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Battaglia sul suolo russo, l’Ucraina nega il coninvolgimento


Mosca schiera l’antiterrorismo, Kiev parla di “partigiani russi” in azione contro Putin.

Intanto diventerà operativo ad agosto il registro internazionale dei danni causati dall’invasione russa dell’Ucraina, stabilito al summit del Consiglio d’Europa in Islanda.

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Xi Jinping e Putin si spartiscono l’Asia centrale


Durante il recente incontro dedicato principalmente alla vicenda ucraina e alla relazione bilaterale tra la Federazione russa e la Repubblica Popolare Cinese, non è mancata l’occasione per un comunicato che per i Paesi dell’Asia centrale suona come un monito. Infatti è stato scritto che Mosca e Pechino si impegnano a incrementare i loro sforzi coordinati per supportate le repubbliche regionali asiatiche nella difesa della loro sovranità e che vi è la volontà di non accettare tentativi di forze esterne di destabilizzare la regione. E’ importante notare che Putin e Xi Jinping hanno tratteggiato la loro strategia per la regione senza che i leader locali fossero presenti. Inoltre, questo “isolamento forzato”, nel medio periodo, andrebbe a tutto svantaggio dello sviluppo regionale.

Da notare un’altra notizia emersa durante la due giorni russa: proprio mentre Xi Jinping si trovava a Mosca, la Cina ha invitato ufficialmente le cinque repubbliche centro asiatiche (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan) a prendere parte al primo summit congiunto in presenza che si terrà nel mese di maggio a Pechino, come se volesse battere sul tempo la concorrenza e prendere accordi esclusivi.

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Mandato di arresto internazionale per Putin


La Corte Penale dell’Aja ha emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin. Il presidente russo è accusato di crimini di guerra, in particolare per la deportazione illegale e l’adozione forzata di 16mila bambini nelle zone occupate. Immediata la replica del Cremlino: “Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale”.

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Putin annuncia l’uscita dal New Start


Vladimir Putin ha annunciato che la forza di deterrenza nucleare della Russia è dotata al 90% di armi avanzate e che Mosca sospenderà la propria partecipazione al New Start (STrategic Arms Reduction Treaty), cioè il trattato di riduzione nucleare.

Secondo recenti stime della Federation of American Scientists, Mosca detiene l’arsenale nucleare più vasto del mondo, con 5.977 testate.

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La Russia schiera i missili ipersonici Tsirkon nel Mediterraneo


La Russia schiera i missili ipersonici Tsirkon nel Mediterraneo e alza la tensione con l’Europa. Vladimir Putin ha spiegato che le testate saranno montate sulla fregata russa Ammiraglio Gorshkov, partita oggi per una missione nell’Atlantico, nell’Oceano Indiano e nel Mediterraneo, non hanno pari al mondo e si è detto fiducioso che tali armi aiuteranno a proteggere la Russia da possibili minacce e ad assicurare gli interessi nazionali del Paese.

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Putin prepara l’offensiva?


Il presidente russo Putin ha trascorso l’intera giornata di venerdì al quartier generale della cosiddetta “Operazione militare speciale”. La visita segue gli allarmi delle autorità militari ucraine, secondo cui Mosca starebbe preparando una nuova offensiva, dopo la serie di sconfitte subite nei mesi scorsi, che hanno costretto le sue forze a ritirarsi da molte aree, in particolare dalla città di Kherson. Il generale Valerij Zaluzhnyi, sostiene che il Cremlino potrebbe attaccare all’inizio del nuovo anno, grazie ai 200 mila soldati mandati al fronte dopo la mobilitazione parziale decisa da Putin.

Intanto domani Putin ha in programma una visita a Minsk, dove incontrerà il suo fedele alleato, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

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Nato: Putin si prepara a test nucleare vicino al fronte


Secondo la Nato la Russia starebbe preparando le sue forze armate per compiere un test nucleare. I media britannici citano i movimenti di un treno militare russo della divisione responsabile delle munizioni nucleari, del loro stoccaggio e manutenzione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto in cui dichiara formalmente “impossibile” la prospettiva di eventuali colloqui con il leader del Cremlino Vladimir Putin. La firma ha ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre che afferma l’impossibilità di condurre negoziati con il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, e la necessità di rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina. Nel frattempo il presidente bielorusso Lukashenko, alleato del Cremlino, ha accusato l’Ucraina di provocazioni al confine attuale con 15 mila soldati.

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La Cina non appoggia la guerra contro l’Ucraina


Al vertice di Samarcanda, la Cina di Xi Jinping ha ribadito la propria amicizia costruttiva alla Russia, anche con la prospettiva di divenirne egemone, ma ribadendo la propria contrarietà all’invio di armi per la guerra in Ucraina. Infatti Putin si è dovuto rivolgere a Corea del Nord per razzi e proiettili e all’Iran per i droni. La Cina infatti non può permettersi di rischiare di perdere i mercati occidentali finendo sotto sanzioni.  Xi Jinping, ha fatto tappa a Nursultan, la capitale kazaka, dove ha assicurato a Tokayev il sostengo della Cina alla difesa dell’indipendenza, pronunciandosi contro ogni ingerenza esterna negli affari del vostro Paese, che ovviamente possono essere solo russi.

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Accordi tra Russia e Corea del Nord contro Usa e Nato


Vladimir Putin invia una lettera a Kim Jong-un: il suo obiettivo. è quello di rafforzare le relazioni con la Corea del Nord. Lo ha affermato lo stesso Vladimir Putin nella lettera, parlando di accordi costruttivi, globali e bilaterali tra le due nazioni. La risposta del collega asiatico non si è fatta attendere, con tanto di attacco ai nemici comuni di Corea del Nord e Russia e ricordo dell’alleanza tra i due Paesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Putin a Macron e Scholz: “Pronti al dialogo con Kiev”. E intanto testa uno Tsirkon, mentre Usa producono Stinger


Sul terreno di guerra l’esercito ucraino in difficoltà, la popolazione è allo stremo, ma Zelensky prova ancora una volta a spingere il tasto dell’orgoglio nazionale: “Non, concederemo mai il Donbass. Quella è terra ucraina. Non esiste un’alternativa alla nostra bandiera”.

Gli Stati Uniti invieranno nuove armi: il Pentagono assegna un contratto da 624 milioni di dollari per la produzione di Stinger. Mosca annuncia un nuovo test del missile ipersonico Tsirkon. Mosca ha annunciato di aver effettuato un nuovo test del missile ipersonico Tsirkon.

Putin però sarebbe pronto al dialogo con l’Ucraina, lo ha fatto sapere oggi a Macron e Scholz.

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Incontro Macron-Putin: “Cessate il fuoco”. “Kiev non è seria”


In un colloquio telefonico durato più di due ore, il presidente russo Putin, che il 9 in occasione della parata per la vittoria sul nazismo potrebbe dichiarare formalmente guerra all’Ucraina, ha detto all’omologo francese Macron che Kiev non è seria nei negoziati, ma ha ribadito che la Russia resta aperta al dialogo. Il capo dell’Eliseo disponibile a lavorare per una soluzione negoziata che consenta la pace e il pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.

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La Russia chiede solo la neutralità e negoziati successivi per il Donbass


Oggi si svolgono i negoziati tra Russia e Ucraina a Istanbul per il quarto round di colloqui di pace. Le concessioni da parte della Russia arrivano in un momento in cui l’offensiva di terra, lanciata un mese fa, è in una fase di stallo grazie alla resistenza dell’Ucraina. Dalla bozza resta fuori uno dei punti più critici per l’Ucraina ovvero la rivendicazione delle regioni separatiste filorusse del Donbass e di Donetsk (che dovrebbe rimanere per un successivo colloquio tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin). Inoltre la Russia non chiede più che l’Ucraina venga “denazificata” ed è pronta a lasciare che Kiev aderisca all’Ue a patto che rimanga militarmente neutrale.

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Putin: solo rubli per i pagamenti del gas


L’Europa dovrà paga il gas russo in rubli, invece che in euro. E’ la richiesta del presidente russo Vladimir Putin, che quindi rifiuterà pagamenti in euro e dollari. Il leader russo ha infatti annunciato che la Russia non accetterà più le valute dei Paesi ostili, emanando una direttiva che obbliga il colosso russo del gas Gazprom a convertire in rubli i contratti di fornitura con i Paesi che hanno attivato sanzioni contro Mosca.

La conversione dei contratti del gas in rubli decisa dal Governo russo è pensata per ridare forza alla moneta russa crollata a seguito dell’invasione in Ucraina e delle sanzioni imposte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti al paese. Dopo l’annuncio di Putin il rublo ha effettivamente recuperato valore alla Borsa di Mosca.

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Relazioni Usa-Russia a rischio


Relazioni Usa-Russia in un momento delicato. Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore americano John Sullivan e gli ha consegnato una nota di protesta contro i commenti “inaccettabili” di Joe Biden sul presidente russo Vladimir Putin, definito “criminale di guerra” e “dittatore assassino”. 

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Assange e Bernstein: stretti tra due Imperi


Se da una parte c’è il grande spettro dello zarismo di Vladimir Putin, dall’altro – qui nel libero Occidente – abbiamo una giustizia che incarcera giornalisti liberi. Come Julian Assange, cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks, e Mark Bernstein, uno degli autori della versione russa di Wikipedia l’enciclopedia libera online.

La Corte suprema britannica non ha ammesso il ricorso di Assange contro la sua estradizione negli Stati Uniti. A questo punto la strada verso la libertà per Assange si fa strettissima, e le speranze di evitare l’estradizione sono oramai ridotte al minimo. La vicenda è tutta nelle mani del ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, che dovrebbe prendere la decisione deifinitva.

Una sorte simile è toccata a Bernstein, arrestato dalla Direzione generale contro il crimine organizzato e la corruzione del ministero dell’Interno della Bielorussia. Una notizia che riporta all’ordine del giorno gli arresti nei confronti degli attivisti contro Putin e contro la guerra che si sta svolgendo tra Russia e Ucraina. In seguito all’arresto, l’account di Bernstein è stato bloccato a tempo indeterminato.

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Esplosione in centro a Donetsk


Un’esplosione si è verificata nel centro della città di Donetsk, vicino al palazzo del governo dei separatisti filo-russi. Non ci sarebbe alcuna vittima. Il presidente russo Putin ha denunciato un deterioramento della situazione nel Donbass, invitando alla costruzione di rifugi per gli sfollati che stanno lasciando l’area, con lunghe code di auto.

Il conflitto per l’Ucraina è già iniziato, è parte del negoziato. La Russia e l’Ucraina stanno mettendo in atto un’operazione in cui non esiste cesura fra guerra, politica e diplomazia.

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La Russia ritira alcune truppe


Il Cremlino conferma che alcune truppe hanno finito le esercitazioni e torneranno alla base, accusando gli Usa di «un’isteria esibizionista e senza senso» per la decisione di evacuare i diplomatici da Kiev. Putin si prende gioco delle date annunciate dell’invasione e il ministro degli Esteri Sergej Viktorovič Lavrov precisa: il ritiro delle truppe russe era pianificato e non dipende dall’isteria occidentale.

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Ucraina: Putin a Macron: “La Nato è tutt’altro che pacifica”


Il presidente francese, Emmanuel Macron, a Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky, ha affermato di aver ottenuto ieri sera nel colloquio con Vladimir Putin l’assicurazione di essere disposto a fare di tutto per trovare compromessi ed evitare un’escalation militare nel conflitto alla frontiera con l’Ucraina. Il capo del Cremlino, ha aggiunto che la Nato “è tutt’altro che un’organizzazione pacifica”. I colloqui tra i due leader sono durati oltre cinque ore.

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Russia risponde agli Usa: stop alla NATO nell’Est Europa


Dopo un mese di silenzio sulla crisi dell’Ucraina, Vladimir Putin ha fatto sapere che le proprie posizioni non sono cambiate. In una conferenza stampa insieme al Viktor Orbàn, Putin ha accusato la Nato e gli Usa di aver ignorato le preoccupazioni russe sulla sicurezza e ha ribadito la richiesta che la Nato cessi l’espansione verso est, e che l’Europa torni allo status quo del 1997, prima cioè che Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrassero nell’Alleanza.

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Summit Biden-Putin, prove di dialogo


Si è concluso dopo circa 4 ore il summit tra i presidenti statunistense e russo. Il vertice è definito costruttivo, ma restano le divergenze. Biden: “La mia agenda non è contro la Russia, è per gli americani’. Putin: “Biden è diverso da Trump ed è uno statista esperto”. Tra i temi discussi: il rientro degli ambasciatori, i trattati sulle armi, la cybersecurity, l’Ucraina e lo scambio di detenuti.

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Proteste antiputin: più di tremila arresti


Ieri in tutta la Russia si sono tenute grandi manifestazioni di protesta contro il governo di Vladimir Putin e l’arresto del dissidente Alexei Navalny, avvenuto al ritorno dalla Germania dove nei mesi scorsi era stato curato per un avvelenamento ordinato secondo lui dai servizi di sicurezza russi. Le manifestazioni – no autorizzate – sono avvenute in più di 100 città e a fine della giornata sono stati arrestati 3.324 manifestanti.

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Nagorno-Karabakh: tra Armenia e Azerbaigian vince la Russia


Armenia e Azerbaigian hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh. Ad appoggiare l’accordo il presidente russo Vladimir Putin. Una “intesa dolorosa”, dichiara il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, ma dettata dalla volontà di porre fine ai combattimenti. Poco dopo l’annuncio una folla inferocita invade la sede del Governo e il Parlamento a Erevan vandalizzando gli uffici. Qualche ora dopo, la polizia ha poi ripreso il controllo della situazione.

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Cosa sta succedendo in Bielorussia


Alle elezioni del 9 agosto 2020 Aleksandr Lukashenko è stato riconfermato presidente della Bielorussia con l’80,23% dei voti. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa statale. La sua sfidante, Svetlana Tikhanovskaya, si sarebbe fermata al 9,9%. I sostenitori della 37enne Tikhanovskaya hanno denunciato fin da subito brogli elettorali.
Lukashenko, al potere da ben 26 anni (dal 1994) corre per il suo sesto mandato. A sfidarlo dovevano essere, Serghei Tikhanovsky, l’imprenditore Viktor Babariko e il diplomatico Valery Tsepkalo. Ma i primi due sono in carcere, il terzo è fuggito in Russia dopo che gli è stata negata l’autorizzazione a candidarsi.
Tre donne hanno preso il loro posto. Svetlana era la candidata ufficiale. La moglie di Tsepkalo, Veronika, l’ha accompagnata ai comizi insieme a Maria Kolesnikova, manager della campagna elettorale di Babariko. eBatka (padre), come Lukashenko ama farsi chiamare nel Paese, ha lasciato che Svetlana scendesse in campo per dare una parvenza di legalità alle elezioni, ma Svetlana ha finito per essere un avversaria più temibile del previsto.
Svetlana Tikhanovskaya non ha un vero programma elettorale, il suo scopo è detronizzare Lukashenko per liberare i prigionieri politici, quindi il marito, e indire nuove elezioni. Nel Paese i sondaggi sono vietati, e uno dei pochi metodi è osservare internet. A luglio, Tihanovskaya aveva superato Lukashenko in termini di like e condivisioni su YouTube: 8.427.853 contro i 6.726.760 del presidente uscente. Secondo uno studio dell’opposizione, Lukashenko era addirittura dato al 3%.
I bielorussi sono scesi in strada, con la consapevolezza del rischio di finire in galera. Come Maria Moroz, braccio destro di Tihanovskaya, che è stata fermata e rinchiusa.
Lukashenko, infine, ha perso l’appoggio di Vladimir Putin, che al momento dichiara che si tratta di affari interni e che nessuno dovrà intervenire dall’esterno.

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Pop-politics: capire la politica attuale divertendosi


Un pamphlet acido, beffardo e scanzonato, scritto a quattro mani da Lukha B. Kremo e Pee Gee Daniel, che vuole restituire lo scenario politico attuale, nazionale e internazionale, tentando di coglierne l’essenza e le contraddizioni dei suoi principali protagonisti con lo strumento della dissacrazione. La prefazione è di Lietta Manganelli.

In cartaceo e digitale, l’opera è disponibile in cartaceo e digitale su www.kipple.it e nelle librerie online.

Pee Gee Daniel e Lukha B. Kremo sono gli autori di questo esperimento dove l’ironia e il sarcasmo divengono oggetti taglienti con cui sezionare e dissacrare il nostro mondo contemporaneo, dove i residui di un tempo che si vorrebbe morto e sepolto continuano a fiorire generando mostri.
Grillo, Renzi, Salvini, Putin, Trump, Kim Jong-un e molti altri: nessuno di loro sfugge alla penna caustica e derisoria dei due autori, che attraverso uno stile sperimentale e affastellato dissezionano, grazie al bisturi della più tagliente ironia, il potere e i suoi più recenti detentori.

Estratto

Gli uomini veri sono quelli che se la prendono con chi gli è pari, gli eroi con chi gli sia superiore, la merda umana se la prende coi poveracci, svantaggiati rispetto a essa sul piano sociale, reddituale, sessuale, legislativo e così via.
L’è poi codesta la quintessenza del fascista.
A livello politico, nel momento in cui uno Stato comincia a perseguire i più deboli, anziché soccorrerli, allora tecnicamente nasce un regime fascista.
Il fascismo è, socialmente parlando, sopraffazione tramite vigliaccheria istituzionalizzata. È la rivincita sociopolitica della mezza tacca, del niente di che, dello sfigatello, del subumano, che finalmente, se ha il beato chiccherone di nascere, crescere e pascere dentro quel particolare milieu, entro quel pur poco durevole periodo storico, si vedrà nobilitato da una qualche patacca infilzata sul petto, da un fez o da un copricapo con protuberanze cornee calzato sulla testaccia sua idrocefalica, da un paro de stivaloni a tutto polpaccio tirati a cera o anfibi con la suola a carrarmato o ancora delle Hogan Interactive da 300 cucuzze al paio (lì va a mode), arricchito di una tessera di partito e di un’iscrizione alle parate domenicali o sabatine, potrà farsene bello, primeggiare a suo agio, montare in boria – non men che il facchino di Pascal – appropriarsi di quel posto nel mondo che natura e giustizia di regola il negherebbono, tenendo a vile e soperchiando e male trattando coloro che, la gran parte delle volte ben più meritevoli, più dabbene, più dotati e presentabili di cotestui, si trovino loro malgrado collocati, a opera dell’ingrata temperie storica corrente (vuoi per questioni di etnia, sproloquiata: razza, vuoi per ragioni culturali, anagrafiche, economiche) in uno stato di subalternità rispetto al sovrano citrullo.
Allo scemoide, ominicchio o ciapa-ciapa aderente della prima ora al partito unico o di stragrande maggioranza, sarà pertanto pubblicamente consentito di dar calci ai cani in cui la s’imbatta giùe per la strada, sparacchiare a o percuotere li negri mangiabanane che faccino la questua all’egresso dei supermarket presso cui si rifornisce, proibire a’ bimbini loro (de li negri, de’ maruga, de’ zingheri, de’ stirpi loro tutte quante malnate) di desinare spalla a spalla con i compagnucci de scola – e che la ci pensino Allah e Macometto appaiati a li filii sua e a li loro stomachini, puttanaèva! – trasformare i luoghi di culto altrui in posteggi e parcheggiarci le macchine con ancora i fedeli lì dentro, senza manco avvisarli, levar loro il pane di bocca, sdentata e fetente, il tetto da sopra le loro capocce pulciose, la machena, che se ne vadino a piotte ovvero sulle mani fino alla raccolta dei pomidori o sopra le lor traballanti impalcature, se davvero tanto gli garba! Levargli pur’anche la cadrega da sott’il culo, così, senza alcuna ragione apparente, giusto per dar loro sempre più handicap, porli in uno stato di difficoltà crescente, farli sentire alla stregua del vermiciattolo che repta rasoterra. Tutto a favore dell’ambecillone, dell’uomo dominante, der fascio che in quella gara impari potrà sempre più accrescere un’autostima che ha il peso di una bava di vento, mentre spinge il proditorio piede di contro la giugulare del sottomesso, in un paradossale quanto labile ribaltamento sossopra delle regole del giuoco, laddove è lo scarto antropologico a sopraffare chi gli sia migliore, non viceversa.
Ecco compendiato il fascismo. Termine che può essere inteso in du’ modi, che qui di seguito tenteremo di discriminare sommariamente.

Gli autori

Pee Gee Daniel è nato a Torino nel 1976. È stato poliziotto, impiegato, camionista, bibliotecario, direttore di sale-scommesse. Ha pubblicato i romanzi Gigi il bastardo (& le sue 5 morti), Il politico, Lo scommettitore, Ingrid e Riccione, Il lungo sentiero dai mattoni dorati, Freakshow, Un’infilata di onesti accidenti, Il messia di Orogrande, Ego e libido, Yellow Kid, Pistolero e i saggi Il riso e il comico, Breve compendio sopra gli umani caratteri e Il manuale dei baffi. Ha partecipato all’antologia La prima Frontiera (Kipple Officina Libraria).

Lukha B. Kremo è autore di romanzi e racconti non solo di fantascienza. Vincitore del Premio Urania 2016 con Pulphagus® – Fango dei cieli, del Premio Cassiopea, del Premio Vegetti, del Premio Robot e di quattro Premi Italia. Ha pubblicato molti racconti e i romanzi Il Grande Tritacarne, Storie di Scintilla, Gli occhi dell’anti-Dio, Trans-Human Express, la Trilogia degli Inframondi e Korchin e l’odio. Ha partecipato all’antologia La prima Frontiera (Kipple Officina Libraria) e ha pubblicato diversi cd di musica elettronica con lo pseudonimo di Krell, organizzando il progetto Sonora Commedia.

Lietta Manganelli, figlia di Giorgio Manganelli, da anni porta avanti un lavoro incessante per la diffusione e la valorizzazione dei lavori del padre. Ha pubblicato Album fotografico di Giorgio Manganelli. Racconto biografico, e ha curato Intervista a Dio, di Manganelli, pubblicato, tra gli altri, da Kipple Officina Libraria.

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La fine del trattato antinucleare Inf è una sceneggiata anti-Cina


Dopo che Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti hanno sospeso l’accordo Inf per le armi nucleari a medio raggio, oggi anche Putin si è sfilato dall’accordo, sostenendo che la Russia non abbia mai violato l’accordo e che non schiererà missili a corto e medio raggio a meno che gli Stati Uniti non lo facciano prima.

In realtà la decisione statunitense è dovuta al fatto che la Cina, non avendo mai firmato l’accordo, da tempo sviluppa missili nucleari proibiti da quel trattato: secondo gli Stati Uniti, quindi, sta acquisendo un vantaggio strategico e militare troppo grande.

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Russia testa nuovo missile supersonico


Il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato che è stato compiuto con successo il test del nuovo missile ipersonico, da lui definito una «nuova arma strategica» nell’arsenale della Russia, parlando di un evento «importante» per le forze armate russe.

Sarebbe in grado di superare facilmente la velocità del suono e di battere i sistemi di difesa anti-aerei.

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Putin: c’è rischio di una guerra nucleare


“C’è una tendenza a sottovalutare la minaccia di una guerra nucleare, una tendenza che esiste e sta anche crescendo”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, nella conferenza stampa di fine anno, sottolineando anche i rischi dell’uscita degli Stati Uniti dal trattato Inf sui missili nucleari intermedi.

Il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) è stato siglato a Washington nel1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv per porre fine alla vicenda degli euromissili, i missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo.

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Trump fa vedere di essere arrabbiato con Putin, e la Merkel ha problemi all’aereo


Trump cancellla l’incontro con Putin, per la prima volta da quando ha cominciato la sua corsa alla Casa Bianca sembra raffreddare i suoi rapporti con il presidente russo. Potrebbe comunque trattarsi solo di una mossa tattica, dettata magari dagli ultimi problemi giudiziari e di politica interna. Trump non è nuovo a questi cambi repentini di idea, che sembrano per il momento avergli dato dei vantaggi.

Nel frattempo l’aereo di Angela Merkel ha un’avaria alquanto insolita: tutti i sistemi di comunicazione saltano e la cancelliera è costretta a prendere un aereo nel pomeriggio, rinunciando a parte del seguito, riuscendo a non rinunciare ai bilaterali del G20 di Buenos Aires in Argentina. Non ci sono ipotesi di sabotaggio, al momente, ma ci si chiede chi abbia interesse a far saltare l’incontro con Putin.

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Trump e Putin si fanno i pompini a vicenda


“È bello essere qui con te”, ha esordito il presidente Usa al vertice di Helsinki, stringendo la mano a quello russo. Donald Trump, seduto sul bordo della sedia, ha fatto alcune brevi dichiarazioni assieme a Vladimir Putin prima del colloquio vis à vis durato 2 ore. Subito lo scambio di cortesie: il capo della Casa Bianca si è anzitutto complimentato per l’organizzazione del mondiale, mentre Putin da parte sua replicava: “Un piacere incontrarti”. Trump aggiunge: “Credo che finiremo per avere un rapporto straordinario”. E “il dialogo costruttivo tra la Russia e gli Usa può offrire la possibilità di aprire nuove strade per la pace”.  “Di solito i nostri colloqui in contesti internazionali erano stati molto più brevi. Ho la sensazione che io e Trump iniziamo a capirci molto meglio adesso”.

Naturalmente non si è deciso niente.

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In Siria un attacco in più del solito


Trump dà il via libera, partito lʼattacco contro la Siria: una pioggia di missili si è abbattuta contro Damasco e altri obiettivi sensibili. Blitz militare condotto assieme in accordo con Emmanuel Macron (Francia) e Theresa May (Gran Bretagna). Usati sia missili Tomahawk che jet militari. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha definito l’attacco “un atto di aggressione” contro un Paese che sta combattendo il terrorismo sul suo territorio. Per Putin, inoltre, l’intervento senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu è una violazione del diritto internazionale.

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Siria, Trump avverte la Russia: “Preparatevi, arriveranno i missili”.


Donald Trump avverte la Russia: i missili arriveranno. Lo fa con un tweet in cui avverte Mosca di prepararsi. “La Russia giura di abbattere tutti i missili sparati sulla Siria. Preparati Russia perché arriveranno, belli e nuovi e intelligenti!

Trump risponde a varie dichiarazioni di esponenti di alto rango russi, che hanno messo in guardia gli Usa affermando che Mosca risponderà a un eventuale attacco americano. Tra essi l’ambasciatore russo in Libano, Alexander Zasypkin, che ha affermato i missili statunitensi verrebbero intercettati e abbattuti, e i loro siti di lancio sarebbero a loro volta colpiti. Zasypkin ha parlato alla tv libanese al-Manar, dichiarazioni poi riprese dai media russi tra cui Ria.

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*** Putin? Non so, è che siamo allergici al gas nervino…


NAZIONE OSCVRA CAOTICA
GOVERNO OSCVRO
QVESITO XXXV

giorno 0 germinale 137

  • Siete favorevoli al governo di Vladimir Putin in Russia?

Il Governo Oscuro ha votato così:

Commento: il Governo Oscuro ha respinto il governo di Vladimir Putin per mancata maggioranza.
Il quarto mandato di Valdimir Putin ha quasi convinto il Governo Oscuro all’appoggio per paura di ritorsioni, in quanto molti votanti (in modo ironico, ma nemmeno tanto) sono convinti che l’opposizione a Putin comporti il rischio di essere avvelenato con gas nervini o altri veleni, (e le cronache degli ultimi giorni danno manforte a tali timori). Nonostante ciò la lucidità ha prevalso e il Governo si è astenuto, evitando quindi l’appoggio al Nuovo Zar di tutte le Russia.

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Lo zar Putin continua a regnare su tutte le Russie


Vladimir Putin è stato rieletto con oltre il 76,67% dei voti alla presidenza della Russia per altri sei anni, fino al 2024, quando compierà 24 anni di mandato. Soltanto due leader hanno regnato di più: la zarina Caterina II e Joseph Stalin.

Dopo Xi Jinping, la quarta elezione di Putin conferma la tendenza a preferire leader di lungo regno o addirittura vitalizio: ciò è un inquietante segnale che l’addomesticamento delle masse è tornato a livelli pre-democratici.

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La prossima settimana scoppia la guerra mondiale?


Dopo il bombardamento notturno deciso da Donald Trump per mezzo di 59 missili Tomahawk verso la base aerea siriana da cui era partito l’attacco chimico nella provincia di Idlib, lo scacchiere mondiale è nuovamente in fermento.
L’attacco, appoggiato dall’Europa e osannato da parte dell’opinione pubblica occidentale è avvenuto prima che si sia aperta una vera inchiesta internazionale.
Trump ha affermato che fosse nel vitale interesse della sicurezza degli Stati Uniti.
Putin sostiene che non ci siano prove che il governo siriano abbia usato armi chimiche nella provincia di Idlib, ma che ci siano prove che il diritto internazionale è stato violato dagli Stati Uniti.
Buthayna Shaaban, consigliere politico del presidente siriano Bashar al Assad, promette che la Siria e i suoi alleati risponderanno in maniera appropriata.
Infine, la Corea del Nord ha dichiarato che l’attacco degli Stati Uniti contro la Siria è un atto di aggressione intollerabile che prova più di un milione di volte quanto sia giusto che la Corea del nord continui il proprio programma nucleare.
Gli stessi analisti indicano come l’attacco alla Siria sia un segnale non solo per l’ISIS, Assad e Putin, ma anche e soprattutto per Kim Jong-un.
Questo per rimarcare il pessimo comportamento di Trump non solo in politca interna, ma anche in politica internazionale, anche se rimaniamo convinti che Assad sia il vero responsabile dell’attacco chimico. Inoltre, pare che in queste ultime ore trapelano voci che Putin cominci a essere insofferente con il suo alleato.
Ma il problema più grave sembra al momento essere l’Oriente: l’esercito degli Stati Uniti ha deciso di spostare le navi del Carl Vinson Strike Group, di cui fanno parte una portaerei con 60 aerei, una nave usata per lanciare missili e due in grado di intercettarli e 5000 soldati vicino alla Corea del Nord, minacciando l’uso della forza se Pyongyang dovesse effettuare nuovi test.
Il regime dittatoriale di Pyongyang non ha più dubbi che gli Usa e la Corea del sud stiano preparando un’invasione (e, a dire il vero, gli Usa non negano, anzi ci sono prove che l’invasione sia stata almeno progettata.)
La Corea del Nord ha già sviluppato e dispiegato almeno 7 testate nucleari, le ha installate sui suoi Scud ER, sui missili a raggio intermedio a combustibile solido. Ha completato i lavori nel terzo tunnel del sito di Punggye ad una profondità di 550 metri. Si teme che il sesto test nucleare abbia una resa esplosiva fino a 14 volte maggiore di quella avvenuta lo scorso settembre. Gli Stati Uniti mantengono permanentemente nella regione uno sniffer WC-135, per eseguire il campionamento dell’aria e rilevare possibili test.
L’incontro tra il Presidente Trump e il presidente cinese Xi Jinping ha fruttato un accordo per mettere pressione sul governo di Pyongyang e cercare di farlo desistere dalla sua politica di corsa agli armamenti atomici. Resta il fatto che la Corea del Nord non è un alleato subalterno della Cina (come la Siria per la Russia), e che potrebbe non seguire i consigli di Pechino.
Per finire in bellezza, il 15 aprile è il 105esimo anniversario dalla nascita del “presidente eterno” Kim Il-sung, nonno del leader Kim Jong-un. Un evento che verrà presumibilmente festeggiato con una maestosa parata militare presso il Mirim Airport di Pyongyang, in un meno provocatorio sfoggio di muscoli.

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Il Jet russo abbattuto dalla Turchia non aveva violato lo spazio aereo


Il Su-24 russo abbattuto dagli F-16 turchi non ha violato lo spazio aereo turco: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “Abbiamo visto una traccia elettronica che mostra la rotta dell’aereo”, ha spiegato Peskov, che “prova chiaramente che non c’è stata nessuna incursione nello spazio aereo turco, né voluta né non voluta”. Il portavoce di Putin ha definito la reazione turca all’abbattimento dell’aereo russo un “teatro dell’Assurdo”.
“Il presidente turco – ha detto Peskov – ha fatto una dichiarazione in cui ha detto che se un jet turco verrà abbattuto in Siria sarà considerato un atto di aggressione. Allora come definire quello che è avvenuto con l’aereo russo? E’ una sorta di teatro dell’Assurdo”.
“Vorremmo che non fosse successo, ma è successo” ha detto Erdogan, “spero che una cosa del genere non accada più”. Il predidente turco ha poi aggiunto di considerare un possibile incontro con Putin a margine della Conferenza Onu sul clima di Parigi come un’occasione per superare le tensioni.

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Caccia russo abbattuto dai turchi


Un aereo militare russo impegnato nei bombardamenti in Siria è stato abbattuto dagli F-16 di Ankara dopo che dalla Siria aveva sconfinato nello spazio aereo turco.
In serata inoltre il ministero della Difesa russo ha annunciato che un suo elicottero Mi-8 impegnato nella ricerca dei due piloti del jet è stato distrutto in territorio siriano.
Se per il momento la Terza Guerra Mondiale era nell’aria, ora ha anche la sua causa occasionale.

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Raid russo in Siria, a gli Usa non va giù


Gli Stati Uniti accusano la Russia di compiere raid in Siria non per colpire l’Is ma gruppi ribelli che combattono Assad, tra i quali anche agenti dei servizi segreti Usa, la Cia.
Il presidente russo Vladimir Putin, confermando l’avvio di contatti con le istituzioni militari americane per coordinare le azioni in Siria, ha condannato duramente le notizie di vittime tra i civili causate dai primi raid russi Teheran approva l’intervento russo e invia forze di terra per offensiva dal Nord contro gli oppositori del regime siriano. La Turchia non vuole permettere che il terrore si radichi vicino ai suoi confini, nè di essere messa di fronte a una situazione di fatto compiuto. Il popolo siriano non deve essere lasciato a scegliere tra un regime che lo massacra (quello di Assad) e le organizzazioni terroristiche (lo Stato Islamico).

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Lo Stato Islamico e l’Iraq


(tratto da “J’accuse (e Je suggére). Considerazioni di un Presidente Qualunque”, settembre 2015)

Situazione etnico/religiosa:
L’ISIS (o ISIL, Stato Islamico del Sud e del Levante), recentemente ridenominato semplicemente IS (Stati Islamico) è un califfato autoproclamato unilateralmente da Abu Bakr al Baghdadi (che ha preso il nome di Califfo Ibrahim), nei territori del nord Iraq. L’IS è uno stato islamico sunnita fondamentalista e jihadista. L’obiettivo finale è il jihad globale, la guerra santa dell’Islam contro tutti gli infedeli del mondo. Con un “sogno”: conquistare Roma, il simbolo della cristianità. Il califfo ha chiesto esplicitamente ai musulmani di ribellarsi ai governi nazionali (dal Nord Africa alle Filippine) in favore dell’annessione allo Stato Islamico.
Ha lo stesso progetto e lo stesso modo per perseguirlo di Al Qaeda con la fondamentale differenza del controllo sul territorio. Al Qaeda non ha mai avuto il controllo su un preciso territorio. L’Afghanistan ha rappresentato una base negli anni del regime talebano, ma Osama Bin Laden non ha mai avuto un ruolo politico durante la dittatura taliban a Kabul. Attualmente Al Qaeda ha le sue basi nelle zone tribali del Pakistan, nello Yemen orientale e in zone tribali del Sudan, ma senza veri ruoli politici statali. Le truppe dell’Isis invece sono formate da combattenti “regolari”.
Osama Bin Laden voleva un Califfato, lo immaginava come il punto di approdo di un percorso, ma per la sua nascita attendeva il momento propizio affinché ci fosse la giusta unità nel mondo islamico. Abu Bakr al Baghdadi si è invece autoproclamato Califfo dopo aver preso il controllo di alcune zone tra Siria e Iraq.
Il risultato è gli attentati e le stragi di gruppi anche molti diversi (ma accomunati dal fondamentalismo e dal jihadismo) che operano in Nord Africa sono rivendicati dall’IS. Questi gruppi sono di etnia anche molto diverse, e quasi tutti sono sunniti (con l’eccezione del rebus dello Yemen, vedi scheda dello Yemen e Arabia Saudita). In particolare c’è Boko Haram, che opera nel nord della Nigeria, Al Shabaab (In Somalia, Uganda e nord Kenya), il gruppo AQIM (al-Qaeda in the Islamic Maghreb), che opera nell’area Sahariana e Sub Sahariana [vedi mappa fondamentalismo islamico in Africa, a fine articolo].
Il dialogo tra Al Qaeda e IS è comunque complesso oltreché segreto. Da circa un anno, Ayman al-Zawahiri, capo di Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden, sembra abbia rotto l’alleanza con l’IS per l’eccesso di cruenza della jihad, ma soprattutto per le divergenze e gli scontri tra i gruppi di Al Qaeda in Siria (a cominciare da quelli di Jabhat al Nusra) e i miliziani dell’IS. Mentre altri gruppi (come Boko Haram) hanno reso pubblica il loro appoggio all’IS.
Situazione sul campo:
Lo Stato Islamico ha come città-base Raqqa, nel nord dell’Iraq, e attualmente ha conquistato il controllo di gran parte del nord Iraq (a esclusione di una striscia di territori curdi), la Siria orientale e un avamposto dell’Iraq centrale, poco a nord di Baghdad.
In Siria l’IS ha stretto alleanze con alcuni gruppi di ribelli sunniti, allargando la propria influenza quasi fino alla Giordania, alla Turchia e al Mediterraneo (vedi mappa dei territori occupati dall’IS, a fine articolo).
Le condizioni di Abu Bakr al Baghdadi, sembrano piuttosto gravi dopo il ferimento causato da un bombardamento. Abdul Rahman Mustafa al-Qardashi, noto con il nome di Abu Alaa al Afri è stato indicato come il prossimo Califfo e, visto che proviene da Al Qaeda, e lo scenario potrebbe cambiare con una collaborazione più stretta con i miliziani qaedisti, soprattutto quelli siriani di Jabhat al Nusra.
Gli Usa l’estate scorsa hanno guidato una coalizione internazionale in Iraq e in Siria ma gli effetti dei raid e delle operazioni militari sul terreno minimi.
I curdi, invece, hanno mantenuto le loro posizioni nel nord est dell’Iraq, perdendo posizioni solo in parte dei loro territori iracheni; hanno perduto parte dei loro territori nel nord della Siria, mantenendo però la roccaforte di Kobane.
Nelle ultime settimane l’Iran ha accresciuto il suo potenziale nella regione e sta attuando un intervento effettivo di contrasto all’ IS, tanto in Siria, quanto in Iraq, dove però i progressi iraniani si scontrano con le scelte della politica americana. Gli USA non sono disposti a concedere all’Iran questo ruolo di primo piano nella lotta all’IS, la cui condotta si intreccia con la crisi in atto nello Yemen (vedi scheda dello Yemen e Arabia Saudita).
Posizioni ufficiali:
Nessun governo è disposto ad appoggiare l’IS in modo ufficiale, sebbene in alcuni Paesi (tra cui l’Arabia Saudita) prevalga un Islam salafita (In Arabia wahabita, che è un’evoluzione del salafismo), ovvero fondamentalista e ci siano reali sospetti di una convenienza dell’esistenza dello Stato Islamico.
Gli Stati Uniti e parte dell’Europa stanno percorrendo in Medio Oriente, in Nord Africa e nella penisola arabica una diplomazia del doppio binario: negoziare sul nucleare con l’Iran, maggiore sostenitore di Assad insieme alla Russia (vedi scheda dell’Iran), e rassicurare con consistenti forniture di armi l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo che da anni combattono contro Teheran una guerra “segreta” in Iraq, in Siria e da qualche tempo anche in Yemen.
La Russia è pronta ad appoggiare un forum di discussione che preveda la partecipazione di tutte le parti in conflitto. Una proposta inclusiva, che è all’opposto dell’approccio esclusivo portato avanti dagli USA in Iraq e dai loro alleati arabi che continuano a bombardare lo Yemen e accusano l’Iran di inviare armi ai ribelli in Yemen.
Il governo di Baghdad (che ormai ha solo il controllo del Sud del Paese e parte del centro) è appoggiato dagli Stati Uniti, dall’Iran e dalla Russia. Il governo siriano di Assad solo dalla Russia e dall’Iran.
Ai curdi la comunità internazionale riconosce solo i diritti civili, senza appoggiare alcun progetto politico (come quello del PKK) di autonomia o indipendenza dei propri territori (anche perché si dislocano in ben 4 Paesi, Iran, Iraq, Turchia e Siria).
Accuse:
I sunniti appoggiano i gruppi jihadisti in Siria come Jabat Nusra e lo stesso Isis che dovrebbe costituire uno stato sunnita a cavallo tra Siria e Iraq per poi essere sostituito, nei piani delle monarchie arabe e della Turchia, da elementi più presentabili sul piano internazionale.
In particolare Turchia e Arabia Saudita paventano la nascita di uno Stato sunnita che occupi le attuali posizioni dell’IS e faccia da “cuscinetto separatore” tra gli sciiti iraniani e quelli siriani.
Sono noti i rapporti che intercorrono tra l’Arabia Saudita e l’IS: i sauditi infatti finanziano il Califfato dall’inizio del conflitto in Siria, oltre che foraggiare altre cellule terroristiche wahabite in tutta l’area mediorientale. Ufficialmente però il governo saudita fa parte della coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti, di cui sono storici alleati.
Per via della guerra in Yemen (non ufficialmente appoggiata dall’Iran) e del recente accordo sul nucleare tra Usa e Iran (vedi schede dello Yemen e dell’Iran), gli Usa e la NATO stanno armando i Sauditi per tranquillizzarli e mantenere salda l’alleanza con loro. È facile quindi che gli equipaggiamenti bellici della NATO arrivino nelle mani dell’IS.
Il comando militare di Hezbollah (sciiti combattenti in Siria e Libano) e le Guardie della Rivoluzione Islamica iraniane, stanno addestrando in Iraq volontari sciiti per combattere l’avanzata dell’IS.
Commento:
L’IS si è sviluppata perché fa comodo a molti governi. Ai sunniti salafiti prima di tutto (Arabia Saudita), ma anche alla Turchia, e agli Usa. Ma usare un manipolo di fondamentalisti assassini per i propri scopi è la cosa più orribile che si possa fare. L’IS deve essere annientato come lo è stato il governo Talebano in Afghanistan. Siccome l’area è ancora più delicata, l’operazione deve essere fatta congiuntamente, da tutte le parti coinvolte.
Ma insieme al regime assassino dell’IS deve scomparire anche il doppiogiochismo di altri regimi: prima di tutti dall’Arabia dei Saud, che per allearsi con l’Occidente dovrebbe abbandonare l’ideologia fondamentalista wahabita.
L’eliminazione dell’ideologia fondamentalista è la base per la pace, ogni appoggio al fondamentalismo dovrebbe cessare soprattutto da chi professa lo stato laico. Se il fondamentalismo non ha più appoggi, ogni velleità svanisce e il delicato assetto del Medio Oriente potrà essere ricostituito sulla base dell’autodeterminazione dei popoli, dimenticando i confini disegnati suo tempo con il righello dai coloni francesi.
Previsioni:
Gli Stati Uniti troveranno un delicato accordo con Russia e Iran per una risoluzione Onu di intervento congiunto in Siria e nel nord dell’Iraq.
Il governo siriano di Bashar al-Assad dovrà quindi lasciare il posto a un governo di transizione, moderato, che accolga in parte le posizioni dei ribelli, senza perdere il proprio potere.
L’IS sarà sconfitto, ma sul terreno ci sarà una morte e una distruzione tale (anche politica e sociale) che la ricostruzione sarà molto dura. Le zone riprese all’IS si divideranno in zone di influenza (russa, usa e iraniana).
Suggerimenti:
Il migliore: 1) Creare uno Stato di unità nazionale in Siria e uno in Iraq (equilibrio sciiti e sunniti nelle istituzioni, come nell’attuale Libano).
Creare uno Stato indipendente curdo che comprenda i territori dove i curdi sono in maggioranza (parte di Siria, Iraq, Iran e Turchia).
Annettere alla Turchia i territori esterni a maggioranza turca.
In alternativa: 2) Creare uno Stato Islamico, un Paese cuscinetto tra Siria occidentale, Iran e Iraq del sud che comprenda le popolazioni a maggioranza sunnita.
Creare uno Stato indipendente curdo che comprenda i territori dove i curdi sono in maggioranza (parte di Siria, Iraq, Iran e Turchia).
Creare uno Stato sciita dell’Iraq del Sud (o annetterlo all’Iran come compensazione per la creazione dello Stato Islamico sunnita).
Annettere alla Turchia i territori esterni a maggioranza turca.

Mappa occupazione IS in Iraq e Siria
Mappa occupazione IS in Iraq e Siria
Gruppi fondamentalisti Islamici in Africa
Gruppi fondamentalisti Islamici in Africa

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La guerra civile in Ucraina


(tratto da “J’accuse (e Je suggére). Considerazioni di un Presidente Qualunque”, settembre 2015)

Situazione etnica:
il nord-ovest è filo-occidentale, la popolazione in maggioranza è ucraina, di religione ortodossa o cattolica fedele al patriarcato di Kiev, economicamente legata a Polonia ed Europa. Il sud-est (Crimea, Donbass e regioni limitrofe) è filo-russo, la popolazione in maggioranza è Russa o russofona, di religione ortodossa fedele al patriarcato di Mosca, legata economicamente a doppio filo alla Russia.
[vedi mappa etnica Ucraina a fine articolo, alle percentuali vanno aggiunti gli ucraini russofoni che sono sostanzialmente filo-russi, che portano alla seconda mappa, quella delle percentuali raggiunte dai rispettivi presidenti, vedi mappa poltica Ucraina a fine articolo].
Situazione sul campo:
La Crimea è stata annessa alla Russia il 18 marzo 2014, ma l’Onu non ha riconosciuto l’annessione. Le due repubbliche di Donetsk e Lugansk sono state proclamate nel 2014 e hanno appena introdotto il rublo russo come unica moneta per tutte le operazioni finanziarie, senza il riconoscimento dell’Onu. Le due repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno introdotto il rublo russo come unica moneta per tutte le operazioni finanziarie.
I deputati del governo ultra-nazionalistico di Kiev hanno approvato in prima lettura una riforma costituzionale che conferisce una maggiore autonomia ai territori orientali russofoni in mano ai ribelli.
Regge, per ora, l’accordo tra le autorità ucraine e i separatisti del Donbass (repubblica di Donetsk, Repubblica di Lugansk e regioni limitrofe) per far un cessate il fuoco.
Posizioni ufficiali:
l’amministrazione Obama sta valutando se fornire all’esercito di Kiev armi ed equipaggiamenti difensivi. Il segretario di Stato John Kerry e il capo di Stato maggiore congiunto Martin Dempsey starebbero valutando l’ipotesi di armare i soldati ucraini contro i ribelli filo russi. Anche la Nato pronta ad allinearsi e inviare soldati e rinforzare la propria presenza in tutta l’Europa dell’Est.
Dal canto suo il presidente russo Vladimir Putin chiede a tutte le parti coinvolte nel conflitto nel sud est ucraino di mettere fine urgentemente alle azioni militari e a qualsiasi altra manifestazione di violenza.
Angela Merkel invece è tornata a chiedere l’immediato cessate il fuoco nelle regioni orientali e separatiste ucraine. Il cancelliere inoltre avverte che la Germania non sosterrà Kiev inviando armi all’esercito regolare perché il conflitto non può essere risolto militarmente.
Accuse:
sia le forze ucraine che i ribelli sono accusati di utilizzo di armi chimiche (bombe al fosforo). Amnesty International ha accusato la pratica della tortura in Ucraina orientale.
La Russia manda regolarmente aiuti umanitari alle repubbliche filo-russe, ma anche armi equipaggiamenti bellici.
Gli Usa hanno già mandato uomini e armi in via non ufficiale.
L’Unione Europea ha accordato un prestito da 1,8 miliardi di euro all’Ucraina.
Precipitoso allargamento della NATO a Georgia e Ucraina e quindi a ridosso dei confini russi del cosiddetto “Near Abroad”.
La Nato ha già annunciato la più grande esercitazione militare nella storia dalla caduta del muro di Berlino, la “Trident Juncture 2015”, che si svolgerà nel Mar Nero, non lontano dall’Ucraina.
La Nato sta rinforzando la sua presenza in Europa dell’Est sia permanentemente sia come con esercitazioni (oltre quella sul Mar Rosso, c’è stata quella sul Mar Baltico) in modo eccessivo.
Infine, la guerra civile in Ucraina ha fatto tornare d’attualità le frizioni interne tra Tallinn, Riga e Vilnius e Narva, città al confine Estonia-Russia, gemellata proprio con Donetsk, capoluogo del. A differenza dell’Ucraina, l’Estonia è membro della NATO e Vladimir Putin ha dichiarato che “solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato”.
Commento:
è evidente la volontà Usa di far entrare l’Ucraina nell’orbita politica della NATO (il Paese è in lista d’attesa per entrare nel Membership Action Plan (meccanismo di pre-adesione alla NATO) anche a costo di uno scontro militare e quella dell’Europa di farla entrare nella UE con la diplomazia.
La Russia ha sempre protetto le minoranze russe oltreconfine (in tutte le Repubbliche ex sovietiche e anche altrove) dichiarando questi territori unilateralmente indipendenti e facendoli occupare da forze militari filorusse (sono molti gli esempi). Effettivamente, in Crimea e nel Donbass, i filorussi sono la maggioranza (un po’ più dubbia la situazione nelle restanti regioni dell’Est Ucraina).
Quindi i due principi che si scontrano sono: l’autodeterminazione dei popoli e l’integrità nazionale. Noi non abbiamo dubbi nello schierarci per il primo principio. Per questo le repubbliche filorusse dovrebbero ottenere la secessione dall’Ucraina e l’annessione alla Russia con un referendum (referendum che sono già stati fatti e vinti).
Secondariamente, noi siamo contrari a nazionalismi esasperati, che portano soltanto a incrinare i rapporti tra le Nazioni. Il governo ucraino e il governo ungherese (che sta costruendo un muro di contenimento mentre l’UE ha deciso di accettare i rifugiati) rappresentano bene la deriva a cui portano posizioni ultra-nazionalistiche.
Previsioni:
l’annessione del Donbass è dietro l’angolo, la guerra però non si fermerà per la volontà testarda della NATO di riappropriarsi dell’Ucraina. La Terza Guerra Mondiale però non è in discussione, almeno non per l’Ucraina: lo scontro globale è sconveniente per tutti. SI mostreranno i muscoli: intensificazioni delle esercitazioni NATO, nuove basi nei Paesi Nato a ridosso della Russia, rinforzo dell’arsenale atomico russo. Una questione simile all’Ucraina, ma molto meno strategica è la Georgia, anch’essa interessata all’integrazione della NATO, ma con il territorio nord-ovest a maggioranza russa (Abcazia) dichirato indipendente (in pratica nnesso alal Russia).
Suggerimenti:
Il migliore: 1) Creare un governo di unità nazionale, equilibrato politicamente per costituzione (equilibrio filo-ucraino e filorusso nelle istituzioni), eventualmente anche senza Crimea, ed eventualmente con la Transnistria (una striscia filorussa in territorio moldavo).
In alternativa: 2) Secessione dell’Ucraina in due parti, l’Est annesso alla Russia, l’Ovest alla NATO e nell’Ue nei tempi previsti per soddisfare i requisiti. Eventualmente dovrebbe essere annessa anche la Transnistria.

Distribuzione etnica Ucraina
Distribuzione etnica Ucraina
Distribuzione politica Ucraina
Distribuzione politica Ucraina

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La guerra civile in Siria


(tratto da “J’accuse (e Je suggére). Considerazioni di un Presidente Qualunque”, settembre 2015)

Situazione etnico/religiosa:
Il presidente al potere Bashar al-Assad appartiene alla minoranza degli alawiti che è una ramo degli sciiti (confessione islamica storicamente in conflitto con i sunniti). Per questo motivo è storicamente alleato con l’Iran, il paese a più larga maggioranza di Sciiti. L’Iran faceva parte dell’orbita politica Sovietica, ed è ancora oggi legata alla Russia. Di conseguenza anche la Siria (dall’altro campo, durante la Guerra fredda, la NATO era alleata con Iraq e Arabia Saudita).
In realtà in Siria la maggioranza è sunnita (vedi mappe etnica Siria e religiosa Siria a fine articolo), ma gli Sciiti occupano le zone di maggiore influenza tra Damasco e il Mediterraneo.
Gli Sciiti sono in maggioranza nell’Iraq meridionale (a sud di Baghdad), e nello Yemen nord-occidentale.
Situazione sul campo:
le proteste contro il governo di Bashar al-Assad sono cominciate al seguito delle “Primavere Arabe” nel marzo del 2011 e sono state represse con la violenza. La guerra civile (noi siamo stati tra i primi a parlare di Guerra Civile in Siria, nel 2012), tutt’oggi in corso, ha in parte contribuito a esasperare i sentimenti di odio e rancore tra sciiti e sunniti all’interno del Paese.
Nel maggio 2014 si è votato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla possibilità di avviare un’indagine per verificare se siano stati compiuti crimini di guerra in Siria. I governi di Russia e Cina hanno posto il veto, cioè hanno usato la possibilità che gli viene data dalla Carta dell’ONU di bloccare qualsiasi risoluzione. Dall’inizio della guerra in Siria è la quarta volta che Russia e Cina usano il loro potere di veto per bloccare una proposta di azione nella guerra in Siria.
La situazione si è ulteriormente aggravata e complicata con l’avanzata dell’IS (ex ISIS) nell’Est del Paese. [Vedi mappa Stato Islamico a fine articolo, che distingue tra posizione governative, ribelli, ISIS e postazioni curde e vedi scheda dello Stato Islamico e l’Iraq]
Mentre i curdi, sebbene sunniti, si sono opposti senza ambiguità ai miliziani dell’IS perché hanno conquistato i loro territori, i territori curdi occupano la parte settentrionale dell’Iraq, una striscia settentrionale della Siria (Kobane), quella meridionale della Turchia e una minima parte dell’Iran, praticando la pulizia etnica e religiosa, i ribelli del regime di Assad si sono divisi tra gruppi che combattono l’IS e gruppi alleati con loro perché sunniti.
Siria, Iran e Hezbollah sciiti del Libano hanno firmato una serie di accordi nella sfera economica e in quella della lotta al terrorismo. Assad ha dichiarato che l’Iran è il principale appoggio della Siria nella lotta al terrorismo.
La notizia degli ultimi giorni è che anche la Rusia ha deciso d’intervenire contro il terroristo dell’IS (ma anche contro i ribelli siriani).
Posizioni ufficiali:
gli Stati Uniti e l’Europa hanno condannato a più tempi le milizia governative di Assad e sono propense per un intervento armato.
Fin dall’inizio della guerra i governi di Russia e Cina, con intensità e impegni diversi, si sono schierati apertamente a favore del regime del presidente siriano Bashar al Assad.
Ufficialmente nessuno appoggia l’ISIS, ma questi continuano a conseguire vittorie perché bene armati (vedi nelle accuse).
Accuse:
L’esercito di Bashar al-Assad ha fatto uso di armi chimiche.
Russia e Iran ammettono la vendita di armi al regime di Assad e ai walabiti.
Molti sono accusati di armare l’IS, compresi gli Stati Uniti (indirettamente). Molto probabilmente sono i Sauditi ad armare direttamente i miliziani dell’IS: l’alimentazione di un islam salafita, wahabita (fondamentalista e jihadista) [vedi la scheda dell’Arabia Saudita] e la posizione strategica (tra gli sciiti siriani e quelli iracheni e iraniani) [vedi la scheda dell’Iraq] porta un indiretto ma decisivo supporto al califfatto dell’IS mai rivendicato dei sauditi, ma neppure smentito.
Anche la Turchia fa un doppio gioco: per anni ha discriminato la minoranza curda e ultimamente ha rafforzando la lotta al “terrorismo curdo” (tra virgolette perché fino all’anno scorso reggeva una tregua con i combattenti del PKK che aveva fatto superare questa parola), favorisce indirettamente l’IS. Inoltre pur essendo membro NATO non concede le basi per raid aerei.
Commento:
Le volontà di Stati Uniti ed Europa di sovvertire il governo di Assad sono evidenti come quello di tenerlo al suo posto da parte di Russia e Cina. Questo stallo ha portato ad alimentare la guerra civile siriana e a estendere l’ISIS soprattutto nei territori dell’est della Siria.
In Siria, anche se gli alawiti occupano le terre occidentali più popolose e redditizie, sono la minoranza, per l’autodeterminazione dei popoli non dovrebbero essere da soli al governo, ma dovrebbero tenere conto delle motivazioni dei ribelli. Noi ci schieriamo con i ribelli (curdi compresi) e contro il regime di Assad, ma la ricostituzione dello stato dovrà tutelare anche gli sciiti alawiti (tranquillizzando gli alleati russi e iraniani). I curdi dovrebbero ottenere una stato indipendente a partire da Kobane.
Previsioni:
a causa dell’IS, presto Russia e Cina rinunceranno al veto per un intervento internazionale multilaterale in Siria congiunto alla NATO, che però non sia mirato contro i governativi. Per far ciò si troverà un compromesso: Bashar al-Assad lascerà il posto a un alawita moderato, che accolga alcune istanze dei ribelli. In questo modo i ribelli saranno divisi tra chi accetta le condizioni del nuovo governo moderato e chi passa dalla parte dell’IS, i cui territori occupati verranno bombardati massicciamente.
Suggerimenti:
Il migliore: 1) Creare un governo di unità nazionale, equilibrato politicamente per costituzione (equilibrio alawiti e sunniti nelle istituzioni), rendere indipendente Kobane come stato curdo (eventualmente insieme ad altri piccoli stati curdi nei territori turchi, iracheni e iraniani a maggioranza curdi, in modo analogo alla Palestina).
In alternativa: 2) Secessione della Siria in due parti, nell’ovest governo alawita, nell’est annessione a uno stato sunnita moderato che prenda il posto dei territori a prevalenza sunnita (nord Iraq, est Siria) oggi occupati dell’IS.
JAC-syria-ethnic-map1

Mappa religiosa Siria
Mappa religiosa Siria
Mappa occupazioni Siria
Mappa occupazioni Siria

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Guerra Fredda reloaded II


Ne abbiamo parlato spesso, fin dal marzo del 2012, di questa storia di una seconda Guerra Fredda, e ancora almeno una decina di volte nel 2013 e 2014, ma i media di massa sembrano minimizzare. Il nostro titolo di Guerra Fredda Reloaded è del febbraio 2014, quando cioè era chiaro che la Guerra Fredda fosse completamente “riaccesa”, anche se in termini lievemente diversi.
Ma inutile aggiungere nostre parole che rischiano di rimanere inascoltate: facciamo parlare sputniknews, che ringraziamo e invitiamo a visitare:

“Nei suoi rapporti con gli USA, la Russia si riserva il diritto di reagire a tutti i passi non amichevoli nei confronti di Mosca, è detto nel documento del Ministero degli Esteri di Mosca dedicato ai risultati del 2014 e agli obiettivi del futuro di medio termine.
Costruendo l’interazione con la parte americana, non possiamo non prendere in considerazione le iniziative intarprese dall’amministrazione di Barack Obama per l’inasprimento delle relazioni bilaterali, il congelamento di fatto dei contatti nella maggioranza dei settori e il progressivo aumento delle pressioni sulla Russia a mezzo delle sanzioni che mirano a indebolire l’economia russa e creare le condizioni per il “vacillamento” della situazione politica interna. Ci riserviamo il diritto di reagire in maniera adeguata a tutti i passi non amichevoli nei nostri confronti”.
Il dicastero diplomatico della Russia ha rilevato che il superamento della spirale della contrapposizione e il ritorno alla stabilità delle relazioni bilaterali saranno possibili soltanto “nel caso della cessazione delle azioni ostili di Washington nei confronti della Russia e della pratica conferma della disponibilità della Casa bianca a sviluppare il dialogo sulla base dei principi dell’autentica parità e del rispetto reciproco degli interessi”.

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L’omicidio Nemtsov: facciamo un minimo di chiarezza


Clamoroso colpo di scena nell’inchiesta sull’omicidio dell’oppositore russo Boris Nemtsov. Ambienti vicini al Cremlino, e quindi al presidente Vladimir Putin, hanno manifestato gravi dubbi sulla confessione di Zaur Dadayev, l’ex ufficiale di polizia ceceno, considerato dagli inquirenti l’esecutore dell’omicidio dell’ex vicepremier russo.
Andrei Babushkin, membro del Consiglio per i diritti umani presso il Cremlino, che ha visitato in prigione Zaur Dadayev, ha addirittura avanzato il sospetto che la dichiarazione di colpevolezza sia stata ottenuta sotto tortura.
Ma allora chi è stato a uccidere Nemtosv?
Il governo di Putin? No, nessuno a Mosca, anche fra gli oppositori del regime di Putin, pensa che sia arrivato dal Cremlino l’ordine di uccidere venerdì notte Boris Nemtsov. Troppo esiguo il seguito di quest’ultimo, troppo lontani gli anni della sua grande popolarità, perché fosse necessaria un’esecuzione così clamorosa.
La tesi più accreditata invece dall’opposizione è che sia stato il clima di acceso nazionalismo e autoritarismo, di intolleranza delle voci critiche creato dalla propaganda pro-Putin, soprattutto dopo lo scoppio della guerra nel sud est dell’Ucraina, che avrebbe indotto qualche fanatico a “giustiziare” una voce dissidente, colpevole di intaccare l’unità sacra del paese attorno al suo leader.
Alcuni indicano addirittura in Igor Strelkov il mandante. Strelkov è il capo militare dei ribelli filorussi che Putin ha obbligato a tornare in patria, perché il suo oltranzismo, contrario a ogni accordo, rischiava di ostacolare il gioco complesso di fatti compiuti, ricatti e disponibilità alla diplomazia, del Cremlino.
Inevitabile comunque sottolineare ancora una volta “il fallimento della Russia sulla via delle democrazia e il suo avvitamento lungo il sentiero di un cupo autoritarismo.

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Aereo civile bombardato dai russi: è crisi internazionale


Un aereo civile (il volo MH17) proveniva da Amsterdam ed era diretto a Kuala Lumpur è stato colpito da un missile schiantandosi su una vasta radura vicin0 a Shaktiarsk, una quarantina di km a est di Donetsk e ad una cinquantina dal confine russo, dove sono in corso i combattimenti tra l’esercito e i ribelli filorussi.
L’aereo è stato colpito da il velivolo sarebbe stato stato abbattuto da un missile Buk terra-aria di fabbricazione russa. Il Buk ha una gittata massima di 30 km e una quota massima di tangenza di 14.000 metri, Russia e Ucraina si accusano a vicenda. L’Onu convoca il Consiglio di Sicurezza ed Eurocontrol chiude i cieli sull’est dell’Ucraina.
Si tratta di un Boeing 777 della Malaysia Airlines, con 298 passeggeri a bordo, è stato abbattuto da un missile ed è precipitato al confine tra Ucraina e Russia. A bordo c’erano 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio: nessuno di loro è sopravvissuto. Delle vittime 154 erano olandesi, 27 australiani, 23 malesi, 23 statunitensi, 11 indonesiani, 9 britannici, 4 tedeschi, 4 belgi, 4 francesi, 3 filippini ed un canadese. Del resto dei passeggeri è ancora sconosciuta la nazionalità. Le immagini che circolano sui media di tutto il mondo sono agghiaccianti: corpi dilaniati sparsi nel raggio di 4 km dal punto in cui l’aereo è precipitato, lamiere bruciate, fuoco e fumo ovunque.
Il presidente americano ha parlato della tragedia al telefono con Putin.

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Putin: “spero di [non] usare la forza”


Ancora morti e feritinel corso di scontri armati tra le forze di polizia ucraine e quelle dei filorussi scoppiati a Mariupol, nella regione ucraina orientale di Donetsk.
Putin: “Spero tanto di non dover usare il diritto, concessomi dal Parlamento, di impiegare la forza in Ucraina, e che la situazione possa essere risolta con mezzi politico-diplomatici”

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Ucraina, ancora alta tensione


In Ucraina c’è stato un colpo di Stato incostituzionale e il potere è stato preso militarmente, con le armi: queste le parole del presidente russo, Vladimir Putin.
Gli Stati Uniti rispondono dicendo che sono pronti a imporre sanzioni contro la Russia molto presto.
Il presidente russo ha ribadito che per il momento non c’è alcun bisogno di fare uso della forza in Crimea, ma quella militare resta comunque un’opzione.
Nel frattempo oggi è arrivato il segretario di Stato Usa John Kerry ha annunciato un pacchetto di aiuti economici e di tecnici quale forma concreta di supporto al nuovo governo ucraino nell’escalation di tensione con la Russia.
Presto anche la Neorepubblica di Torriglia si pronuncerà sulla questione, una volta che sarà presentata una risoluzione Onu oppure quando sarà ratificato bilateralmente il nuovo governo ucraino.

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Alta tensione tra Russia e Usa per l’Ucraina e la Crimea


Alta tensione tra Russia e America sulla questione Ucraina dopo l’annuncio di Putin di intervenire militarmente in Ucraina per difendere gli interessi della Crimea, regione a maggioranza etnica russa.
L’ambasciatore ucraino all’Onu Yuriy Sergeyev denuncia che quindicimila soldati russi sono già in Crimea.
In una telefonata di 90 minuti il presidente russo Vladimir Putin ha detto al presidente Usa Barack Obama che si riserva il diritto di proteggere gli interessi dei russi se ci fossero violenze in Crimea e nell’Ucraina dell’est, ovvero nei territori a maggioranza russa.
Obama ha detto a Putin che gli Stati Uniti condannano l’intervento militare russo nel territorio ucraino.
Se è sacrosanta la volontà di difendere le popolazioni di etnia russa e minoritarie in Ucraina, ciò dovrebbe avvenire in modo pacifico, attraverso l’impegno diretto del governo dell’Ucraina e l’invio di osservatori internazionali.
La soluzione sarebbe l’indipendenza della Crimea dell’Ucraina e l’autonomia delle regioni ucraina ad alta densità russa.
Noi abbiamo parlato di Guerra Fredda soltanto tre giorni fa, come sempre a proposito.
Infatti, i nostri sospetti sono che la Russia sventagli la questione Crimea e dell’Ucraina dell’est per non lasciarsi sfuggire il governo dell’Ucraina dalla propria orbita (la Csi) a vantaggio di quella dell’Ue.
Del resto gran parte del gas che la Gazprom russa vende all’Europa passa dall’Ucraina e questo sposta un sacco d’interessi economici e strategici.
Ecco perché la guerra è molto più vicina di quanto sembri. Basta vedere l’esempio siriano: la Russia non ha mai mollato l’osso, nemmeno davanti a migliaia di morti civili tra cui molti bambini, cioè non ha mai permesso l’intervento dell’Onu; crediamo sarà difficile che lo farà in Ucraina.
Questo ci restituisce l’idea che la Russia ha dell’Onu e degli osservatori internazionali: un giocattolo nelle mani della Nato. Non possiamo dire fino in fondo se la Russia ha ragione o no, ma è un dato di fatto, l’Onu non è considerato un organismo neutrale.