Mosca schiera l’antiterrorismo, Kiev parla di “partigiani russi” in azione contro Putin.
Intanto diventerà operativo ad agosto il registro internazionale dei danni causati dall’invasione russa dell’Ucraina, stabilito al summit del Consiglio d’Europa in Islanda.
I presidenti di Cina e Ucraina si sono parlati per la prima volta al telefono dall’inizio della guerra. La telefonata è durata un’ora, al momento si sa solo che la Cina invierà un rappresentante a Kiev per i negoziati.
83 missili e 17 droni kamikaze lanciati su due terzi delle regioni del Paese, con almeno 14 morti e 97 feriti, infrastrutture strategiche distrutte, blackout di massa, incendi ed esplosioni e il terrore che dopo mesi torna nel cuore di Kiev.
In un colloquio telefonico durato più di due ore, il presidente russo Putin, che il 9 in occasione della parata per la vittoria sul nazismo potrebbe dichiarare formalmente guerra all’Ucraina, ha detto all’omologo francese Macron che Kiev non è seria nei negoziati, ma ha ribadito che la Russia resta aperta al dialogo. Il capo dell’Eliseo disponibile a lavorare per una soluzione negoziata che consenta la pace e il pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Le forze armate russe sono “pronte ad attacchi di rappresaglia con armi di precisione a lungo raggio se la Russia verrà attaccata con armi occidentali”. E’ l’avvertimento lanciato dal ministero della Difesa russo, Boris Nikolaevič El’cin. In particolare, Mosca ha parlato di eventuale risposta proporzionata contro i centri decisionali ucraini a Kiev dove si trovano i consiglieri occidentali.
Martedì pomeriggio i leader di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia sono arrivati in Ucraina per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky in rappresentanza del Consiglio Europeo. La delegazione è composta dal primo ministro ceco Petr Fiala, dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, dal vice primo ministro polacco Jarosław Kaczyński (che è anche il capo del partito di governo e la figura politica più influente della Polonia) e dal primo ministro sloveno Janez Janša.
Gli attacchi della Russia si spostano anche nell’ovest del Paese, a pochi chilometri dalla Polonia, dove colpiscono una base di addestramento NATO a Yavoriv. Un giornalista statunitense è stato freddato dopo un posto di blocco a Irpin, vicino a Kiev. A Mariupol, Kiev, Charkiv e altre città del nordest continuano i bombardamenti, anche se l’unica zona davvero conquistata è Cherson e i dintorni, nel sud.
Sul piano militare, gli analisti si dividono in due scuole di pensiero: i critici (convinti che la Russia abbia sbagliato su tutta la linea) e i realisti (secondo cui Putin sta adottano deliberatamente la «tattica del boa»). Oleksiy Arestovich, consigliere del presidente ucraino, sostiene che Mosca non potrà reggere le sanzioni più di maggio, e che gli ucraini potranno resistere oppure ci sarà un accordo.
Sul piano diplomatico a Roma si sono incontrati Jack Sullivan, consigliere della sicurezza nazionale Usa e Yang Jiechi, alto diplomatico del Partito Comunista Cinese. Il contenuto del dialogo è praticamente segreto, si sa solo che gli Usa hanno ammonito la Cina che ci saranno conseguenze se Pechino fornirà la Russia di armi, ma sia la Cina che la Russia negano che ci siano state trattative in tal senso.
Zelensky oggi, in un momento “realista” ha dichiarato che probabilmente l’Ucraina deve rinunciare alla NATO.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite condanna l’invasione con 141 Paesi che hanno votato a favore, cinque contrari (Russia, Bielorussia, Cuba, Corea del Nord, Siria ed Eritrea) e 35 astenuti. A Kiev si parla di oltre 2mila vittime civili. A Kharkiv è stata colpita anche l’Università. Mosca annuncia anche la conquista di Kherson.
Biden chiude lo spazio aereo alla Russia. Dall’inizio dell’offensiva, le forze russe hanno ucciso oltre 2.870 soldati e “nazionalisti” ucraini, feriti circa 3.700. Lavrov: “La Terza guerra mondiale sarebbe nucleare”
Russia e Ucraina sono al quarto giorno di guerra. A Kiev i registrano pesanti bombardamenti nella periferia della capitale ucraina. Dopo una mattinata di scontri, le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Kharkiv cacciando le truppe russe. Lo riporta il governatore ucraino della città. Italia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Belgio e Germania, chiudono lo spazio aereo ai voli russi. L’Italia invia oggi aerei e uomini in Romania, per rafforzare il fianco Est della Nato. Il cancelliere tedesco Scholz: “Al fianco degli ucraini siamo dalla parte giusta della storia. Ma sono ancora aperto a discutere con la Russia”. Ci sarebbero già 368mila rifugiati dall’Ucraina.
La sovranità e l’integrità di ogni Paese vanno rispettate, e questo vale anche per l’Ucraina”. queste le parole del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, molto chiare che hanno segnato un deciso cambio di direzione sull’asse Pechino-Mosca. Così dal totale allineamento dei giorni scorsi, con la Cina che aveva definito legittima l’azione militare russa, ora il messaggio rivolto al Cremlino dagli uomini di Xi Jinping è volto a frenare l’escalation e a riportare tutti sulla strada della diplomazia. La Russia si dice pronta a negoziati con l’Ucraina, a Minsk. L’Ucraina ha replicato di essere a sua volta pronta, ma non a Minsk, in Bielorussia, Paese da cui sono partite le truppe russe che stanno assediando Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiamato quello bielorusso Aljaksandr Lukašėnka e in questi momenti c’è una trattativa sul luogo dell’incontro.
Roman Protasevich, un attivista sospettato di coinvolgimento in attività terroristiche da parte delle autorità bielorusse e il cui canale su Telegram “Nexta”, è stato arrestato. Il suo volo Ryan Air da Atene a Vilnius, è stato dirottato ed è stato costretto ad atterrare a Minsk da un Mig-29, a causa di un “allarme bomba”, rivelatosi poi un falso. Il ministero degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha convocato l’incaricato d’affari bielorusso e ha chiesto il rilascio immediato di tutti i passeggeri e dell’equipaggio trattenuto all’aeroporto di Minsk.
L’UE sta valutando sanzioni contro la Bielorussia e la chiusura dello spazio aereo bielorusso, da alcune compagnie aeree già attuato.
Ma questa pratica non è nuova anche da parte di altre nazioni: la Turchia costrinse all’atterraggio ad Ankara un aereo passeggeri siriano sospettato di trasportare armi. Allo stesso modo l’Ucraina fece atterrare a Kiev un Boeing bielorusso con a bordo l’esponente anti-Maidan Armen Martirosyan, con la minaccia di caccia militari fatti decollare per dirottare il volo e costringerlo all’atterraggio. Accadde anche al volo presidenziale che trasportava l’allora presidente boliviano Evo Morales. Il suo volo fu costretto ad atterrare in Austria dopo che Francia e Portogallo avevano negato l’autorizzazione a passare nel loro spazio aereo. Ci furono forti pressioni degli Stati Uniti perché sospettavano che a bordo volasse insieme a Morales il whistleblower statunitense Edward Snowden.
Riesplode la crisi che oppone Kiev a Mosca e ai ribelli filorussi nell’est del Paese.
Il Parlamento di Kiev ha approvato l’introduzione della legge marziale nelle regioni di confine, nelle stesse ore in cui la tv di Stato russa mostrava le immagini dei soldati ucraini catturati quando Mosca ha sequestrato tre navi del Paese nello stretto di Kerch.
La decisione arriva dopo che le forze russe hanno catturato le navi ucraine domenica che avevano superato i limiti di competenza, facendo temere a Kiev un’invasione di terra.
E’ la prima volta che le forze ucraine entrano in aperto conflitto con i russi. Lo scontro tra i due Paesi finora è stato indiretto, con la Russia a sostenere le ragioni dei ribelli del Donbass contro le ragioni di Kiev.
La richiesta del presidente ucraino Petro Poroshenko ha suscitato allarme tra le opposizioni, le quali temono che egli “possa utilizzare l’incidente per ritardare l’elezione presidenziale prevista per marzo”.
Ecco che si l'”incidente” potrebbe essere spiegato come una provocazione ucraina. Ancora una volta la politica interna rischia di creare crisi internazionali.
Ne parliamo dal 2013: la Seconda Guerra Fredda è già nata e si porta dietro tutti i rischi della Prima, ovvero quella di far scoppiare la Terza Guerra Mondiale.
Giudicate voi:
“Sia chiaro: la Turchia è membro della NATO e nostro alleato”, ha detto Obama a Parigi a margine del vertice sul clima. Le prove (schiaccianti) portate da Mosca che Erdogan e famiglia trafficano il petrolio di DAESH? “Totalmente assurde”, ha risposto Steve Warren, portavoce del Pentagono.
Ha deciso di posizionare batterie di Patriot al confine tra Turchia e Siria, come voleva Erdogan (e non aveva finora ottenuto).
Cameron ha ottenuto dal suo parlamento il via a “bombardare le basi ISIS” in Siria e lo fa’ senza coordinarsi con i russi. In pratica, un atto di ostilità.
La UE ha deciso – a porte chiuse, senza consultare i parlamenti per volontà di Angela Merkel – di prolungare le sanzioni contro Mosca. Una cosa è evidente: è la NATO a determinare totalmente la politica estera della UE, commenta anche Deutsche Wirtschaft Nachrichten.
Berlino s’impegna per la prima volta a mandare i suoi Tornado a bombardare la Siria – ormai chiaramente una operazione occidentale per ostacolare la vittoria russa contro l’ISIS.
La debolezza con cui gli europei si prestano a queste provocazioni anti-Putin è dimostrata dal fatto che da quando Mosca ha posizionato gli S-400 per contrastare gli aerei turchi, la francese Charles De Gaulle ha smesso di bombardare l’ISIS. Per giorni la Charles De Gaulle è stata introvabile. Poi si è scoperto che aveva lasciato il Mediterraneo orientale per rifugiarsi dietro i Patrios Usa in Turchia. Erdogan, che vuole trovare ogni giorno più membri della NATO coinvolti nella sua sporca guerra, ha subito consentito ai caccia francesi di andare a “bombardare l’ISIS” (leggi: intralciare i russi) dalla base turca di Incirlik.
Insomma tutto l’Occidente, in perfetta malafede, è schierato a dar ragione ad Erdogan e a sostenere di fatto DAESH che cede sotto i colpi russi.
Il numero delle provocazioni che emergono in questi giorni è troppo, per non vedere una volontà precisa. Emerge che quando gli F-16 turchi abbatterono il Sukhoi, erano appoggiati da F-16 americani come deterrente per una rappresaglia russa. “Se è vero, significa che Obama non ha alcuno scrupolo a cominciare un conflitto diretto con Mosca”, ha commentato Michael Jabara Carley, docente di politica internazionale alll’Università di Montreal.
L’ultima e forse la più inquietante provocazione: due sommergibili turchi (Dolunay e Burakreis) scortati dall’incrociatore americano USS Carney che porta missili balistici Aegis, stanno tallonando la nave da guerra Moskva, armata di missili S-300, al largo di Cipro, in acque internazionali.
La cosa è allarmante perché può essere il preludio alla ritorsione da Mosca più temuta fin dai tempi degli Zar: che la Turchia chiuda alla navigazione russa il Bosforo e i Dardanelli. Non c’è dubbio che il regime turco ci pensi, ne sia tentato. Il ministro Davutoglu ha minacciato: “Anche la Russia ha da molto da perdere” da controsanzioni.
Se Erdogan chiudesse gli stretti, commetterebbe un atto di criminalità internazionale con pochi precedenti, una violazione della libertà di navigazione sancita dalla Convenzione di Montreux del 1936.
(tratto da “J’accuse (e Je suggére). Considerazioni di un Presidente Qualunque”, settembre 2015)
Situazione etnica: il nord-ovest è filo-occidentale, la popolazione in maggioranza è ucraina, di religione ortodossa o cattolica fedele al patriarcato di Kiev, economicamente legata a Polonia ed Europa. Il sud-est (Crimea, Donbass e regioni limitrofe) è filo-russo, la popolazione in maggioranza è Russa o russofona, di religione ortodossa fedele al patriarcato di Mosca, legata economicamente a doppio filo alla Russia. [vedi mappa etnica Ucraina a fine articolo, alle percentuali vanno aggiunti gli ucraini russofoni che sono sostanzialmente filo-russi, che portano alla seconda mappa, quella delle percentuali raggiunte dai rispettivi presidenti, vedi mappa poltica Ucraina a fine articolo]. Situazione sul campo:
La Crimea è stata annessa alla Russia il 18 marzo 2014, ma l’Onu non ha riconosciuto l’annessione. Le due repubbliche di Donetsk e Lugansk sono state proclamate nel 2014 e hanno appena introdotto il rublo russo come unica moneta per tutte le operazioni finanziarie, senza il riconoscimento dell’Onu. Le due repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno introdotto il rublo russo come unica moneta per tutte le operazioni finanziarie.
I deputati del governo ultra-nazionalistico di Kiev hanno approvato in prima lettura una riforma costituzionale che conferisce una maggiore autonomia ai territori orientali russofoni in mano ai ribelli.
Regge, per ora, l’accordo tra le autorità ucraine e i separatisti del Donbass (repubblica di Donetsk, Repubblica di Lugansk e regioni limitrofe) per far un cessate il fuoco. Posizioni ufficiali: l’amministrazione Obama sta valutando se fornire all’esercito di Kiev armi ed equipaggiamenti difensivi. Il segretario di Stato John Kerry e il capo di Stato maggiore congiunto Martin Dempsey starebbero valutando l’ipotesi di armare i soldati ucraini contro i ribelli filo russi. Anche la Nato pronta ad allinearsi e inviare soldati e rinforzare la propria presenza in tutta l’Europa dell’Est.
Dal canto suo il presidente russo Vladimir Putin chiede a tutte le parti coinvolte nel conflitto nel sud est ucraino di mettere fine urgentemente alle azioni militari e a qualsiasi altra manifestazione di violenza.
Angela Merkel invece è tornata a chiedere l’immediato cessate il fuoco nelle regioni orientali e separatiste ucraine. Il cancelliere inoltre avverte che la Germania non sosterrà Kiev inviando armi all’esercito regolare perché il conflitto non può essere risolto militarmente. Accuse:
sia le forze ucraine che i ribelli sono accusati di utilizzo di armi chimiche (bombe al fosforo). Amnesty International ha accusato la pratica della tortura in Ucraina orientale.
La Russia manda regolarmente aiuti umanitari alle repubbliche filo-russe, ma anche armi equipaggiamenti bellici.
Gli Usa hanno già mandato uomini e armi in via non ufficiale.
L’Unione Europea ha accordato un prestito da 1,8 miliardi di euro all’Ucraina.
Precipitoso allargamento della NATO a Georgia e Ucraina e quindi a ridosso dei confini russi del cosiddetto “Near Abroad”. La Nato ha già annunciato la più grande esercitazione militare nella storia dalla caduta del muro di Berlino, la “Trident Juncture 2015”, che si svolgerà nel Mar Nero, non lontano dall’Ucraina.
La Nato sta rinforzando la sua presenza in Europa dell’Est sia permanentemente sia come con esercitazioni (oltre quella sul Mar Rosso, c’è stata quella sul Mar Baltico) in modo eccessivo.
Infine, la guerra civile in Ucraina ha fatto tornare d’attualità le frizioni interne tra Tallinn, Riga e Vilnius e Narva, città al confine Estonia-Russia, gemellata proprio con Donetsk, capoluogo del. A differenza dell’Ucraina, l’Estonia è membro della NATO e Vladimir Putin ha dichiarato che “solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato”. Commento: è evidente la volontà Usa di far entrare l’Ucraina nell’orbita politica della NATO (il Paese è in lista d’attesa per entrare nel Membership Action Plan (meccanismo di pre-adesione alla NATO) anche a costo di uno scontro militare e quella dell’Europa di farla entrare nella UE con la diplomazia.
La Russia ha sempre protetto le minoranze russe oltreconfine (in tutte le Repubbliche ex sovietiche e anche altrove) dichiarando questi territori unilateralmente indipendenti e facendoli occupare da forze militari filorusse (sono molti gli esempi). Effettivamente, in Crimea e nel Donbass, i filorussi sono la maggioranza (un po’ più dubbia la situazione nelle restanti regioni dell’Est Ucraina).
Quindi i due principi che si scontrano sono: l’autodeterminazione dei popoli e l’integrità nazionale. Noi non abbiamo dubbi nello schierarci per il primo principio. Per questo le repubbliche filorusse dovrebbero ottenere la secessione dall’Ucraina e l’annessione alla Russia con un referendum (referendum che sono già stati fatti e vinti).
Secondariamente, noi siamo contrari a nazionalismi esasperati, che portano soltanto a incrinare i rapporti tra le Nazioni. Il governo ucraino e il governo ungherese (che sta costruendo un muro di contenimento mentre l’UE ha deciso di accettare i rifugiati) rappresentano bene la deriva a cui portano posizioni ultra-nazionalistiche. Previsioni:
l’annessione del Donbass è dietro l’angolo, la guerra però non si fermerà per la volontà testarda della NATO di riappropriarsi dell’Ucraina. La Terza Guerra Mondiale però non è in discussione, almeno non per l’Ucraina: lo scontro globale è sconveniente per tutti. SI mostreranno i muscoli: intensificazioni delle esercitazioni NATO, nuove basi nei Paesi Nato a ridosso della Russia, rinforzo dell’arsenale atomico russo. Una questione simile all’Ucraina, ma molto meno strategica è la Georgia, anch’essa interessata all’integrazione della NATO, ma con il territorio nord-ovest a maggioranza russa (Abcazia) dichirato indipendente (in pratica nnesso alal Russia). Suggerimenti: Il migliore: 1) Creare un governo di unità nazionale, equilibrato politicamente per costituzione (equilibrio filo-ucraino e filorusso nelle istituzioni), eventualmente anche senza Crimea, ed eventualmente con la Transnistria (una striscia filorussa in territorio moldavo). In alternativa: 2) Secessione dell’Ucraina in due parti, l’Est annesso alla Russia, l’Ovest alla NATO e nell’Ue nei tempi previsti per soddisfare i requisiti. Eventualmente dovrebbe essere annessa anche la Transnistria. Distribuzione etnica UcrainaDistribuzione politica Ucraina
Alta tensione in Ucraina, dopo che i deputati ucraini hanno approvato in prima lettura – con 265 voti a favore sui 226 richiesti e 87 contrari – una riforma costituzionale che conferisce una maggiore autonomia ai territori orientali russofoni in mano ai ribelli.
Durante gli scontri tra manifestanti nazionalisti e Forze dell’Ordine davanti al Parlamento un membro della Guardia Civile è rimasto ucciso. I feriti sarebbero 141.
Ne abbiamo già parlato molte volte, ma i media di massa preferiscono parlare dell’ISIS e del caldo. Sì, il global worming è importante, anche perché presto verrà scaldato da una Guerra che da Fredda si sta scaldando giorno dopo giorno.
Ieri, 20 luglio, sono cominciate le esercitazioni congiunte della Nato in corso in Ucraina, nella regione di Leopoli: si tratta delle manovre militari multinazionali Saber Guardian (Rapid Trident-2015) che si protrarranno fino al 31 luglio e a cui partecipano duemila militari da Usa, Gran Bretagna, Polonia, Romania, Lettonia, Georgia e altri 12 Paesi.
Il sostegno concesso dalla Nato al revanscismo fomentato dal “partito della guerra” di Kiev rischia di compromettere la ricerca di una soluzione negoziata alla crisi ucraina, sostiene una nota diffusa ieri dal ministero degli Esteri della Russia. Vero è che non è la prima esercitazione di questo tipo in questa zona, ma anche vero che l’impiego di forze non ha eguali nel passato, e questo è un brutto segnale, visto i rapporti compromessi con la Russia.
Ma la Rapid Trident non è altro che una versione leggera della Trident Juncture 2015 (TJ15), che dal 28 settembre al 6 novembre vedrà impegnate soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di oltre 30 paesi alleati e partner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra, più le industrie militari di 15 paesi per valutare di quali altre armi ha bisogno l’Alleanza (il “tidente” è il riferimento a Stati Uniti, Unione Europea e Unione Africana). La Trident Juncture 2015, presentata in funzione anti-ISIS, comprende 22 dei 28 Paesi dell’Unione Europea. Su questo sfondo, come si può discutere di Unione europea ignorando l’influenza della Nato e, quindi, degli Stati uniti che ne detengono il comando? come si può pensare che nella vicenda greca non svolgano un ruolo rilevante gli Usa tramite la Nato, di cui la Grecia è parte strategicamente importante?
Come si possono separare le questioni economiche da quelle politiche e militari, nel momento in cui, sulla scia della strategia Usa, l’Europa viene trasformata in prima linea di una nuova guerra fredda contro la Russia e in ponte di lancio di nuove operazioni militari in Africa, Medioriente e oltre, fino nella regione Asia/Pacifico?
Fatevi queste domande e d’un tratto tutti vi sembrerà più piccolo e inutile, Tsipras, il referendum, Renzi, la Merkel.
Alle urne le regioni di Donetsch e Lugansk, le repubbliche dichiaratesi indipendenti nell’Est dell’Ucraina. Uno scrutinio appoggiato da Mosca, ma denunciato come illegale dall’Occidente e da Kiev, che lo considera in contrasto con l’accordo per il cessate il fuoco firmato il 5 settembre a Minsk.
La statua di Lenin distruttaIn Ucraina è stata abbattuta la più grande statua di Lenin.
Manifestazione dei nazionalisti a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina con 1,5 milioni di abitanti: buttato giù il simbolo della rivoluzione d’ottobre, la più grande statua di Lenin ancora in piedi nel Paese.
Non regge la tregua ai confini orientali. A Donetsk, dove ieri i ribelli filorussi hanno tentato per l’ennesima volta di conquistare l’aeroporto locale, ancora in mano a Kiev, le forze ucraine hanno risposto con colpi d’artiglieria contro la città roccaforte dei ribelli. Ma poco lontano, 200 km circa a nordest, si è combattuta un’altra guerra, simbolica: quella contro i monumenti russi e sovietici, in un tardivo sussulto nazionalistico in odio a Mosca.
Il Parlamento della Crimea, con 78 voti a favore su 81, ha dichiarato l’indipendenza dall’Ucraina. Kiev ha dichiarato “illegittima” la decisione.
Intanto è ricomparso in Russia Viktor Ianukovich rivendicando di essere ancora “il legittimo presidente dell’Ucraina e il capo delle Forze Armate” e si è detto certo che i soldati “non obbediranno a ordini criminali.
La Nato ha dato il via esercitazioni militari in Polonia, a cui parteciperanno anche caccia statunitensi come gesto di sostegno da parte di Washington agli alleati dopo l’intervento della Russia in Ucraina.
Anche l’Europa si muove: il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha minacciato nuove sanzioni già da questa settimana contro la Russia.
Gli Stati Uniti sono ancora in attesa di una risposta russa alle questioni concrete che il ministro americano ha sottoposto al suo omologo russo.
Approvato l’impeachment del presidente, il Parlamento ucraino rimuove Viktor Yanukovich. Kiev è in mano agli attivisti, liberata Julija Tymošenko, ex primo nimistro, che in piazza Maidan dichiara: “La dittatura è finita”.
Sta bene Olesya Zhukovska, l’infermiera ferita diventata simbolo della Rivoluzione Arancione che vuole l’Europa contro il regime filorusso, e ha confessato di fare parte di Praviy Sektor (Settore Destro), gruppo filonazista e antisemita.
Come spesso succede, l’Europa prende un simbolo perché gli fa comodo, trascurando che lo spirito che lo muove è in realtà antirusso e con forti connotazioni nazionaliste.
Il Parlamento ha approvato elezioni anticipate per il 25 maggio.
Strage a KievLe violenze in Ucraina tra europeisti e governativi a Kiev hanno provocato almeno 26 morti e oltre 240 feriti, tra cui 79 poliziotti e cinque giornalisti. Tra le vittime, 19 le persone sono state colpite da colpi d’arma da fuoco. Lo sostiene Alla Areshkovich, a capo del dipartimento di Sanità dell’amministrazione comunale di Kiev.
Il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha annunciato una tregua per fermare il bagno di sangue.
La strage ha definitivamente destato l’attenzione del mondo sulla situazione assurda in cui si trova l’Ucraina, stretta tra le speranze di un Eldorado europeo dei cittadini (e un definitivo affrancamento dalla “Madre Russia”) e il “protezionismo economico” russo (rafforzato dalla questione dei gasdotti russi che passano attraverso l’Ucraina per rifornire l’Europa), da cui in realtà il governo dipende.
Disordini a KievAncora dure rivolte a Kiev dove gli agenti hanno sfondato le barricate e hanno cominciato a sgomberare il campo dei manifestanti insediato a centro della città.
Tre morti in queste ore. L’Unione Europea chiede di fermare le violenze e gli Usa minacciano sanzioni. Mentre la Russia punta il dito contro la Ue.
Il presidente ucraino Viktor Yanukovych ha convocato l’opposizione per una tregua.
Le proteste sono contro la politica di Yanukovych, cha da oggi ha fatto entrare in vigore le leggi anti-sommossa approvate la settimana scorsa in maniera frettolosa la settimana scorsa.
Naturalmente alla base c’è il conflitto (anche civile) tra chi propende per una politica filoeuropea di integrazione dell’Ucraina nella Ue (parte del popolo e dell’opposizione), e chi invece protende per una politica filorussa nell’ambito del ferrovecchio della CSI (il governo e un’altra parte del popolo).
Ucraina: scontri tra polizia e manifestanti a favore dell’ingresso nell’Ue. A Kiev gli attivisti del partito ucraino nazionalista di opposizione Svoboda (Libertà) hanno occupato il municipio di Kiev, come ha reso noto il loro leader Oleg Tiagnibok, in piazza Maidan, cuore della protesta a favore dell’Unione europea. Alcuni manifestanti sono rimasti feriti negli scontri con la polizia vicino al palazzo presidenziale ucraino. Feriti un centinaio di agenti, secondo fonti della polizia.
Thailandia: assedio al governo, cinque morti. Guerriglia a Bangkok. Doveva essere il “Giorno della vittoria finale” per i manifestanti anti-governativi a Bangkok. Ma dopo una notte di guerriglia la premier Yingluck Shinawatra portata in un luogo segreto, una tv pubblica occupata dai rivoltosi e la popolazione della capitale invitata a rimanere a casa nella notte, la situazione è però ben lontana dall’essere “sotto controllo”, nonostante le dichiarazioni in tal senso del governo.
Egitto: ancora proteste in piazza Tahrir al Cairo, dove le forze dell’ordine hanno sparato per disperdere i manifestanti dei Fratelli Musulmani che protestavano dopo l’uccisione di uno studente avvenuta giorni fa.