma), nonché di altre 126 persone del quartiere in modo lieve, probabilmente clienti o personale del ristorante italiano “Zizzi” e del Pub “The Mill” dove avevano bevuto una pinta di birra, a Salisbury in Gran Bretagna, arriva la durissima reazione delle cancellerie di mezzo mondo.
L’Italia, senza governo e internazionalmente “assente”, obbedisce al diktat degli Usa e dell’Ue con l’espulsione di 2 diplomatici russi, nonostante al momento non ci siano le prove di un coinvolgimento governativo russo.
La reazione del Cremlino non si è fatta attendere: il ministero degli Esteri ha annunciato una “risposta speculare” a breve, di fronte a quello che non ha esitato a chiamare “passo ostile” che avrà “conseguenze”.
Nel Regno Unito il governo May mostra tutta la fragilità uscita dalle elezioni. Per l’ex ministro delle Finanze George Osborne la premier si trova nel corridoio della morte. Metà dei britannici chiede le sue dimissioni, un quarto vede con favore Boris Johnson primo ministro.
La Francia conferma una forte spinta al nuovo presidente Emmanuel Macron. Il suo partito “En Marche!” esce nettamente e clamorosamente in testa alle legislative.
In Italia crollo del M5S sembra mostrare che il partito di Beppe Grillo oggi è un movimento di protesta verticistico, incapace di produrre una classe dirigente locale e di raccogliere consenso sul territorio. È una creatura effimera, alimentata dalla sovraesposizione mediatica e dal compiaciuto appoggio che riceve da giornali ed editori.
Alla mezzanotte di stasera la Nazione Oscura Caotica compie ben 12 anni!
Era il solstizio del 2004 quando infatti il presidente Lukha B. Kremo, allora Lukha Kremo Baroncinij, dichiarava l’Indipendenza della Nazione Oscura Caotica, dopo averlo fatto pubblicamente il 18 dello stesso mese alla Cueva di Milano. Il progetto in realtà era cominciato a maggio e a settembre era stata dichiarata “l’autonomia”.
Quindi più di 12 anni che hanno visto alti e bassi, ma anche larghi e stretti, grassi e magri, luci e ombre, genio e sregolatezza, con ben 4 Legislature di Governo e alcuni episodi memorabili come, per esempio:
– il congelamento delle relazioni diplamatiche con l’invio di ghiaccio chimico da frigo al Quirinale, proprio nel giorno dell’attentato di un folle (la coincidenza fece tremare il Palazzo di Torriglia, qualsiasi cosa significhi).
– la fondazione del CICACICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni del CICAP).
– La promulgazione della Costituzione.
– Il riconoscimento da parte della Micronazione di Molossia (micronazione dal 1977).
A Mosul, nel nord dell’Iraq, venticinque persone sono state sciolte nell’acido nitrico dai jihadisti dello Stato islamico. L’italia resta il Paese che ha esportato più criminalità all’estero. Con buona pace degli xenofobi.
Cioè, l’Italia ha parzialmente colmato il divario tra il Medioevo e l’Illuminismo e ci sono inquisitori che si lamentano? Ma noi vogiamo i matrimoni tra uomo e macchina e l’adozione di software-bambini, cari trogloditi che vorreste pontificare sul rapporto tra noi e il divino! Noi siamo più credenti di voi…
L’Austria ha deciso di costruire una barriera al Brennero che va contro i trattati di Schengen, contro l’Europa, contro i migranti, contro la Storia. Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno italiano: “Con la chiusura del Brennero, danni consistenti”.
IL responsabile? Ha un nome, il presidente austriaco Heinz Fischer: la Storia ti ricorderà.
Ne abbiamo già parlato molte volte, ma i media di massa preferiscono parlare dell’ISIS e del caldo. Sì, il global worming è importante, anche perché presto verrà scaldato da una Guerra che da Fredda si sta scaldando giorno dopo giorno.
Ieri, 20 luglio, sono cominciate le esercitazioni congiunte della Nato in corso in Ucraina, nella regione di Leopoli: si tratta delle manovre militari multinazionali Saber Guardian (Rapid Trident-2015) che si protrarranno fino al 31 luglio e a cui partecipano duemila militari da Usa, Gran Bretagna, Polonia, Romania, Lettonia, Georgia e altri 12 Paesi.
Il sostegno concesso dalla Nato al revanscismo fomentato dal “partito della guerra” di Kiev rischia di compromettere la ricerca di una soluzione negoziata alla crisi ucraina, sostiene una nota diffusa ieri dal ministero degli Esteri della Russia. Vero è che non è la prima esercitazione di questo tipo in questa zona, ma anche vero che l’impiego di forze non ha eguali nel passato, e questo è un brutto segnale, visto i rapporti compromessi con la Russia.
Ma la Rapid Trident non è altro che una versione leggera della Trident Juncture 2015 (TJ15), che dal 28 settembre al 6 novembre vedrà impegnate soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di oltre 30 paesi alleati e partner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra, più le industrie militari di 15 paesi per valutare di quali altre armi ha bisogno l’Alleanza (il “tidente” è il riferimento a Stati Uniti, Unione Europea e Unione Africana). La Trident Juncture 2015, presentata in funzione anti-ISIS, comprende 22 dei 28 Paesi dell’Unione Europea. Su questo sfondo, come si può discutere di Unione europea ignorando l’influenza della Nato e, quindi, degli Stati uniti che ne detengono il comando? come si può pensare che nella vicenda greca non svolgano un ruolo rilevante gli Usa tramite la Nato, di cui la Grecia è parte strategicamente importante?
Come si possono separare le questioni economiche da quelle politiche e militari, nel momento in cui, sulla scia della strategia Usa, l’Europa viene trasformata in prima linea di una nuova guerra fredda contro la Russia e in ponte di lancio di nuove operazioni militari in Africa, Medioriente e oltre, fino nella regione Asia/Pacifico?
Fatevi queste domande e d’un tratto tutti vi sembrerà più piccolo e inutile, Tsipras, il referendum, Renzi, la Merkel.
Il 70° anniversario della vittoria sul nazismo, il 9 maggio a Mosca, è stato boicottato su pressione di Washington da tutti i governanti della Ue, salvo il presidente greco, e messo in ombra dai media occidentali, in un grottesco tentativo di cancellare la Storia.
Attaccata l’Urss il 22 giugno 1941 con 5,5 milioni di soldati, 3500 carrarmati e 5000 aerei, la Germania nazista concentrò in territorio sovietico 201 divisioni, cioè il 75% di tutte le sue truppe, cui si aggiungevano 37 divisioni dei satelliti (tra cui l’Italia).
L’Urss chiese ripetutamente agli alleati di aprire un secondo fronte in Europa, ma Stati Uniti e Gran Bretagna lo ritardarono, mirando a scaricare la potenza nazista sull’Urss per indebolirla e avere così una posizione dominante al termine della guerra.
Il secondo fronte fu aperto con lo sbarco anglo-statunitense in Normandia nel giugno 1944, quando ormai l’Armata Rossa e i partigiani sovietici avevano sconfitto le truppe tedesche assestando il colpo decisivo alla Germania nazista.
Il prezzo pagato dall’Unione Sovietica fu altissimo: circa 27 milioni di morti, per oltre la metà civili, corrispondenti al 15% della popolazione (in rapporto allo 0,3% degli Usa in tutta la Seconda guerra mondiale); circa 5 milioni di deportati in Germania; oltre 1700 città e grossi abitati, 70mila piccoli villaggi, 30mila fabbriche distrutte.
Questa pagina fondamentale della storia europea e mondiale si tenta oggi di cancellare, mistificando anche gli eventi successivi. La guerra fredda, che divise di nuovo l’Europa subito dopo la Seconda guerra mondiale, non fu provocata da un atteggiamento aggressivo dell’Urss, ma dal piano di Washington di imporre il dominio statunitense su un’Europa in gran parte distrutta.
L’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea è stata accompagnata dalle proteste degli attivisti di Blockupy, insieme a 90 organizzazioni della società civile e dei sindacati.
Ma che cos’è Blockupy?
Blockupy si definisce una rete europea di movimenti sociali che riunisce “attivisti, disoccupati, migranti, lavoratori precari e dell’industria, politici e sindacalisti da diversi paesi d’Europa tra cui Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Francia e Germania.
In pratica persone che provengono da esperienze diverse tra i vari Occupy Movements (Occupy Wall Street e successivi), Black Bloc, Indignados, ecc.
Con lo slogan “Let’s take over the party”, la manifestazione è stata organizzata nel giorno di inaugurazione della nuova Eurotower e prevede “azioni di disobbedienza civile per bloccare questa autocelebrazione, interrompendo la normale giornata di lavoro”
FLUSH.ART
pillole di arte de/genere
log 3: BACK TO GREECE
Leggi il senso di Flush.Art
Una pubblicazione in cui lo choc e la violenza nelle immagini sono la materia prima della propria arte deve affrontare il terrore in modo inatteso, sleale.
Dopo l’exploit di Alexis Tsipras (e del ministro Yanis Varoufakis), nonostante il dibattito sia ancora aperto, è innegabile che qualcosa in Europa sia cambiato. L’Europa mediterranea (Grecia, Italia, Spagna e Portogallo) sta reagendo al mitteleurocentrismo cercando di rimettere in equilibrio le influenze culturali/politiche/finanziare del continente.
Non entriamo del merito, ma ci piace cogliere l’aspetto storico-artistico, laddove la Grecia è la patria natia dell’Europa stessa.
E allora abbiamo scelto 3 artisti greci contemporanei: un illustratore, un musicista, un poeta e uno scrittore che demoliscono l’immagine “classica” della Grecia e ne restituiscono un aspetto non solo contemporaneo, ma decisamente futuristico: Iannis Xenaxis (compositore di musica elettronica e non), David Stoupakis (pittore e ellistrarore), Konstantinos Kavafis (poeta) e Michalis Manolios (scrittore di fantascienza).
Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
È che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
(Konstantinos Kavafis, tratto da “Aspettando i barbari. Le invasioni barbariche”)
Mentre metà degli italiani sono imbambolati alla tv per vedere il Festival di Sanremo, l’Isis avanza in Libia e arriva a Sirte, affacciata sul Mediterraneo a sole 200-300 miglia marine dall’Italia. “Una situazione che minaccia l’Italia”, è l’allarme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che avverte: se la mediazione dell’Onu in corso dovesse fallire, siamo “pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale”.
La situazione è molto grave, anche e soprattutto per le inevitabili conseguenti fughe (e stragi) di immigrati verso le coste italiane.
Ma chi se ne frega! Io voglio vedere Caccamo, voglio sfottere la Tatangelo, e ridere su come si vestono senza (voler) sapere che il mio sguardo schernitore fa lo stesso gioco del vero appassionato. Triste è pensare che i numeri del Festival di Sanremo si basino su due elementi: 1. Una grande percentuale di spettatori guarda per denigrare, come si fa al circo con i clown, 2. La tv è sostanzialmente morta, se la confrontiamo con quella degli anni ’80-’90 (sia qualitativamente che come numero di spettatori), quindi è come se il Festival di Sanremo fosse un bastione sul nulla, un’oasi nel deserto televisivo.
Non è giusto invece denigrare chi ama il Festival (veramente), si tratta di musica, che piaccia o meno, ma è bene rendersi conto che il Festival di Sanremo, almeno da 40 anni (dei suoi 65) non ha più pre-corso le tendenze musicali e le mode, ma le ha sempre seguite a debita distanza, anche con un pizzico di snob, lo stesso snob di chi lo guarda ridendo.
Ma se stasera irrompesse al teatro Ariston uno strano personaggio vestito in thawb con in mano un Kalashnikov e smitragliasse recidendo, oltre agli steli dei fiori, le ossa degli elementi dell’orchestra e di qualche malcapitato cantante, sarei assolutamente inorridito, ma non stupito.
NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XX
giorno 28 nevoso 134
*Quale persona votereste come Presidente della Repubblica Italiana?
Il Governo Oscuro ha votato così:
STEFANO RODOTA’ 4
LUKHA B. KREMO 3
MILENA GABANELLI 3
ASTENUTO/NESSUNO 2
SANDRO PERTINI 1
WILE E. COYOTE 1
Commento: il Governo Oscuro ha il proprio candidato: Stefano Rodotà.
Ottimo piazzamento anche per Milena Gabanelli e Lukha B. Kremo, che significa che non ci sono candidati migliori, e due suggerimenti arguti: Wile E. Coyote e un ottimo sostituto di Napolitano: Sandro Pertini.
Lasciamo la decisione al nostro Paese confinante, confidando nella scelta di un nome nuovo, anche se le nostre speranze sono pressoché nulle.
Il prossimo G7 di Bruxelles (grande assente la Russia) minaccia nuove sanzioni alla Russia se Mosca non accetterà il risultato delle elezioni presidenziali ucraine e non smetterà di sostenere i separatisti della regione orientale dell’Ucraina. Il G7 è pronto a “intensificare sanzioni mirate” contro Mosca se non verrà accelerato il ritiro delle truppe dai confini dell’Ucraina. Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Canada e Stati Uniti scrivono nero su bianco nella bozza del comunicato finale del vertice, in programma stasera e domani a Bruxelles.
NEOREPVBBLICA DI TORRIGLIA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XIV
giorno 29 piovoso 133
*Siete favoreli al decongelamento dei rapporti diplomatici con l’Italia?
Il Governo Oscuro ha votato così:
Commento: il Governo Oscuro non decongela i rapporti diplomatici con l’Italia. alla luce del Qvesito precedente (il XIII), si decide di non de-congelare i rapporti diplomatici con il nostro Paese confinante (l’italia), che sono ufficialmente congelati dal 28 aprile 2013 (giorno dell’insediamento del governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta). Da segnalare il record di voti contrari (13).
la Lettonia diventa il diciottesimo paese ad utilizzare la moneta unica. Da domani, anche i due milioni di cittadini della repubblica baltica si aggiungeranno quindi ai 330 milioni che gia’ utilizzano l’Euro. L’ultimo ingresso era stato quello dell’Estonia, il 1° gennaio 2011.
Ecco l’elenco aggiornato della Zona Euro con la data di adesione:
Austria 1º gennaio 1999
Belgio 1º gennaio 1999
Cipro 1º gennaio 2008
Estonia 1º gennaio 2011
Finlandia 1º gennaio 1999
Francia 1º gennaio 1999
Germania 1º gennaio 1999
Grecia 1º gennaio 2001
Irlanda 1º gennaio 1999
Italia Italia 1º gennaio 1999
Lettonia 1º gennaio 2014
Lussemburgo 1º gennaio 1999
Malta 1º gennaio 2008
Paesi Bassi 1º gennaio 1999
Portogallo 1º gennaio 1999
Slovacchia 1º gennaio 2009
Slovenia 1º gennaio 2007
Spagna 1º gennaio 1999
a cui vanni aggiunti Monaco, San Marino, Vaticano e Andorra che non hanno un sistema monetario indipendente.
Pubblichiamo un estratto dell’articolo pubblicato da un certo tweet su fanpage.it, che ringraziamo (qui l’articolo completo)
Forconi e quattro dita in Egitto, la rabbia di due proteste così diverse.
Fra i forconi rabbiosi d’Italia e le quattro dita ribelli egiziane c’è di mezzo un Mediterraneo che su sponde opposte, e non necessariamente contrapposte, mostra differenti versioni d’un diffuso malcontento.
In Egitto, L’attacco a quest’organizzazione, che aveva stravinto elezioni politiche e presidenziali, s’è materializzato col golpe bianco di luglio, il massacro di oltre mille attivisti e simpatizzanti, l’arresto della leadership e di migliaia di militanti con successiva messa al bando del movimento. Contro questo disegno un pezzo d’Egitto sta scendendo in piazza ormai da cinque mesi e subisce una repressione senza precedenti al cospetto d’una silente comunità internazionale.
I giovani urlanti a Torino oppure a Napoli, fuori dalle infiltrazioni fascistoidi o dalle strumentali sassaiole ultrà, accusano la politica ma non sembrano darsi prospettive. A ragione maledicono i governi ladri e gabellieri, imprecano contro i partiti che non li proteggono come un tempo, vomitano improperi su un sistema che non gli garantisce più il ruolo di padroncino, fosse pure di se stesso, usurpandogli lo status, dopo averne incentivato iniziative iper individuali nella corsa sfrenata del tutti contro tutti d’un mercato corsaro che premia ogni sgambetto e colpo basso.
La trasformazione del nostro orizzonte lavorativo ha ingigantito oltre misura il terziario soggiogandolo al clientelare voto di scambio, mentre su un altro versante incentivava l’anabolizzazione del mercantilismo commerciale. Le città rigurgitano impiegati d’ogni genere di servizi spesso inservibili, di negozianti, dettaglianti, trasportatori di merci vaganti come mine per lavori che rischiano di girare a vuoto. E’ l’altra faccia della medaglia d’un capitalismo incapace di sbrogliare una matassa che stritola vite umane, produce storture invogliando inefficaci luddismi. Al cui cospetto il braccio armato dello sfruttamento slaccia in casco e strizza un occhio solidale. Fratellanza sentimentale delle nostre Forze dell’Ordine? Chissà. I loro colleghi in nero al Cairo non l’hanno mai fatto. Anzi. Lì picchiano, sparano, uccidono. Come da noi quando chi protesta fa tremare i Palazzi. E’ qui la differenza fra uomini e donne delle quattro dita e il popolo dei forconi.
La sudafricana Cheryl Penn ha raccolto parte della mail art ricevuta e l’ha raccolta in un libello in 27 copie con altrettanti esempi di mail art da tutto il mondo (Italia, Germania, Sudafrica, Austria, UK, USA, Belgio, Argentina, Danimarca e Norvegia) e l’ha chiamata “Mail Art Makes Worls a Town” (“La mail-art riuce il mondo a una città”).
Fanno parte della raccolta: Cheryll Penn, Tiziana Baracchi, PC (TICTAC), Sue Hobbs, Erich Sundermann, Stephanie Turnbull, Karl-Friedrich Hacker, R.R. Anon, David Stone, Rebecca Guyver, Lesley Magwood Fraser, Kipple, Serse Luigetti, Dadanautik, Guido Vermeulen, Nikolaus Mohr, Karen Greenwood, Claudio Romeo, Andrew Maximillian Niss, C. Mehrl Bennett, John Bennett, Rosa Gravino, Mogens Otto Nielson, Torill Elisabeth Larsen e Uli Grohmann.
Il lavoro di Cheryll Penn sulla pagina di Avatar di Kipple è da considerarsi parte del progetto Mail4Freedom Micronational.
Ecco la copertina del libretto e alcuni esempi del contenuto:
Mail(ed) Art by Lesley Magwood Fraser
L’importante è che l’Italia se lo dica da sola, oggi la Consulta ha decretato che il sistema elettorale, denominato Porcellum (Porcata) dallo stessa persona che l’ha proposto (Roberto Calderoli, in funzione pro-Lega Nord) viola la Costituzione sia per il premio di maggioranza previsto per Camera e Senato, sia per l’esclusione del voto di preferenza.
Un passo alla volta l’Italia si rende conto di aver navigato per due decenni in una democrazia apparente, un incantesimo di lucida follia, una mesmerizzazione berlusconiana, un reality show applicato alla politica di inaudita potenza, grazie alla connivenza media/governo o media/parlamento (alternativamente), un carrozzone che ha raggiunto punte di grave comicità negli ultimi 5 anni (in particolare gli ultimi atti: l’ultimo governo Berlusconi, il jolly sprecato Monti, e la resa davanti a Napolitano).
Ora l’improvviso risveglio: gente, la festa è finita, siete una specie rara di sgarruppato regime! Rifate tutto, mi raccomando, tenete lontano dal potere quelli che hanno combinato questo guaio. La neorepubblica potrebbe, un giorno, riallacciare i rapporti con voi, noi che abbiamo sempre saputo che la Costituzione per voi è un semplice vessillo da mostrare agli amici.
Berlusconi è da oggi dichiarato decaduto da senatore.
Il 25 luglio 1943 il re Giorgio Napolitano I fa arrestare Silvio Berlusconi, in previsione dell’armistizio del 3 settembre, reso pubblico alle inutili masse soltanto l’8 settembre 1943. Il re si trasferisce in Puglia dove costituisce un governo sotto tutela degli Alleati, che dichiara guerra alla Casta politica”.
Il brano che avete appena letto si definisce “ucronia”, un gioco di parallelismi storici.
Con la decadenza di Berlusconi è stato resa esecutiva la soluzione del surreale paradosso italiano per cui la corruzione, il controllo dell’informazione e il sessismo erano al governo e/o a capo di una colazione politica.
Ma, come abbiamo sempre sostenuto, il problema non è solo la persona, ma la “disetica” che c’è alla base, chiamata “berlusconismo”.
Negli ultimi 20 anni (ce in particolare modo negli ultimi 5 anni e mezzo, dalla caduta del governo Prodi e l’inizio della crisi economica) il binomio berlusconismo/antiberlusconismo ha fatto dell’Italia il Paese più povero del G8, con una disoccupazione e un debito pubblico altissimi, senza politiche coerenti del lavoro (basta citare i contratti a progetto, quasi sempre schiavitù legalizzate) e ha reso l’Italia agli occhi degli altri Paesi un paese dove la libertà d’informazione è pari a un Paese semidittatoriale dell’Africa e dell’Asia (ci sono decine di classifiche).
Non dimentichiamo che una delle regole più importanti della democrazia è che l’informazione, soprattutto quella generalista, dev’essere svincolata dalla politica (questo sembrano dimenticarlo tutti)! In Italia ci si appella al fatto che chiunque può dire la propria opinione, che verrà diffusa a poche centinaia di persone, mentre i Tg nazionali delirano proclami politici senza mezzi termini a milioni di ascoltatori.
In Italia non solo l’informazione non è mai stata slegata dalla politica, ma spesso si è vincolata direttamente ai gruppi politici, creando situazioni che, per chi non lo sa, sono simili a regimi di Paesi in via di sviluppo. Ecco perché la democrazia sana è lontana.
Ma non vogliamo rovinare la giornata: rimaniamo ottimisti e siamo felici che un personaggio iniquo, deleterio, superficiale, maschilista, corrotto e gerontocrate sia stato consegnato alle accuse della Storia (che saranno parecchie).
Ai posteri l’ardua sentenza.
Strage di immigrati a Lampedusa: al momento si contano 120 morti, ma si temono altre centinaia di vittime. A bordo circa 500 persone, 155 in salvo, probabilmente le vittime sono più di 300. Anche i soccorritori sotto choc. Emergenza sull’isola: non c’è posto per i morti. Venerdì lutto nazionale.
Per qualcuno però è una bella notizia, ci sono 120 posti di lavoro in più in Italia.
E non è una dichiarazione shock: quante volte avete sentito la frase: “ci rubano il lavoro”? Da bravi ragazzi, tirate fuori il razzismo che è in voi, forza, Italians do it Better…
Il Movimento Sovrano di Gaia (http://movimentosovrano.blogspot.it/) ha creato un modulo che vi aiuterà a svincolarvi dalle sovranità che la nazione ha su di voi dalla nascita, senza che nessuno vi abbia chiesto se eravate d’accordo (in questo caso il modulo per l’Italia). Il sito offre anche molti altri spunti di riflessione su questioni di diritto e burocrazia.
Giusto per far sapere agli italiani cosa c’è veramente sotto il comportamento politico dei loro governanti. Si tratta di ragionamenti puramenti politici, super partes, mi pare giusto che la gente sia informata, poi uno è liberissimo di avere la propria opinione ed essere d’accordo sul “salvataggio” di Berlusconi, ma è bene che sappia i motivi e i contromotivi.
Si tratta di un estratto di un articolo di Lucia Annunziata, che ringraziamo:
“Il sistema, cioè quell’insieme di equilibri di potere che si erge in questo momento a garante della stabilità italiana, pensa che sia necessario “salvare” dalla condanna Silvio Berlusconi.
1) Silvio Berlusconi non è Bettino Craxi. Il leader socialista era un prodotto tutto interno alla politica. Craxi aveva molte doti necessarie a capire come muovere il sistema, ma poca “piazza”. E soprattutto poco “retroterra”. Il suo era un partito che faceva da vaso di coccio tra i vasi di ferro di due organizzazioni inchiavardate nella tensione della Guerra Fredda, la Dc e il Pci. La vicenda Craxi si svolge proprio sulla faglia di scongelamento di questo conflitto, e ne viene per molti versi assorbito come parte di un rimescolamento delle carte nell’intero mondo di allora.
Silvio Berlusconi invece è un leader che ha governato per buona parte di venti anni, non certo come prodotto della “politica”, anzi rovesciando al suo interno la capacità di interpretare idee e bisogni popolari, oltre ai suoi interessi personali. Il suo partito, oggi in crisi, ha ancora un consenso che ammonta a un quarto dell’elettorato, ed è un consenso capace di scendere in piazza. Appoggiato inoltre, come ben sappiamo, da una sistema robusto di Tv e altri media. Cosa che Craxi non ha mai nemmeno sognato. Insomma, “estrarre” Silvio dalla Politica oggi è operazione potenzialmente molto più devastante di quella mirata su Bettino.
2) Silvio Berlusconi non è solo un politico potente, ma, come abbiamo appena ricordato, è anche un potente imprenditore: uno degli uomini più ricchi del paese. E non vanno sottovalutate le inquietudini e le paure che una eventuale condanna muoverebbe fra i suoi pari.
3) Silvio Berlusconi, e anche qui va fatto un paragone, ha una collocazione internazionale molto più solida di quella che aveva Craxi.
Una eventuale condanna avrebbe un impatto sul tessuto politico italiano e internazionale molto serio. Sicuramente più grave di quello avuto dall’abbandono di Bettino Craxi. Invelenirebbe il panorama italiano, acuendone lo scontro interno. Imbarazzerebbe in via ufficiale (anche se a molti di loro in privato farebbero spallucce) i leaders occidentali, essi stessi messi sotto pressione da contestazioni, ed errori, in una crisi difficile da governare. La prima vittima – continua il ragionamento – sarebbe di nuovo la reputazione italiana, mostrando un paese più diviso che mai, dalla incerta governabilità.”
Lucia Annunziata
Quindi niente Hammammet per Berlusconi, ma un sacco di italiani felici di essere furbi e l’altro sacco (un po’ più grosso) di incazzati.
Questo NON è il mio Paese, che NON mi rappresenta e NON mi ascolta (nemmeno alle urne).
Lukha B. Kremo
Spot odierno della Neorepubblica, ogni riferimento a fatti o personaggi realmente esistenti è una pura coincidenza.
Dal 1° luglio la Croazia sarà il 28° Paese a far parte dell’Unione europea. Da oggi inizierà il processo di valutazione per l’adozione dell’euro che richiede almeno due anni dopo l’ingresso nell’Ue.
Al momento l’Ue è composta da 28 nazioni, di cui 17 fanno parte dell’Unione Monetaria (tra parentesi l’anno di adesione e i paesi dell’Eurozona):
Austria (1995, euro)
Belgio (1952, euro)
Bulgaria (2007)
Cipro (2004, euro)
Croazia (2013)
Danimarca (1973)
Estonia (2004, euro)
Finlandia (1995, euro)
Francia (1952, euro)
Germania (1952, euro)
Grecia (1981, euro)
Irlanda (1973, euro)
Italia (1952, euro)
Lettonia (2004)
Lituania (2004)
Lussemburgo (1952, euro)
Malta (2004, euro)
Paesi Bassi (1952, euro)
Polonia (2004)
Portogallo (1986, euro)
Regno Unito (1973)
Repubblica ceca (2004)
Romania (2007)
Slovacchia (2004, euro)
Slovenia (2004, euro)
Spagna (1986, euro)
Svezia (1995)
Ungheria (2004)
Ricordiamo che in data 7 fiorile 132 (24 aprile 2013 dopo Cristo per voi che seguite sempre tutto quello che vi dicono di fare e non avete nemmeno la forza di seguire il calendario che preferite) la n/azione oscura Neorepubblica Kaotica di Torriglia ha congelato le relazioni diplomatiche con la nazione denominata per semplicità Italia, per cui ci trinceriamo dietro un fermo, soave e purissimo no comment riguardo a tutto ciò che succede in questo Paese, o più esattamente, per noi in quel Paese non sta succedendo nulla.
E chi non è d’accordo, vada a quel Paese.
L’AMBASCIATA DI VENEZIA PRESENTA:
VENICE EMBASSY PAVILION
DentroFuoriBiennale – insideoutsideBiennale
evento parallelo – parallel event
1-2 giugno 2013
June 1-2th, 2013
Garage Nr.3 Gallery
Via Cavallotti, 83B
Venezia Mestre – ITALY
VENICE EMBASSY
Letture e Performance – Readings, Performance and more
curated by Giancarlo Da Lio e Tiziana Baracchi
Artisti presenti:
ITALIA: Tiziana Baracchi, Piero Barducci, Brigata Topolino, Mirta Caccaro, Lamberto Caravita, Pino Conestabile, Laura Cristin, Maurizio Follin, Roberto Formigoni, Gabriella Gallo, Claudio Grandinetti, Tinamaria Marongiu, Emilio e Franca Morandi, Claudio Romeo, Gianni Romeo, Roberto Sanchez, Roberto Scala, Renato Sclaunich, Luigi Starace, Renata e Giovanni Strada
FRANCIA: Daniel Daligand, Michel Della Vedova, Rémy Pénard
FINLANDIA: Paul Tiililä
GERMANIA: Peter Küstermann
POLONIA: Grazyna Borowik, Andrzej Dudek-Durer
Uno spazio attivo per raccogliere la nostra storia passata e futura, ma non un contenitore. Forse la parola contenitore non è troppo generosa nei confronti dell’idea ma molto spesso ci serviamo di parole dal significato plurimo e ambiguo per coloro che poco sono avvezzi al nostro mondo. Un mondo in piena trasformazione e in continuo divenire ma che deve essere sempre significante altrimenti il nostro operare dovrebbe essere definito in altro modo più convenzionale. Ci siamo interessati di quasi tutto dalla Mailart all’Iperspazialismo, dalla Poesia Visiva alla Performance ma soprattutto di globalizzazione dell’arte anticipando i tempi di quella economica che spesso non ha raggiunto gli stessi risultati. Ma un fenomeno deve essere amministrato bene perché il suo risultato possa essere positivo non dipendentemente dal fenomeno stesso ma da coloro che lo gestiscono.
Giancarlo Da Lio
Le azioni attribuite ad Anonymous sono intraprese da individui non identificati che si auto-definiscono Anonymous,
che non si manifestano solo via web, alcuni di loro si presentano con addosso la maschera di Guy Fawkes (resa famosa dal film V per Vendetta) e scendono in piazza a protestare. Dopo una serie di controversie, proteste largamente pubblicizzate e attacchi DoS (Denial of Service) attuati da Anonymous nel 2008, gli episodi legati ai membri del gruppo sono diventati sempre più popolari.”
Si dice che sono nati nel 2003, ma le vere attività cominciano nel 2006. Si comincia con l’attacco al social network Habbo e ad attacchi a siti razzisti e sessisti o ad gruppi considerati contro l’etica come Scientology (con il Progetto “dedicato” Chanology).
Nel 2010 Anonymous appoggia le ragioni di Wikileaks (vedi nostro articolo su Julian Assange).
Tra i siti colpiti negli ultimi anni si annoverano: Fine Gael, un partito politico irlandese di centro-destra, la società di sicurezza HBGary Federal; Enel, che al fine di costruire impianti idroelettrici in Guatemala, nel municipio di Cotzal, assolda (con i denari di tutti gli italiani) 500 mercenari in assetto di guerra con passamontagna e forze antisommossa per occupare la comunità indigena maya Ixil (di cui abbiamo accennato anche in relazione all’ex dittatore Rios Montt); Agcom; New York Stock Exchange; il Tenente John Pike per aver spruzzato dello spray al peperoncino contro un gruppo di manifestanti; Dipartimento di Giustizia Usa; Motion Picture Association of America; Universal Music; Belgian Anti-Piracy Federation; Recording Industry Association of America; Federal Bureau of Investigation; HADOPI law site; US Copyright Office; Universal Music France; Senatore Christopher Dodd; Vivendi France; Casa Bianca; BMI; Warner Music Group; WallStreetJournal; AIPAC; Corte costituzionale ungherese; Vaticano; Massachusetts Institute of Technology; United States Sentencing Commission; Nasa; Sony; Hollywood; vari siti ministerili del Brasile; Facebook down; Equitalia, Trenitalia; Endesa; Emgesa; Ministero dell’Interno d’Italia, Ministero della Difesa d’Italia; Carabinieri; molti siti Israeliani per protestare contro l’esercito di Tel Aviv che ha sferrato una nuova offensiva contro il popolo palestinese nel novembre 2012, oltre che attacchi di vario tipo in Egitto e Tunisia a seguito della Primavera araba.
Questo elenco serve per farvi comprendere meglio chi sono gli hacktivist di anonymous, conoscendoli attraverso i loro nemici: i protettori della linea dura del copyright e in generale dei diritti fondamentali dell’uomo e dei cittadini.
Sono naturalmente seguiti arresti in tutto il mondo.
Considerando tutte le generalizzazioni e le peculiarità di ogni caso e il modus operandi di Anonymous è difficile se non impossibile dare un giudizio o un’opinione definitiva.
Sul fronte più puramente politico gli attacchi vanno sempre in direzione della difesa dei cittadini nei confronti di poteri forti o di attacchi militari o di repressione, ed è difficile non essere d’accordo almeno sulle loro motivazioni di base. Non a caso gli Anonymous si presentano con la maschera di V per Vendetta spesso a fianco di manifestazioni organizzate da Occupy Wall Street o dagli Indignados, rivelando un legame tra le diverse espressioni di protesta.
Ma Anonymous si concentra maggiormente sulle questioni del copyright, nelle quali sarebbe bene discernere questione per questione. Ma possiamo dire che se l’obiettivo del copyright (e delle sue diverse forme, come quella molto nobile del Creative Commons), dovrebbe essere quello di tutelare gli artisti, in pratica non è così, perché si tutela esclusivamente il prodotto dell’industria della creatività e dei più celebri artisti (che ve ne fanno parte), ignorando la gran parte degli altri artisti. Infatti, grazie a quella che chiamano pirateria (ma che si può tranquillamente chiamare prestito o donazione tra utenti), gli artisti poco conosciuti possono godere di un passaparola (una pubblicità gratuita!) che ha un duplice pregio: quello di far conoscere l’artista e quello di diffondere cultura artistica in generale.
Quindi anche grazie alla cosiddetta pirateria, vi è un ritorno per gli artisti e i loro produttori per via di altre forme di introiti (per esempio i concerti musicali o le mostre).
Ma per le grandi etichette e gli artisti famosi e ormai milionari è un apporto insignificante e minore delle royalties ricavate grazie al copyright, al contrario della stragrande maggioranza degli altri artisti. Quindi, come potete comprendere, di qualsiasi idea voi siate, è soltanto una questione di quantità di denaro che entra e non di tutela degli artisti.
Solo il Creative Commons va in questa seconda direzione, ed è uno strumento che ha trovate il consenso di moltissimi artisti.
In definitiva, la scelta è tra pochi artisti ricchi e tutelati e una minor cultura artistica da un lato, e una gran quantità di artisti non milionari e una diffusa cultura artistica dall’altro. Io scelgo la seconda opzione.
MAY DAY MAY DAY
9 Fiorile 132 / 1° maggio 2013
Primo Maggio. Un grido di aiuto si alza dai cittadini.
La festa del Lavoro è l’occasione per una riflessione su una questione che fa da sfondo alla situazione sociale e politica italiana ed europea in generale.
I problemi al momento sono la disoccupazione, la mancanza di stimoli alle imprese, il pessimo rapporto tra cittadino e politica. Ci sono molti modi per ovviare a questa situazione, ma non è il nostro compito. Il compito degli artisti e degli intellettuali è quello di capire il “momentum”, di comprendere la cultura che ha portato alla crisi internazionale e ai problemi specificatamente europei e italiani.
Sintetizziamo questa cultura nell’espressione “democrazia inferma”. Questo non lo si può negare, fosse anche soltanto il rapporto cittadini/politica, sarebbe un disturbo democratico non da poco. Ma la situazione italiana non si riduce a questo rapporto deteriore. Ma anche nell’informazione faziosa, nella diffusione della corruzione pressoché generalizzata a livello regionale e provinciale (un ritorno del sistema craxiano a suo tempo tanto condannato da Mani Pulite), che comprende anche il conflitto d’interessi tra politica e affari e nell’utilizzo di forme persuasive di dubbia legittimità e costituzionalità (sondaggi, rimborsi) prima e durante il voto “libero” del cittadino.
Qualcuno a sinistra parla di “Berlusconismo”, ma a noi non interessa caratterizzarlo partiticamente.
Nelle dittature (un buon esempio è la Cina) il potere ha sempre il controllo dell’informazione e di tutte le tv. In Italia la Destra ha in mano almeno 3 tv (che quando è al governo diventano 5) su 7, oltre che una parte dell’editoria. Esiste una letteratura sterminata (e un’evidenza difficilmente innegabile) di quanto i media televisivi influenzino sull’acquisto di prodotti; è altresì evidente che questo avviene anche per il voto. Mediaset non nasconde di influenzare il voto, è palesemente persuasiva, così come lo è Rai3 nei confronti della Sinistra. Il problema è il legame partito politico/televisione generalista, in Italia il capo della fazione politica controlla la televisione, influenzando il voto, che rimane sempre alto, non per meriti politici, ma per persuasione mediatica.
Noi pensiamo che il voto non debba essere soggetto a persuasione mediatica, pubblicità enormemente preponderante, che non debbano essere pubblicati sondaggi nemmeno durante la campagna elettorale, che gli spazi televisivi debbano rispettare una certa “par condicio”.
A questo si aggiunge l’atteggiamento (ventennale) della cosiddetta opposizione che nonostante sia stata più volte al Governo (quasi quanto l’altra fazione) non ha affrontato le questioni sopra citate, nonché una legge elettorale voluta dalla Lega per dare più peso ai voti che la riguardavano, creando di fatto lo stallo a cui abbiamo assistito.
È per questi motivi, per non aver affrontato negli ultimi anni, nonostante le continue pressioni dei cittadini, l’infermità della democrazia in Italia, che la Neorepubblica di Torriglia, (con votazione democratica) ha voluto “Congelare le relazioni Diplomatiche con la Repubblica Italiana”.
La Neorepubblica Kaotica di Torriglia nasce come “azione artistica satirica”.
Il suddetto messaggio viene allegato a un plico inviato a Palazzo Chigi comprendente una barra di ghiaccio chimico da campeggio con spilletta della Micronazione e incisione di “K” sul fronte e incisione “L” e “B” sul retro, da considerarsi opera d’arte satirico-politica, simbolo di Congelamento, che rientra nella mail-art, in quanto l’opera completa è l’oggetto comprensivo del tragitto dal mittente al destinatario.
NEOREPVBBLICA DI TORRIGLIA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO X
giorno 7 fiorile 132
* Siete favorevoli al governo presieduto da Enrico Letta?
Il Governo Oscuro ha votato così:
commento:
Alta astensione per un qvesito che segue dopo pochi giorni il precedente, motivato anche da una certa irritazione (comune anche in Italia) rispetto allo stallo e/o alle decisioni politiche susseguenti.
Degli 8 “no”, ben 7 richiedono l’avvia della procedura di “Congelamento delle Relazioni Diplomatiche con l’Italia“, quindi sufficienti per la maggioranza (che ha richiesto, in base ai votanti, un minimo di 7).
Ecco in cosa consisterà la procedura:
1) Invio a Palazzo Chigi di una barretta di ghiaccio chimico da campeggio. In opzione l’invio di una seconda barretta a un’altra istituzione.
(La procedurà sarà documentata fotograficamente e resa pubblica per non destare sospetti di terrorismo).
2) Congelamento dell’Ambasciatore in Italia Sandro Battisti, che assumerà il titolo di “Abasciatore Congelato” e un atteggiamento freddo e distaccato con tutti gli italiani discutendo di politica o società di quel Paese.
3) Congelamento dell’atteggiamento (freddo e distaccato) di tutti i cittadini Torrigini con tutti gli italiani discutendo di politica o società di quel Paese. (I cittadini potranno definirsi “Italici” cioè abitanti del paese fisico Italia, ma non Italiani).
4) Possibilità, in caso di modifica della situazione italiana, di avvio di procedure supplettive, il qvesito su questa questione potrà essere richiesto da qualsiasi cittadino votante da oggi.
5) Naturalmente, il Presidente e qualsiasi altro cittadino votante potrà chiedere la procedura di “scongelamento” in qualsiai momento.
Post Scriptum: abbiamo la notizia di una sparatoria a Palazzo Chigi. Prendiamo le distanze da tale sparatoria.
NEOREPVBBLICA DI TORRIGLIA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO IX
giorno 3 fiorile 132
* Siete favorevoli al “nuovo” Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?
Il Governo Oscuro ha votato così:
commento: I cittadini della Neorepubblica sono così insoddisfatti della situazione italiana e della rielezione di Napolitano per scampare allo stallo, che i pochi voti favorevoli sono quasi tutti ironici, e si complimentano per la novità che il Parlamento Italiano (non) ha saputo trovare. In ogni caso la rielezione di Napolitano a noi non piace, sebbene molti dei cittadini avessero apprezzato il suo primo mandato. Non è quindi una questione di persona, ma di modus operandi della politica italiana. 8 voti, inoltre, chiedono il “Congelamento delle relazioni diplomatiche con l’Italia”. Con un solo voto in più potremmo aprire la procedura di congelamento, che consiste nell’invio al Quirinale di un pacchetto simbolico con una borsa del ghiaccio da frigo (che stiamo già preparando). Dato che molto professionalmente il nostro Ambasciatore in Italia non ha votato esplicitamente per il congelamento (data appunto la sua delicata posizione istituzionale), il Presidente si riserverà di decidere insieme all’Ambasciatore se aggiungere quel voto per congelare le relazioni diplomatiche oppure no, attendendo prima gli sviluppi sulla nomina del nuovo Governo Italiano, che affronteremo con un nuovo Qvesito.
La Francia diventa il 14° Paese che legalizza i matrimoni fra persone dello stesso sesso. La riforma è considerata in Francia la più importante dai tempi dell’abolizione della pena di morte, nel 1981.
Il presidente della Neorepubblica di Torriglia ha mandato ufficiali apprezzamenti per l’evento alla Francia tramite la propria ambasciatrice di Francia, in quanto la Neorepubblica appoggia i matrimoni egualitari assoluti, ovvero non solo di qualsiasi combinazione di coppia fra i tre sessi diversi (maschio, femmina, transgender), ma anche tra specie intelligenti diverse (in previsione di un contatto alieno extraterrestre).
In questo campo la Neorepubblica Kaotica di Torriglia è il primo Paese al mondo che riconosce matrimoni interspecie.
Ecco la situazione mondiale sulle tutele e riconoscimenti legali per coppie omosessuali:
Blu: Matrimonio tra persone dello stesso sesso
Azzurro: Altri tipi di unioni civili (o coabitazioni registrate)
Celeste: Riconoscimento dei matrimoni celebrati all’estero
Grigio: Nessun riconoscimento per le coppie di persone dello stesso sesso
Pratiche omosessuali illegali:
Verde: Pena de jure, ma non perseguita de facto
Giallo: Punizione minima
Arancio: Grave reato (codice penale)
Rosso chiaro: Imprigionamento a vita (condanna all’ergastolo)
Rosso cupo: Pena di morte
Si noti l’estrema omofobia dei Paesi musulmani e la situazione paradossale dell’Italia, in compagnia di Paesi omofobi come la Russia, la Cina, alcune repubbliche asiatiche e centrafricane.
Se la motivazione è ovvia (l’influenza del Vaticano e della cultura veterocattolica), siamo felici di sentire le parole di umiltà e apertura di papa Francesco, in attesa che si trasformino in fatti.
Il primo papa che rinuncia alle vesti cerimoniali, il primo papa che si chiama vescovo di Roma, il primo papa Gesuita, il primo papa che visita la cripta di San Pietro (ma gli altri che facevano?), il primo papa che mette il ciuccio a un bimbo, tutte cose bellissime, ma che noi vorremmo diventassero: il primo papa che permette il sacerdozio femminile, il primo papa che punisce i chierici pedofili, il primo papa che non vieta il preservativo, il primo papa che non vieta l’amore omosessuale, eccetera: Jorge Bergoglio: non sei ancora un santo.
NEOREPVBBLICA DI TORRIGLIA
GOVERNO OSCURO
QVESITO VII
giorno 12 ventoso 132
* Se foste nel conclave quale candidato pontefice votereste? Se foste papa quale nome scegliereste?
Il Governo Oscuro ha votato così:
Questi i risultati:
Gianfranco Ravasi … 5
Peter Erdo … 2
Francis Arinze … 1
Robert Sarah … 1
Georg Ganswein … 1
Giovanni A. Becciu … 1
Dionigi Tettamanzi … 1
Astenuti … 5
Pietro II … 2
Alessandro IX … 1
Clemente XV … 1
Nerone I … 1
Sisto VI … 1
Georg I (Giorgio I)… 1
Gandalf I … 1
Angelico I … 1
commento:
i torrigini hanno pochi dubbi, Gianfranco ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è il favorito. Ma non mancano ipotesi africane o europee. Vince quindi “la cultura”, sentita probabilmente come carente al Vaticano. Ma, se il “papa nero” è votato in soli 2 casi, le suggestioni della profezia di Malachia (e altre versioni di profezie papali), secondo cui saremmo all’ultimo papa (o probabilmente doveva esserlo Benedetto XVI), indicando come preferenza di nome Pietro II, nome dell’ultimo papa. In questo s’intravede la volontà di porre fine all’istituzione papale, almeno in questi termini, o per lo meno, in un forte rinnovamento spirituale.
***
Per quanto riguarda l’Italia, la votazione alla nostra “fiducia” o meno al nuovo governo è stata posticipata a quando si saprà qualcosa di sicuro. Al momento il presidente della Neorepubblica di Torriglia dichiara ufficialmente ciò che ha già espresso in modo informale 5 giorni fa, ovvero che il M5S uscirà dal Senato al momento della fiducia per far abbassare il quorum in modo che il governo Bersani possa ottenere la maggioranza e la fiducia anche al Senato, per successivamente votare insieme al Pd, volta per volta, i provvedimenti e le riforme.
Il Ministro della Giustizia statunitense, Eric Holder, ha depositato presso la Corte Federale di Los Angeles una querela per frode contro il colosso americano Standard’s & Poor, agenzia di rating per aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari e contribuito così in maniera determinante, a scatenare la crisi dei mutui subprime nel 2008.
Vi rimando ai nostri articoli su com’è nata l’attuale crisi (leggi), e come anche noi della neorepubblica di Torriglia abbiamo segnalato l’assurdità dell’operato delle agenzie di rating (leggi).
In pratica, le agenzie di rating non hanno assolutamente accennato al rischio che rappresentavano i mutui subprime.
Barack Obama dà un segnale forte contro la speculazione e il mondo delle banche, esattamente quello che un politico vero dovrebbe fare. In Europa i politici che denunciano questa situazione sono una rarità, l’unica eccezione in cui sono stati tutelati i consumatori è avvenuta in Islanda.
In Italia, la campagna elettorale (tranne alcune eccezioni) si sta giocando su altre questioni, che distolgono gli elettori dai veri problemi, per esempio l’esistenza di una “casta” di finanzieri/speculatori e conniventi che modificano le sorti dell’economia mondiale (come hanno già fatto).
Sveglia!
Da circa tre settimane la Francia ha intrapreso una guerra nel territorio del Mali contro i fondamentalisti islamici locali. Roccaforte degli integralisti sarebbero le città di Kidal e Tessalit, nel nord del Paese, verso l’Algeria.
I bombardamenti stanno continuando e coinvolgono, come sempre quando si tratta di bombardamenti aerei, anche la popolazione civile. Per questo noi disconosciamo in generale questo tipo di attacco.
Al momento la Francia (che evidentemente considera il Mali ancora una propria colonia), non ha direttamente chiesto aiuto dell’Europa o della Nato, per questo noi non ci siamo pronunciati ufficialmente e lo faremo solo se ciò dovesse succedere.
Inoltre comunichiamo il nostro silenzio stampa sulla pietosa campagna elettorale che sta avenendo nel nostro Paese confinante (l’Italia), una campagna al limite della compravendita mafiosa. Silenzio che romperemo soltanto poco prima delle elezioni, con un comunicato ufficiale.
In Siria continuano le stragi di civili, nelle campagne nei dintorni di Homs 106 morti tra uomini, donne e bambini dopo un raid del regime di Bashar al Assad. Ormai pare che l’80% sia in mano dei ribelli e il regime abbia i mesi contati (si parla di 6 mesi). Ma i ribelli chi sono? L’organizzazione Jahbat al-Nusra, per gli Usa vicino ad Al Qaeda, per la Turchia no, ma comunque è sicuramente d’ispirazione jihadista, quindi sempre di guerra in nome di Allah si tratta.
In Mali, infatti, l’organizzazione islamica Shabaab, contro cui la Francia è entrata in guerra, è d’ispirazione Qaedista. Lo confermano i recenti ostaggi in Somalia e Algeria. Allora ci si chiede quali siano le motivazioni dei Paesi occidentali, che fanno guerra e contemporaneamente aiutano le organizzazioni islamiche jihadiste a seconda del contesto.
La risposta è abbastanza semplice e viene dalla Libia: l’Occidente vuole la pace, meglio se democratica.
Intento nobile? Naaaa. Con la guerra non si possono fare affari, con la pace sì. Oltretutto la democrazia non è strettamente necessaria (infatti la Cina va benissimo, la si critica un po’, ma poi si fanno affari insieme: se fossimo veramente democratici avremmo posto l’embargo alla Cina). La Libia serve per il petrolio, come l’Iraq e il Kuwait, punto.
Qualcuno potrebbe comunque non vedere nulla di malvagio nel “fare affari” con Paesi del Terzo mondo, e a questo scopo viene in aiuto l’esempio di un altro Paese africano: la Nigeria. Gli affari petroliferi hanno sicuramente migliorato le condizioni dei Paesi Occidentali che lavorano in Nigeria (primi fra tutti Italia e Regno Unito), ma non hanno assolutamente migliorato le condizioni dei cittadini nigeriani, anzi, spesso è successo il contrario.
Allora a cosa serve “esportare democrazia”? A migliorare le condizioni economiche e sociali dei cittadini dei Paesi Occidentali, che altro non sono che gli elettori di chi è al potere.
Capito il giochino? Questi sono coloro che io chiamo “abbuiati”, in contrasto e polemica con il complottista di turno.
Lo scontro decennale tra palestinesi e israeliani si riaccende per l’ennesima volta. Sembra che il bioritmo guerra-pace segua una sinusoide, i periodi di tregua e l’avvicinarsi della pace vengono puntualmente interrotti da un’inversione di tendenza che riporta tutto verso la guerra. Come un profondo respiro senza fine. Qualche studioso potrebbe pensare che questo conflitto sia una specie di termometro del mondo e scovare dei paralleli tra le alternanze pace-guerra e la situazione mondiale, vista sia la regolarità delle ricadute, sia la particolare risonanza mediatica di questo conflitto. E alla crisi economica mondiale non poteva mancare la guerra “per eccellenza”.
Noi non siamo ancora velleitari a tal punto da formulare questa ipotesi, ma sicuramente possiamo legare questo conflitto a una guerra “sotterranea”, o se preferite “fredda”, che ha come baricentro il Medio Oriente. Pensiamo sia all’Iran che fornisce armi alla Palestina che ha come obiettivo il sodalizio Israele-Stati Uniti, sia all’asse Russia-Cina, che, come ha dimostrato il caso della Siria, si oppone all’egemonia degli Stati Uniti in Medio Oriente.
L’immensa partita a scacchi mondiale porta a una guerra stretta e angusta combattuta addiruttura in una Striscia di trra di pochi chilometri.
E se a Gaza i bambini muoiono è colpa di tutti questi “poteri forti”, non solo del missile israeliano di turno. Ma nessuno è esente da responsabilità.
E tutti i politici da bar che riemergono in situazioni come queste dovrebbero, oltre a studiarsi la storia, tenere presente i seguenti fatti.
Israele
Israele è uno Stato, e come tutti gli Stati comprende una moltitudine di persone, tra cui pacifisti e integralisti religiosi (nella fattispecie ultraortodossi), ebrei sionisti e non, arabi ebrei (lo sapevate?), e musulmani israeliani, ma soprattutto comprende anche il Governo Netanyahu. Una cosa è essere ebrei ortodossi, un’altra sionisti (esistono anche ortodossi non sionisti, soprattutto in Usa), un’altra ancora Israeliani. Quindi chi si riempie la bocca di Israele dovrebbe fare queste distinzioni, perché le manifestazioni pacifiste degli israeliani non vanno d’accordo con la politica di aggressione della destra che il governo israeliano asseconda.
I sionisti hanno la responsabilità di violare costantemente (fino a oggi) i trattati internazionali e continuare a costruire colonie nei territori occupati.
Il Governo ha la responsabilità di assecondare i sionisti e la destra per avere l’appoggio politico e poter governare.
Palestina
Anche in questo caso, servono dei distinguo. Ci sono i palestinesi, Hamas (attualmente al governo), gli integralisti pro jihad e l’ANP.
Hamas, con l’appoggio degli integralisti, viola regolarmente gli accordi, le tregue e protegge i terroristi al proprio interno. Ora, considerare combattenti e non terroristi Hamas e gli integralisti kamikaze è controverso. Faccio degli esempi per ognuna delle fazioni: rivolgendomi agli italiani come chiamereste Pietro Micca che si fece esplodere per impedire alle truppe francesi di conquistare Torino durante l’assedio del 1706?
Come dimenticare, del resto, Il massacro di Monaco del 1972, in cui dei fedayyìn palestinesi palestinesi uccisero 11 atleti israeliani che stavano partecipando alle Olimpiadi.
Inoltre, giusto per stare in Italia, molti hanno dimenticato la strage di Fiumicino nel 1985, dove i terroristi palestinesi uccisero 16 persone ferendone circa 100.
Credo che, aparte eccezioni, la differenza tra terrorismo e lotta per la libertà sia abbastanza semplice.
L’intifadah (il lancio di pietre) è lotta per la libertà, farsi esplodere in un autobus israeliano è terrorismo. L’ANP è un organizzazione lecita, mentre non dimentichiamo che i kamikaze palestinesi sono stati la fonte d’ispirazione di Osama Bin Laden e dei Talebani, niente meno.
È quindi necessario, sia per noi, ma soprattutto per i Palestinesi, cominciare a distinguere gli integralisti religiosi dai combattenti per la libertà. La jihad non c’entra niente con la Palestina, o almeno non dovrebbe.
Stati Uniti
Non mi stupisce come gli Stati Uniti (in cui vivono milioni di ebrei) siano filoisraeliani, non stupisce nemmeno che gli Stati Uniti abbiano ottimi rapporti con l’Arabia Saudita (monarchia assoluta, con la più integrale versione dell’Islam, ma ricca della materia prima che fa muovere il mondo, ovvero il petrolio), mentre i rapporti con la Palestina non sono per niente buoni (è una democrazia, non è integralista, ma è un Paese molto povero).
Queste riflessioni fanno capire che le democrazie occidentali non creano alleanze in base alle proprie idee democratiche, ma al profitto. Più che “democrazie” si tratta di “capitalismi”.
Europa
Il vecchio continente sembra ergersi ad arbitro (inascoltato) del conflitto. Sembra invece comportarti come gli Stati Uniti, solo che in Europa vivono milioni di musulmani e non di ebrei (che inazisti – che erano europei – hanno eliminato in massa), quindi sembra ovvio che si parteggi leggermente più per le motivazioni dei palestinesi. Falso buonismo.
Resta il fatto che la Palestina ha il diritto di avere uno Stato vero (non le vergognose riserve “indiane” di adesso, entro i confini stabiliti nel 1967), e che Israele ha diritto alla propria tranquillità e non si deve sentire minacciato dall’Iran e da gran parte dei Paesi del Medio Oriente.
Resta il fatto che Israele è un paese ricco che continua a colonizzare terre di un Paese povero.
Resta il fatto che nessuno dei due contendenti vuole la pace.
Antisemitismo
Infine, non poteva mancare l’antisemitismo, che ultimamente ha permeato pure certi ambienti di estrema sinistr! Essere fascisti, nazisti, neonazisti o postfascisti è vergognoso, ma essere comunisti antisemiti è lo stesso.
Contestare Israele e le scelte del proprio governo è lecito, essere contro gli ebrei no.
Contestare i Palestinesi perché hanno eletto Hamas al Governo è incomprensione dei livelli indecenti di vita dei palestinesi.
Al Salaam! Shalom!
Lo sciopero europeo contro le misure di austerity è degenerato in scontri in Spagna, a Madrid, e in diverse città italiane (Roma, Milano, Torino, Padova, Brescia). Scioperi ci sono stati anche in Portogallo, Grecia, Polonia e Germania, dove pare la polizia si sia comportata in modo molto diverso, agevolando il corteo anziché impedirne l’avanzata.
Nel frattempo Israele lancia un missile sull’auto di Ahmed Jaabari, capo militare di Hamas, uccidendolo. Hamas giura sanguinosa vendetta. Gli Usa sostengono che Israele abbia diritto di difendersi, approvando inconsapevolmente (?) anche la dichiarata rappresaglia palestinese: è evidente che anche loro vogliono la guerra.
I ministri italiani fanno spallucce e lanciano condanne generiche contro le violenze (ma mi chiedo cosa ci sia di più violento che far pagare la crisi alle classi meno abbienti), senza chiedersi le motivazioni degli studenti (forse se li aspettavano un po’ più choosy).
Sia il governo, sia i media, sia la sinistra, dividono i “facinorosi infiltrati” dai “manifestanti pacifici”, senza chiedersi se sia una divisione artificiosa, di comodo o no (certo che è di comodo, ognuno per un motivo diverso), senza chiedersi le motivazioni che spingono alla rabbia, senza chiedersi se la questura sia stata in grado di controllare l’ordine pubblico o abbia commesso degli errori.
Io invece mi chiedo se sia giusto assegnare a un corteo un percorso che non comprenda il luogo dell’istituzione contro cui vuole protestare (se io protesto contro il parlamento, dove lo vorrei fare, secondo voi?).
L’assegnazione di un percorso secondo la questura più sicuro, diventa insicuro perché evidentemente “fuori strada” e non concorde al volere di chi organizza la protesta. E lo scontro (o l’errore) nasce in questo momento, poi sapere chi sia stato il primo a lanciare la molotov/bomba carta/lacrimogeno lo lasciamo ai discorsi da bar.
Come tutti sanno, la guerra si dichiara prima di combattere.
Noi la pensiamo come Pier Paolo Pasolini: siamo dalla parte degli offesi, quindi in primis le forze dell’ordine di prima fila e i manifestanti. I responsabili, anche questo lo sanno tutti, vanno cercati più in alto.
Le questure hanno voluto la guerra, i “facinorosi” hanno voluto la guerra, Israele e gli Usa vogliono la guerra, Palestina vuole la guerra. Ma attenzione, guerrafondai: ci sono i ministri tecnici/finanzieri/economisti che vi condannano, che paura, eh?!
Chissà come andrà a finire…?
Intanto a Gaza stanno bombardando (e non sono le uova sulle vetrine di Roma).
Non è la prima volta che parliamo di terremoto e geologi: ci teniamo a premettere che noi siamo per la scienza e siamo con gli scienziati, ma se insistiamo su questo argomento è perché notiamo un certo comportamento nei confronti dell’informazione scientifica che non ci piace affatto.
Il 31 marzo del 2009, 5 giorni prima della scossa che distrusse L’Aquila e provocò 309 morti, vi fu una riunione della Commissione Grandi Rischi, convocata appositamente dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per fare il punto della situazione e valutare le misure da mettere in atto in conseguenza dello sciame sismico che da giorni interessava la città.
Cosa esce dalla riunione? Nulla, visto che i geologi specialisti del caso hanno rassicurato tutti, alcuni dei quali tacciando di “allarmismo” certe voci insistenti di pericolo di forte terremoto imminente che in verità da mesi giravano in tutto l’Abruzzo.
Così, dopo 3 anni e mezzo, il giudice del tribunale dell’Aquila Marco Billi ha condannato a 6 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose l’allora presidente della Grandi Rischi Franco Barberi, l’allora vicecapo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, l’allora presidente dell’Ingv Enzo Boschi, il direttore del servizio sismico del Dipartimento della Protezione Civile Mauro Dolce, il direttore del centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, il direttore di Eucentre Gian Michele Calvi, il professore di fisica dell’Università di Genova Claudio Eva, colpevoli di aver sottovalutato il pericolo, di aver fornito informazioni imprecise e incomplete, di esser venuti meno ai loro doveri. La difesa fa notare che la responsabilità degli scienziati era quella e soltanto quella di fornire un quadro chiaro a chi poi doveva decidere e comunicare le decisioni alla popolazione. Ma la valutazione, come scritto nel capo d’imputazione, è stata giudicata “approssimativa, generica e inefficace”, sia in relazione all’attività della commissione sia ai doveri di
“prevenzione e previsione”, che ha portato gli scienziati a fornire, dopo la famosa riunione, “informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica, vanificando le attività di tutela della popolazione”.
I cittadini applaudono, altri, evidentemente non aquilani, gridano alo scandalo, sostenendo che gli scienziati “non avevano la sfera di cristallo” o che “una cosa così succede solo in Italia, e non in Giappone o in Usa”.
C’è un po’ di confusione: se una cosa così succede solo in Italia non stupisce, solo in Italia la parola “allarmismo” viene affiancata a un reato, differentemente dagli Stati Uniti, dove per uno tsunami di 30 cm si fanno squillare le sirene tutta la notte, mente in Italia non bastano alluvioni catastrofiche per evitare l’accusa di allarmismo per ogni allerta che non ha come conseguenza dei decessi!
Diciamolo: l’Italia ha un che di omertoso quando si parla di rischio: allertare (e informare sui pericoli) significa impanicare l’opinione pubblica. Ecco perché succede in italia.
Quanto alla sfera di cristallo, mi chiedo come mai, ora, durante lo sciame sismico del pollino, la stessa Commissione usi altri termini, informando e sostenendo che “possono esserci scosse più forti”, che “non siamo in grado di dire se ci potrà essere un’altra scossa più forte”, che “come nel terremoto dell’Umbria o dell’Emilia, ci sono state due grandi scosse e non una singola” e addirittura allestendo campi di tende quando ancora non ci sono morti o quasi. Frasi diverse dal “non possiamo prevedere la scossa, quindi state tranquilli a casa”, magari in strutture fatiscenti come il pensionato studentesco dell’Aquila.
Se l’atteggiamento sembra cambiare, significa che quello di prima era sbagliato. Ed era punibile.
Oltre al comportamento durante l’emergenza, fondamentale è l’educazione idrogeologica.
Soprattutto in Paesi come il Giappone, non si lascia nell’ignoranza totale la popolazione, ma s’informa per filo e per segno al comportamento da prendere in caso di sisma, o di alluvione. Da come costruire gli edifici, fino a come comportarsi durante l’emergenza. Perché l’Italia è una zona sismica e idrogeologicamente instabile, ovunque, e tutti dovrebbero sapere cosa fare. E invece non è così: si costruisce sopra i greti dei fiumi, si tirano su capannoni “appoggiando” i pilastri, e poi si vedono persone che scappano a caso in preda al panico, o che attraversano ponti con fiumi in piena. alcuni dei quali, come a Genova, non vengono nemmeno considerati torrenti, ma semplici fogne.
Sembra andato in scena l’atto conclusivo della rappresentazione dell’era Berlusconi, una sorta di farsa ventennale (farsa non in senso polemico, ma nel vero senso del termine, ovvero di rappresentazione tra il divertente e il drammatico, come Berlusconi stesso ha voluto).
Stiamo parlando dell’annuncio, il 26 ottobre, della rinuncia alla ricandidatura politica, quello, il 27, della sentenza che lo condanna a quattro anni per frode fiscale, e, il 28-29, dei risultati catastrofici del Pdl alle elezioni amministrative della Sicilia.
La fine annunciata di Berlusconi si risolve in soli quattro giorni, a meno di un anno dal crollo politico del suo governo.
La sentenza dimostra che l’Italia ha avuto un Presidente del Consiglio reo di frode fiscale (condanna che va aggiunta alle tre precendenti), nonostante le ormai nenie complottiste delle “toghe rosse”. Infatti, che cos’ha di diverso la teoria delle toghe rosse, per esempio, dalla teoria che l’11 settembre sia un piano del governo statunitense?
Non esiste nessuna prova, ma solo indizi di parte che vengono organizzati senza tenere conto delle ragioni dei magistrati stessi. Diciamolo francamente: la magistratura è storicamente legata alla destra, questo è risaputo: al limite, al posto del delirante concetto di magistarti “comunisti” si può parlare di un gruppo minoritario di magistarti riunito sotto al bandiera di Di Pietro e dell’Italia dei Valori, contro il dilagare della corruzione.
Queste “toghe dei valori”, non certo rosse, potrebbero aver deciso di penalizzare una certa parte politica facendo leva sulla corruzione.
A parte il fatto che stiamo parlando ancora di una teoria non dimostrata, gli ambienti del Pdl cadono in contraddizione quando fanno notare che pochi processi hanno centrato il loro obiettivo di “delegittimazione politica”. Questi fatti mi sembrano la conferma che i processi non siano a senso unico, ma che esista ancora il tanto decantato garantismo (che per inciso non significa passarla liscia, cari sedicenti garantisti, ma significa considerare l’imputato innocente a tutti gli effetti fino a prova contraria).
Infine, il fatto che Berlusconi sia politicamente defunto, separa definitivamente la deligittimazione politica dalle intenzioni dei magistrati.
Insomma, Berlusoni si ostina ancora a parlare di toghe rosse come di Forza Italia, di come lui sia ancora incensurato, senza specificare che la maggioranza dei processi si sono conclusi in prescrizione, che non significa che l’imputato è innocente, no, significa: il reato non è così importante da dover procedere penalmente per più di un certo numero di anni. Il che la dice lunga di come il tizio in questione (ormai lo possiamo chiamare così), abbia una buona probabilità di averla letteralmente “passata liscia” per motivi formali.
Berlusconismo.
Che a capo del’Italia ci fosse stato un corrotto o no, poco importa, ora che il tizio e il suo disgregato gruppo non sono più politicamente influenti. Quello su cui tutti sono d’accordo è che l’era Berlusconi sia da considerare un periodo (per usare le parole della figlia Marina) straordinario (ovvero non ordinario) e che in Storia si studierà al pari dell’era Giolitti (per non dire Mussolini). Che poi ci abbia accompagnato nel baratro politico, amorale, maschilista, anticulturale e decadente è un opinione non assoluta, ma di una parte consistente del Paese, intellettuali e analisti sociali compresi.
Il problema è che il berlusconismo, anche se pare non avere grandi prospettive, non è morto.
Oltre al discorso puramente politico e del dissolvimento del Pdl, i caratteri “berlusconisti”, da un anno a questa parte, si notino come papaveri in un campo di grano (o come deiezioni nel deserto). Alcuni esempi: Renato Brunetta e altri esponenti del Pdl che fanno il gioco delle tre carte con le cifre per scaricare goffamente la responsabilità della crisi (che c’è dal 2008) su Monti (che denota la bassa professionalità dei politici berlusconisti e del modo in cui hanno rovinato l’immgine pubblica del politico, mentendo spudoratamente), Angelo Alfano che dice che non considera una sconfitta il crollo del suo partito in Sicilia, infine, elementi da estirpare rapidamente dalla politica come Franco Fiorito o Roberto Formigoni, che sembrano essere andati a scuola di berlusconismo, attaccando per difendersi, ostentando la propria corruzione come destrezza, anziché vergognarsi e nasconderla.
Insomma, gente ormai avulsa dalla realtà politica, che scarica ogni responsabilità agli altri salvando sempre se stessi, ultime vuote marionette della farsa berlusconiana che irritano forse più di prima, in quanto non si rendono conto che il clima politico e sociale è cambiato, che l’ingenua follia del berlusconismo è agonizzante, e che non siamo più nell’epoca dell'”io ho sempre ragione e tu hai sempre torto”.
Non a caso i berlusconisti sono gli eredi di Craxi, il primo che indignò l’opinione pubblica e che contribuì alla rovina dell’immagine del politico, oggi decisamente compromessa. Se Beppe Grillo cresce a livello esponenziale (vedi nostro articolo in merito) è grazie all’immagine che i berlusconisti hanno dato (e danno) del politico.
Immagino che la destra si riorganizzi in qualche anno, auguro loro solo di scegliere una strana diversa, caratterizzata dalla professionalità, dalla serietà, della moralità, lontana dalla spettacolarizzazione mediatica (caratteristiche che una volta appartenevano proprio alla destra), questo perché il mio discorso non venga preso per un “discorso di sinistra”, ma una riflessione sulle radici della crisi ideologica e politica del nostro Paese confinante.
Montismo.
Colgo infine l’occasione di chiarire la nostra posizione rispetto al governo Monti. In questi mesi di governo, infatti, abbiamo notato un netto “scolorimento” delle intenzioni di lotta all’evasione fiscale, alla corruzione e in generale del ripristino dei conti con una politica di equità sociale, che sembravano caratterizzare gli esordi di Monti. La sua connivenza con il mondo bancario non è solo un’ipotesi complottista, lo dimostra il fatto che l’ipotesi di eliminare o quanto meno ridurre le spese delle operazioni bancarie, è stata ritirata in fretta e furia dopo la minaccia dell’ABI, timorosa che la propria dirigenza e il proprio managment dovessero rinunciare ai loro stipendi a sei cifre.
Monti non poteva dire no alle banche, così ha optato per l’aumento dell’Iva, dimostrando ai fatti di ignorare i presupposti con cui aveva cominciato.
Nonostante ciò, la Neorepubblica di Torriglia, avendo votato la fiducia (anche se solo di un voto), si rende conto che le opinioni personali sono una cosa personale, altro è la convivenza sociale. Così, coerentemente alle scelte prese, rispetta il proprio appoggio a Monti fino alle prossime elezioni, che sia augura vengano il prima possibile con una nuova legge elettorale.
Questo articolo non vuole offendere nessuno e non vuole entrare nel merito delle responsabilità del fatto, ma è una critica a come i media italiani trattano l’avvenimento.
Stiamo parlando della detenzione in India dei due marinai militari italiani (detti marò) Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a seguito dell’uccisione di due pescatori creduti pirati.
Siamo convinti, insieme con le autorità italiane, che il fatto, in quanto avvenuto in acque internazionali, sia di competenza della nazionalità dei responsabili, quindi l’Italia. L’India risponde che per i terroristi non vale questa norma, ma è appurato che i due marò non sono terroristi.
Detto questo, bisogna tener presente che sono morti due pescatori innocenti, padri di due famiglie, già povere, che oggi non hanno più un introito e che per loro sarà difficile andare avanti. Sembra che i media italiani accusino l’India di detenzione indebita dei due militari, cito testualmente il TG5 (ma potrei citare altri telegiornali) “i due marò non sono ancora liberi”. Questo la dice lunga sulla serietà delle intenzioni della giustizia militare italiana, se il caso fosse portato in Italia: ho paura che, come spesso succede con i militari, siano assolti, o siano riconosciuti colpevoli ma lasciati liberi su cauzione o con la pena di un’ammenda.
E qui sta il punto: non è che essendo in acque internazionali, allora sono innocenti: hanno ammazzato due pescatori, credendoli pirati? Omicidio. Sarebbe “colposo” se non volevano uccidere. Ma loro volevano uccidere, ma hanno sbagliato le persone. Qui sta l’attenuante, ma l’errore l’hanno fatto, e va pagato. Per il momento sono in India, in un carcere sopra la media quanto a condizioni e, a parte la questione della territorialità, non vedo che cosa debbano recriminare, se non avere il diritto di un processo equo.